Lotta alla corruzione e trasparenza. Queste le parole chiave del Codice attuativo della riforma degli appalti, approvato dal Consiglio dei Ministri. La novità più rilevante concerne il criterio del massimo ribasso, che troverà applicazione solo in ipotesi marginali e ben definite. Com’è noto, con tale sistema la stazione appaltante individua l’aggiudicatario in base all’offerta che presenta il ribasso percentuale o il valore più basso rispetto all’insieme dei concorrenti. Le uniche offerte ammissibili in gara sono quelle che presentano un prezzo inferiore a quello posto a base di gara, individuando, quale soglia di riferimento per gli operatori economici, il prezzo base palese. Il bando non può prevedere, quindi, l’analisi di alcun documento che non sia la sola offerta economica. Detto impianto ha dato alla luce un meccanismo per cui il massimo ribasso è passato, nel corso degli anni, da sistema in grado di sostenere la più aperta competizione tra imprese sane a strumento per un facile accesso alle gare da parte della criminalità organizzata. In altri termini, il criterio del massimo ribasso ha favorito coloro i quali hanno rilevanti disponibilità finanziarie e non i soggetti con capacità imprenditoriali, privilegiando quindi le imprese con ampie risorse economiche, anche di incerta e discutibile provenienza. Il Codice attuativo della riforma degli appalti sostituisce il criterio del minor prezzo con quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Il primo criterio potrà trovare applicazione solo per i lavori di importo pari o inferiore a un milione di euro, nonché per i servizi e le forniture di importo inferiore alla soglia comunitaria, caratterizzati da elevata ripetitività. In fase di valutazione delle offerte, inoltre, potranno essere previsti criteri premiali per le imprese, riguardanti la valutazione dell’offerta in riferimento al maggior rating di legalità dell’offerente, nonché in relazione a beni, lavori e servizi che presentano un minore impatto sulla sicurezza e sull’ambiente.
Il nuovo sistema degli appalti interesserà anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione. Molti i compiti che la riforma affida all’Authority. Si va dall’obbligo di gestire tutte le banche dati del settore, alla definizione delle linee guida necessarie per dare attuazione al nuovo codice. L’Autorità presieduta da Raffaele Cantone diventa altresì organo di regolazione del settore. Ed ancora, l’Anac dovrà prevedere misure sanzionatorie amministrative nelle ipotesi di omessa o tardiva denuncia obbligatoria delle richieste estorsive e corruttive da parte delle imprese titolari di contratti pubblici, comprese le imprese subappaltatrici e le imprese fornitrici di materiali, opere e servizi.
Il Codice attuativo porta con sé anche più rigidi requisiti di accesso alle gare. In tal senso, la stazione appaltante potrà provare che l’impresa si è resa colpevole di gravi illeciti professionali o di rilevanti carenze in un precedente contratto; ha concluso accordi e ha posto in essere pratiche per falsare la concorrenza; ha tentato di influenzare un’aggiudicazione; si trova in una situazione di conflitto di interessi.
La riforma in esame è con certezza un’arma importante da utilizzare nella battaglia contro la criminalità organizzata. L’auspicio è che sia la volta, o meglio la riforma buona. Non dimentichiamo, infatti, che il Governo è delegato ad adottare la revisione totale del Codice Appalti, con idoneo decreto legislativo, entro il 18 aprile 2016.