Il destino del Senato e l’attesa per le unioni civili

 

Il clima che precede la riapertura delle Camere si conferma tesissimo. Il dibattito ruota tutto intorno al futuro del Senato. Nei piani del governo e della maggioranza, Palazzo Madama è infatti destinato a diventare una Camera alta che non avrà più le stesse competenze di Montecitorio. Un destino sul quale sono apparentemente tutti d’accordo; anche tra i ranghi della minoranza dei Dem. Quello che divide le forze politiche è il metodo. Le votazioni sul disegno di legge di revisione costituzionale si annunciano pericolosissime per la tenuta del governo e per il futuro del Partito democratico. Sempre al Senato la battaglia sulla riforma della legge fondamentale si intreccerà con l’istruttoria del ddl sulle unioni civili. Il presidente del Consiglio ha confermato che il testo sarà votato nel più breve tempo possibile. Gli alleati del Nuovo centrodestra, compreso il Ministro dell’interno, Angelino Alfano, hanno fatto sapere di voler votare secondo coscienza. Il tema non è mai stato inserito nel programma di governo e i centristi si sentono quindi liberi da vincoli. I nodi sul tavolo sono tecnici e politici. Sotto il primo aspetto, in un post su Facebook, il presidente del Senato Pietro Grasso ha smentito categoricamente le ricostruzioni apparse sulla stampa – secondo cui Grasso avrebbe già deciso, informandone il Quirinale, che l’articolo 2 del ddl costituzionale va rivotato – rimarcando: “C’è ancora tempo prima che sia chiamato ad esprimere le mie decisioni. Tempo che spero venga utilizzato in modo costruttivo”. Grasso, di fatto, torna ad auspicare una soluzione politica, interna al Pd, prima che il testo arrivi in Aula, e prima di una sua decisione sull’emendabilità o meno dell’articolo 2. Del resto, già prima della pausa estiva il presidente del Senato aveva sottolineato l’opportunità di un punto di caduta su una riforma così delicata come quella costituzionale. Intesa verso la quale la strada al momento è tutta in salita. L’impressione, al momento, è che sia in commissione sia in Aula si vada alla conta, con la maggioranza che, con la vicesegretaria del Pd, Debora Serracchiani, torna a ribadire di avere i numeri. E invita la sinistra del partito a non trasferire battaglie interne sul campo dei lavori parlamentari. L’8 settembre, quando la commissione Affari Costituzionali tornerà a riunirsi, si avrà un primo riscontro dello stallo odierno.

Mercoledì, invece, toccherà alla commissione Giustizia riaprire il dossier unioni civili. Il Pd ha già annunciato che metterà nero su bianco la distinzione tra unioni civili e matrimonio: precisando che, sui diritti, non ci saranno “compromessi al ribasso”. E negando qualsiasi relazione tra il ddl Cirinnà e la legge 40, con l’assicurazione che i tempi saranno rispettati. A prescindere dalle dinamiche dell’Aula, Matteo Renzi è orientato ad andare avanti senza ripensamenti. Il ddl costituzionale dovrà essere approvato – almeno secondo i suoi piani – entro la fine di ottobre. Il premier ha fatto intendere di poter contare sui voti della pattuglia di Denis Verdini. Nuove evoluzioni potrebbero poi arrivare dai banchi di Forza Italia. Silvio Berlusconi ha confermato di voler rilanciare l’azione degli azzurri. Non è quindi escluso che nei prossimi giorni si possa profilare un Patto del Nazareno rivisto e corretto. Accordo che potrebbe nascere solo dietro la promessa di modifiche alla legge elettorale recentemente approvata dalle Camere. All’ordine del giorno rimarranno comunque centinaia di migliaia di emendamenti da votare. I renziani starebbero già studiando come aggirare l’ostacolo in punta di Regolamento: non è escluso che si possa ricorrere nuovamente al “canguro”, già utilizzato in passato per combattere l’ostruzionismo del Movimento 5 stelle. Intanto, ieri, è continuato il confronto sulla legge di stabilità. Nella giornata di oggi saranno diffusi i dati Istat sull’andamento del mercato del lavoro nei mesi scorsi. Tabelle fondamentali per orientare il contenuto della manovra della finanza pubblica. Gli occhi sono puntati sugli sgravi per le trasformazioni e le nuove assunzioni. Palazzo Chigi non ha mai fatto mistero di voler prorogare la misura anche per l’anno prossimo: dovranno però essere recuperate risorse per miliardi di euro. Denari che si andrebbero ad aggiungere a quelli necessari per sterilizzare le clausole di salvaguardia contenute nella manovra approvata l’anno scorso. La spending review muove però i primi passi. Ieri una circolare della Ragioneria generale dello Stato ha imposto che tutti gli acquisti delle amministrazioni centrali dello Stato debbano essere effettuati attraverso la Consip. Un punto fermo che – nei piani dell’esecutivo – dovrebbe far maturare corposi risparmi. Palazzo Chi ha proseguito il suo impegno anche sul fronte della politica estera. Ieri la Germania ha chiarito che è necessario rivedere il sistema di accoglienza dei migranti e dei profughi. Secondo Angela Merkel l’Italia non può essere lasciata sola.

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