Osservatorio Tg fa il bilancio di un anno di informazione

Bilancio della stagione 2014-2015 dell’informazione mainstream in Italia su tematiche sociali e diritti

Giunto al termine della sua sesta stagione (giugno 2015), l’Osservatorio dei Tg realizza quotidianamente un’analisi delle news delle reti tv generaliste nelle edizioni di prime time, che viene diffusa da numerosi siti e blog[1]. Per ogni stagione viene pubblicato l’Almanacco dei Tg, un volume che riporta le analisi di un intero anno d’informazione mainstream corredate da riflessioni di “fase” e da approfondimenti tematici.[2] L’Osservatorio Tg – una sorta di termometro che in tempo reale fornisce indicazioni sui flussi di comunicazione e sulle loro criticità – è un’iniziativa ormai stabile al servizio della consapevolezza critica di chi opera nella comunicazione. La realizzazione di numerose clip video e la presenza del suo Direttore Alberto Baldazzi in molti spazi delle reti televisive nazionali ha assicurato una forte visibilità al lavoro dell’Osservatorio grazie alla diffusione sul web e a diverse iniziative pubbliche (seminari, lezioni universitarie, campagne di denuncia, ecc.)
L’Osservatorio Tg è totalmente autofinanziato dai giornalisti che collaborano alla sua realizzazione. Nella passata stagione Open Society Foundations ha contribuito alla pubblicazione dell’Almanacco dei Tg 2013-2014 e alla realizzazione dei report tematici annuali.
Proponiamo qui di seguito il sintetico report su alcune tematiche per le quali l’Osservatorio nella stagione appena passata ha rilevato particolari criticità: l’immigrazione e la così detta “emergenza profughi”, molto spesso affrontate con toni esasperati e ansiogeni; i diritti oscurati, l’omofobia e la deriva razzista; l’informazione di genere e la cronaca criminale; informazione e minori.

Emergenza profughi e media

La stagione 2014/2015 della comunicazione mainstream ha proposto tra i temi centrali più frequentemente trattati (e maltrattati) quello dei migranti che raggiungono Lampedusa e le coste della Sicilia sui barconi dei disperati organizzati e guidati dai mercanti di uomini. Le centinaia di vittime dei naufragi e le opposte visioni della politica sulle operazioni di salvataggio e sull’accoglienza dei richiedenti asilo hanno animato ed animano il dibattito tra le forze politiche che vede, però, proprio in alcuni segmenti della stampa e dell’informazione Tv, un protagonismo che sfocia in taluni casi in campagne viscerali. I quotidiani di centrodestra e alcune testate della tv commerciale (Studio Aperto e Tg4), come attestato dalle analisi quotidiane dell’Osservatorio Tg[3], hanno prodotto vere e proprie campagne securitarie che identificano nel fenomeno dei profughi un pericolo per la sicurezza nazionale. Alla tradizionale equiparazione migrante-clandestino per alcuni mesi (novembre- aprile) si è tentato di sostituire il binomio profugo-terrorista, anche in assenza di qualsiasi riscontro oggettivo e sull’onda emotiva dei video dell’Isis. Le parole d’ordine della Lega di Matteo Salvini sono diventate il leitmotiv di ampi settori della stampa e della Tv. Gli attacchi sono stati a 360 gradi: oltre alla “sicurezza a rischio”, viene chiamato in campo il costo per l’assistenza ai richiedenti asilo, contrapposto all’assenza di politiche sociali per gli italiani in difficoltà [4]. “Mille euro al mese, ecco quanto ci costa ogni profugo salvato nel Canale di Sicilia”[5]: questo il tenore di titoli e servizi in alcuni Tg Mediaset. Va segnalato che fortunatamente non mancano soggetti che esprimono una linea più corretta e aperta alla comprensione del fenomeno epocale della migrazione generata dalle guerre e dalle persecuzioni in Africa e in Medio Oriente. Tra questi troviamo i Tg del Servizio Pubblico e, in particolar modo, Tg2, autore di alcuni scoop sul trattamento incivile riservato ai richiedenti asilo e sulle trame criminali degli scafisti[6]. Ciò nonostante anche l’informazione più corretta e i settori politici più responsabili sono costretti sulla difensiva rispetto alle campagne xenofobe che mietono forti consensi in un paese attraversato dall’insicurezza generata dalla crisi. Scarso peso hanno sulla stampa e sulla Tv le analisi e le interessanti ricerche sul complessivo fenomeno dell’immigrazione prodotte da enti e associazioni quali la Caritas[7] e la Fondazione Leone Moressa.[8] Le sterili polemiche delle forze politiche di estrema destra e dei media che le sostengono, hanno accompagnato l’attività di Mare Nostrum, conclusasi lo scorso novembre, così come quella meno efficace di Triton, occupando stabilmente il centro del dibattito pubblico. Negli ultimi mesi il quadro si è allargato all’evidente disimpegno europeo. Il tentativo del governo italiano di porre il tema in un contesto di soluzione europea [9] è stato visto con scetticismo da parte consistente del mondo dell’informazione, che sembra quasi auspicare un incancrenirsi della situazione, il che permetterebbe di proseguire nella campagna di attacchi ai profughi condita da evidente disinformazione. Va segnalato che nelle ultime settimane (maggio-giugno) di fronte a proposte politiche più lungimiranti, la sloganistica più retriva ha però perso tendenzialmente peso anche nella rappresentazione che ne danno i media. Nel contesto dell’informazione italiana mainstream hanno poi avuto, a partire dallo scorso novembre, grande spazio le squallide immagini del malaffare che ha assorbito parte delle risorse messe a disposizione per l’accoglienza dei profughi, a dimostrazione che i migranti dal nord Africa e dal Medio Oriente rappresentano un vero e proprio “business” per le associazioni criminali. L’inchiesta “Mafia Capitale” ha svelato le forzature e le tangenti (“un euro al giorno a migrante”[10]) che hanno contraddistinto l’attività di numerosi soggetti pubblici, privati e cooperativi, che sono stati chiamati a gestire l’emergenza dei richiedenti asilo. Solo ultimamente cominciano a comparire, nei Tg ma soprattutto nei tal show del Servizio Pubblico e di La7, i tanti casi di accoglienza “silenziosa” che, soprattutto nei piccoli centri, testimoniano come l’assistenza ai profughi e ai richiedenti asilo possa essere efficace e produrre concrete politiche d’integrazione. Per quel che riguarda i Cie e i Cara, si segnala l’attività d’informazione svolta da soggetti quali LasciateCIEntrare,[11] che produce campagne sulle condizioni spesso degradanti che vi si riscontrano, ma che solo raramente riesce a “sfondare” i cancelli dell’informazione mainstream. Di particolare rilievo è l’attività di comunicazione svolta da Carta di Roma, l’Associazione nata nel 2011 che si occupa di stimolare una corretta informazione sui temi dell’immigrazione.[12] Recentemente (luglio 2015) Carta di Roma ha dato vita ad un seminario di 2 giorni svoltosi a Firenze dal titolo “Una nuova etica giornalistica inizia dal contrasto all’hate speech”, troppo spesso utilizzato quando si affrontano i temi dell’immigrazione.[13] Nel mese di giugno si sono mostrate pienamente le contraddizioni delle politiche europee che, con il trattato Dublino 2, impediscono ai disperati salvati in mare e sbarcati sulle coste italiane di raggiungere le rispettive famiglie o i connazionali che vivono nei paesi del nord Europa. L’informazione mainstream ha inquadrato con continuità i profughi africani e mediorientali bloccati alla frontiera di Ventimiglia tra Italia e Francia e le famiglie di immigrati costrette a bivaccare negli androni della maggiori stazioni ferroviarie italiane. In tal modo la consueta aggressività di alcuni media ha cambiato sostanzialmente obbiettivo, rivolgendosi contro le inadempienze e gli egoismi europei.
Il combinato-disposto della scoperta del malaffare che avvolge il business dei profughi e dei richiedenti asilo e dell’incapacità dell’Europa di farsi carico di una questione che non è solo italiana o dei paesi mediterranei, ha fatto sì che nelle ultime settimane anche i settori più chiusi e schierati dell’informazione abbiano almeno in parte “virato”, occupandosi finalmente della soggettività dei disperati, inquadrati nella loro reale condizione di vittime e di esseri umani bisognosi di assistenza, e non più solo come “portatori di problemi” per i cittadini italiani.[14] Questo shift va messo in relazioni anche con la conclusione della campagna elettorale amministrativa, durante la quale diverse forze politiche hanno strumentalizzato in primo luogo proprio la così detta “emergenza profughi”.
Le reazione spontanee di migliaia di semplici cittadini che hanno assistito in ogni modo i migranti impediti di recarsi negli altri paesi europei (a Roma, a Milano, a Ventimiglia e ad altri valichi di frontiera[15]) e che l’intero mondo dell’informazione ha dovuto inevitabilmente mostrare (giugno 2015), attestano che le campagne securitarie e xenofobe hanno, sì, fatto proseliti in una logica di consenso elettorale, ma non modificato l’atteggiamento di diffusa apertura e la disponibilità solidale di molti cittadini, organizzati o meno dalle tante associazioni di volontariato e del terzo settore da sempre silenziosamente all’opera nell’assistenza ai bisognosi. Da questo punto di vista si può affermare che la società civile è “più avanti” e più “sana” rispetto all’immagine che, spesso artificialmente e interessatamente, ne vogliono dare alcuni media.

Informazione e minori

Su informazione e minori si segnala la persistenza da parte di alcune testate televisive (Tg4, Studio Aperto) di un’attenzione morbosa alla vicenda delle così dette “baby squillo”, esplosa alla fine del 2013 ma mantenuta alta nei mesi successivi.[16] L’Osservatorio ha denunciato in sede pubblica la scorrettezza di tali comportamenti, attuati in piena violazione della Carte di Treviso [17]e, più in generale, in spregio della deontologia professionale. La campagna dell’Osservatorio sul caso “baby squillo”, minori additate più come carnefici che come vittime, si è sostanziata di iniziative pubbliche nella sede del Sindacato dei giornalisti[18], in numerose presenze televisive e in lezioni sulla deontologia organizzate dall’Ordine dei Giornalisti.
L’attenzione al bullismo e al cyber-bullismo è nei Tg assai elevata, ma raramente i contributi dell’informazione sono significativi; più spesso si ritrasmettono i video postati sul web mostrandoli estesamente, contribuendo così allo spirito di emulazione. Grande spazio hanno occupato i video girati da studenti che riprendono i “pestaggi” di compagni più deboli o, addirittura, con handicap. La loro trasmissione da parte dei Tg, integrale e reiterata, seppure accompagnata da scontate reprimende, non fa altro che solleticare lo sterile protagonismo di giovani e adolescenti che così, oltre che sul web, si “rivedono” addirittura in Tv.
Discorso a parte merita lo sfruttamento sempre più esplicito che quotidiani, Tg e talk show fanno dell’immagine di minori rom e sinti, protagonisti di pseudo interviste da cui emergerebbe una connaturata tendenza a delinquere, condita da sfacciataggine ed irrisione per le regole e il principio di legalità. Nel mese di aprile l’Osservatorio ha più volte segnalato[19] come i teleutenti dei Tg Studio Aperto e Tg4 – in minor misura quelli di Tg5 – siano stati bombardati da proposte che, per usare le parole del Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, mostrano “una pericolosa disinvoltura, sconfinante nella scorrettezza, nel trattare la materia delicata dei minorenni”[20]. A chiunque conosca il mestiere del giornalista le interviste realizzate da Mediaset su Rete 4 e Mattino 5 a due minori rom che inneggiano sfrontatamente al furto quotidiano e mostrano orgoglio per i presunti “900 euro al giorno” di bottino, risultano chiaramente fittizie, e realizzate con la “complicità” delle due adolescenti indotte a stare al gioco della provocazione televisiva[21]. Un’altro talkshow, Servizio Pubblico del 23 aprile (trasmesso su La7), ha rivelato, intervistando una delle due adolescenti, che le dichiarazioni sul bottino quotidiano erano state comprate con l’offerta di 20 euro[22].
I casi di cronaca che vedono come protagonisti involontari i minori, sono quasi sempre rilanciati e tenuti “alti”dal sistema dell’informazione Tv. Che si tratti di giovanissime vittime della strada, di presunti suicidi, di minori abbandonati, il circo del’informazione si lancia su di un “piatto comunicazionale” ritenuto vincente in quanto porta con sé audience. Recentemente si è notata una maggiore presenza di notizie criminali che vedono al centro ragazzi e minori anche nei Tg del Servizio Pubblico, oltre che su Mediaset che tradizionalmente privilegia i “serial” e la costruzione di “casi” che hanno lunga vita mediatica, fino ad essere scalzati dall’evento successivo che presenta gli stessi o analoghi ingredienti. Il caso di un sedicenne svizzero in gita scolastica morto accoltellato in un albergo romano ha generato la morbosa curiosità di alcune testate che hanno ripreso post e immagini dal suo blog, senza chi ciò avesse minimamente rilevanza in relazione alle indagini.[23] Tra le rare proposte positive in tema di minori va segnalata la rubrica settimanale Abracadabra baby all’interno del talkshow di La7 Di martedì, nel quale viene dato spazio a bambini e adolescenti che esprimono istintivi giudizi ed emozioni dirette sul mondo dei grandi, della politica e sui problemi sociali più stridenti. Anche in questo caso il rischio di sovraesposizione dei minori in Tv rimane reale ma, come rilevato dallo stesso garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza, la dimensione di gioco risulta gradevole e la spontaneità dei bambini assai stimolante.[24]

Diritti oscurati, minoranze e razzismo

Sul tema dei diritti l’informazione mainstream solo raramente supporta le sensibilità che dovrebbero caratterizzare la civiltà di un paese. L’Osservatorio ha assai spesso segnalato, in passato come nella presente stagione, numerosi casi di disattenzione. Sul tema delle persone LGBT, ad esempio, l’assordante silenzio è rotto solo da “storie” che rientrano nella dimensione della eccezionalità, e che vengono presentate come paradossali, come il caso recente della sentenza della Cassazione sulla validità del matrimonio di una coppia uno dei cui elementi ha cambiato sesso[25]. Lo stentato procedere nell’ordinamento penale italiano dell’aggravante per omofobia non suscita approfondimenti giornalistici né reale attenzione alle campagne proposte da diversi settori della società civile[26]. Le squallide dichiarazioni omofobe di alcuni rappresentanti politici sono fatte rientrare , troppo “benevolmente”, nel novero del “folklore politico”, e non a caso ricevono censure più da Bruxelles che da Roma[27]. Le unioni di fatto, sia etero che omosessuali, non trovano ancora riconoscimento legislativo, nel sostanziale silenzio del mondo dell’informazione. Nelle ultime settimane la vittoria del referendum irlandese sui matrimoni gay e la recentissima sentenza della Corte Suprema statunitense che ha imposto ai 13 stati riluttanti di riconoscere i matrimoni omosessuali, si sono abbattuti come fulmini sul sistema comunicazionale italiano, che solo raramente ha evidenziato e denunciato la drammatica arretratezza del panorama legislativo italiano.[28] Sul tema delle carceri si può al contrario riscontrare un’attivazione del circuito dell’informazione, anche sui media mainstream. Ciò sta avvenendo in parallelo al dibattito politico sulla pena, sulla sua certezza e sulla finalità di recupero. L’Osservatorio ha spesso segnalato l’attenzione che soprattutto i Tg del Servizio Pubblico hanno mostrato, e ha contribuito in alcune occasioni a realizzare presenze su reti nazionali supportate da materiali autoprodotti, tra cui una clip video sugli stranieri nelle carceri italiane che è andata in onda a marzo sulla rete nazionale Rainews24 realizzata con l’Associazione Antigone[29]. Va segnalato positivamente l’accettabile attenzione rintracciabile nei media televisivi tra marzo e aprile al tema della chiusura degli OPG,[30] salutata come un provvedimento tradivo quanto necessario.
La querelle se il popolo italiano manifesti o meno atteggiamenti razzisti è in realtà superata in alcuni casi da una vera e propria discesa in campo di numerosi media a stampa e televisivi. Parte – per fortuna non maggioritaria – dei media mainstream coniuga direttamente la presenza degli stranieri – extracomunitari o neo comunitari – con i livelli di criminalità ritenuti a torto crescenti. Nelle passate stagioni protagonisti assoluti del pantheon criminale sono stati per i media i cittadini magrebini e romeni, ma negli ultime mesi l’attenzione si è concentrati, fino all’inverosimile, su rom e sinti che vivono in Italia e che per circa il 70% sono cittadini italiani, spesso da numerose generazioni[31]. Slogan leghisti quali “abbattere con la ruspa i campi rom”, “gli italiani non ce la fanno più a sopportare i rom”, riecheggiano tali e quali nei titoli e nei servizi di alcuni Tg[32]. L’Osservatorio ha rilevato come nel mese di aprile Tg4 abbia intensificato questa campagna d’odio proponendo quasi tutti i giorni un nuovo servizio. Intorno alla data della celebrazione della Giornata internazionale di Rom, Sinti e Camminanti (8 aprile) un esponente politico della Lega nel corso di un talkshow ha definito i rom “feccia dell’umanità”[33], ma le reazioni a questo epiteto razzista non hanno impedito ad ampi settori della stampa e della Tv di proseguire nelle campagne d’odio.
Grazie all’attività della Procura della Repubblica romana è stata scoperta la distrazione dei fondi per l’integrazione stanziati dal Comune di Roma Capitale, e si è compreso che le condizioni inqualificabili dei campi rom della maggiori città italiane (Milano, Roma), non sono frutto della volontà e dei comportamenti dei rom medesimi, quanto piuttosto dello sfruttamento della loro presenza sul territorio a fini di malaffare. Neanche questo, però, è stato sufficiente a modificare la linea editoriale di parte del mondo dei media, che continua a battere contro la presenza dei così detti nomadi e a propagandare una presunta connaturata predisposizione a delinquere di chi vive nei campi rom. Da più parti si è parlato di istigazione all’odio razziale, e a testimonianza di ciò va segnalato il comportamento di alcuni programmi della Tv commerciale. A metà aprile è scoppiato il caso delle interviste a 2 rom che magnificavano sfrontatamente le loro attività malavitose, andate in onda nei talkshow e nei Tg di Rete4. Un altro programma sempre di Mediaset, Striscia la notizia , ha rivelato che e interviste in questione erano false, e che inquadravano lo stesso cittadino italiano che, camuffato da rom, raccontava fandonie su presunti raggiri compiuto a carico di onesti cittadini italiani[34]. Interessante notare che il giornalista autore del raggiro è stato licenziato da Rete 4, che così avrebbe negato dirette responsabilità nel falso. Anche dopo questo “incidente” l’intera programmazione dei talk e dei Tg della rete ha continuato a inquadrare i rom e i sinti come i responsabili dell’insicurezza che avvolge le pacifiche comunità italiane[35].
Le posizioni più responsabili che propugnano un superamento dei così detti “campi nomadi” e un più proficuo utilizzo dei fondi per l’integrazione, così come proposto dalle più attive associazioni della società civile quali 21 Luglio[36], sono senz’altro presenti anche nei media ma, come nel caso del tema immigrazione, il clima generale rimane fortemente contrassegnato da una sudditanza alla presunta “pancia” del Paese. Non a caso il recente annuncio del governo di un progetto a breve-medio termine per la chiusura definitiva dei campi rom e la sistemazione dei residenti in situazioni alloggiative non degradate, non ha incontrato grande attenzione su stampa e tv[37].

Informazione di genere, infotainment, gossip e cronaca criminale

L’immagine della donna è storicamente veicolata dai media in generale, e in particolar modo dalla Tv, attraverso la banalizzazione e la strumentalizzazione delle qualità fisico-estetiche, all’interno di impaginazioni dedicate in primo luogo al gossip e all’infotainment. L’Osservatorio da anni ha segnalato l’eccesso delle “notizie non notizie” che affollano l’informazione televisiva. Questa patologia ha caratterizzato in primo luogo le Tv commerciali, con alcune evidenti incursioni anche nel Servizio Pubblico. Il principale telegiornale della Rai, fino al novembre 2011 diretto da Augusto Minzolini, per diversi anni ha fatto a gara con le testate commerciali per garantirsi il primato del gossip, realizzato in buona parte attraverso la proposta di presunte “notizie” relative a dive, veline, indossatrici e compagne di calciatori e altri sportivi. Dal 2012 questa tendenza si è attenuata, con evidente beneficio per l’autorevolezza del Tg più seguito dagli italiani che, come segnalato dall’Osservatorio, ha ripreso smalto e recuperato ascolti rispetto alla sua stagione più negativa[38].
Nell’ultima stagione quantità di gossip ed infotainment e, conseguentemente, di immagini di corpi femminili discinti, si è sostanziosamente ridotta. Ciò è dovuto all’avanzare della consapevolezza della crisi economica, a lungo sottaciuta proprio dai media mainstream. Negli ultimi mesi la proposta di corpi femminili voluttuosamente esposti non è più la “regola” neanche per Tg commerciali come Studio Aperto e Tg4, che ne avevano fatto per lunghi anni un vero e proprio core business.
L’informazione di genere ha visto esplodere l’attenzione alla donna in quanto vittima di molestie, stalking[39], violenze fisiche se non di furia omicida da parte di compagni ed ex. Il “femminicidio”, termine comparso per la prima volta nell’informazione italiana nella primavera 2012, è oramai divenuto un must nelle aperture di diversi Tg, anche se spesso nella proposta di servizi si coglie un’attenzione morbosa analoga a quella che si riscontra in genere per la cronaca nera e criminale.
Sulla base delle analisi quotidiane dell’Osservatorio si può affermare che lo spazio storicamente occupato da gossip, infotainment e mercificazione del corpo femminile è stato in parte soppiantato dai così detti serial criminali che vedono quasi sempre vittime femminili o minori, e che vengono proposti con frequenza spesso quotidiana dai Tg e ripresi ampiamente da numerosi talkshow. L’informazione Tv, compresa quella del Servizio Pubblico, nel suo complesso vede l’Italia ai vertici delle classifiche europee in quanto a presenza di cronaca criminale nei Tg, senza che a ciò corrispondano dati particolarmente allarmanti o comunque in crescita sul versante della criminalità. Consapevolmente o meno, questa sovraesposizione dei teleutenti a innumerevoli episodi di cronaca criminale produce inevitabilmente una sensazione di insicurezza diffusa che non è propedeutica ad affrontare con relativa serenità i problemi reali che i cittadini incontrano.

Raccomandazioni

L’analisi quotidiana dell’informazione tv svolta dall’Osservatorio per ciò che concerne le aree prese in esame nel presente Report conduce ad esporre alcune valutazioni e indicazioni per i soggetti che operano nella comunicazione e le loro rappresentanze, per il sistema della politica cui l’informazione risulta innaturalmente legata a doppio filo, e per una più efficace azione delle associazioni della società civile.

Mondo dell’informazione

Dagli elementi sopra esposti emerge chiaramente un deficit di deontologia, preparazione e correttezza professionale che caratterizza settori non indifferenti del mondo giornalistico italiano. I casi citati che hanno riguardato i rom e i sinti, oggetto da parte di alcune testate di vere e proprio campagne di odio etnico, non si spiegano se non che con riferimento ad una diffusa incultura che porta a scimmiottare slogan e posizioni politiche retrive e un rinascente razzismo. Anche sull’area dei minori si sono riscontrate evidenti violazioni, mentre sull’estensione ed i riconoscimento di diritti più avanzati prevale spesso una disattenzione figlia del disimpegno del sistema politico. Le carte deontologiche della professione giornalistica appaiono inefficaci e le loro indicazione largamente inapplicate, mentre gli interventi previsti ad opera dei Consigli di Disciplina risultano molto spesso tardivi e assai poco pubblicizzati, come se la solidarietà tra giornalisti avesse il sopravvento sulla deontologie e le regole che lo stesso Ordine professionale si è dato. La Formazione Professionale Continua, istituita per legge a partire dal 2014, prevede meritoriamente corsi sulla deontologia cui sono talvolta invitati soggetti della società civile, ma complessivamente la professione appare chiusa in se stessa e poco permeabile alle sollecitazioni esterne. E’ auspicabile che gli organismi della categoria operino più in profondità e con maggiore efficacia, e che anche il Sindacato Unitario dei Giornalisti e le sue articolazioni territoriali e aziendali manifestino un impegno in tal senso, pur nella consapevolezza delle difficoltà che il settore attraverso sul piano occupazionale a causa della grave crisi.

Istituzioni e politica

Mentre appare illusorio fare appello a quelle forze che fanno delle politiche securitarie il loro core business nell’affannosa ricerca di consensi elettorali, al sistema politico istituzionale nel suo complesso è opportuno ricordare i tanti ritardi e i mancati interventi. In particolare il Parlamento dovrebbe velocemente legiferare in ambiti su cui l’Italia è stata più volte redarguita dalle istituzioni internazionali. E’ il caso della introduzione nel codice penale del reato di tortura, il cui iter è rallentato dalle pressioni di alcuni settori politici e dalla scarsa convinzione di chi pure sembra sostenerla. Lo stesso si può dire per l’aggravante di omofobia, che stenta a vedere la luce. Un’altra sostanziale inadempienza del sistema politico è la mancata riforma organica del sistema carcerario, altro tema su cui la Corte di Strasburgo ha più volte censurato l’Italia.
Il ritardo su temi quali le unioni civili (eterosessuali e omosessuali) appare sempre più paradossale, ed è auspicabile che l’ulteriore dilazione all’autunno decisa in questi giorni (10 luglio) per la discussione nelle Aule Parlamentari del disegno di legge a prima firma Cirinnà, rappresenti l’ultimo ostacolo al varo di una legge che, nel testo attuale, è già da considerare superata in confronto agli altri paesi europei e a quanto recentemente avvenuto con la sentenza della Suprema Corte Usa.
Le distorsioni di fondi e le mani della associazioni criminali sul business profughi ha reso impellente una riforma complessiva delle politiche di accoglienza, tendente ad utilizzare strutture medio-piccole e altamente funzionali rispetto ai CARA che hanno manifestato interamente la loro inadeguatezza e disumanità.
Su quella che impropriamente viene definita “emergenza nomadi” si impone il varo di una politica di medio termine che porti alla chiusura dei campi nomadi e a progetti di reale integrazione, attraverso l’utilizzo di fondi già esistenti che, ad oggi, sono in parte assorbiti da attività truffaldine e, come ricordano le associazioni del settore, non apportano alcun beneficio reale a rom e sinti.

Associazionismo

L’opera meritoria delle Associazioni citate nel Report, e di altre analoghe che operano nel sociale, mostra evidenti punti d’eccellenza. Ciò nonostante il mondo del volontariato, delle ong e più in generale del terzo settore fatica a rompere il diaframma della comunicazione mainstream. I grandi volumi di attività realizzati, i buoni risultati spesso ottenuti, quasi mai compaiono nella ribalta della prima serata televisiva, che rappresenta la principale agorà in un Paese teledipendente e caratterizzato da un arretro sviluppo del web. La dimensione pulviscolare delle singole iniziative manifesta un bisogno di coordinamento in logica interassociativa. Di ciò sono avvertibili alcuni segnali importanti, come la creazione della Coalizione Italiana Libertà e diritti. E’ opportuno proseguire su questa strada per realizzare un potenziamento della comunicazione in grado di “imporre” alcune tematiche e visioni del sociale nell’agenda setting dell’informazione italiana.

 

[1] Albertobaldazzi.com, articolo21.org, leurispes.it, volta pagina.globalist.it

[2] Alberto Baldazzi, Almanacco dei Tg 2013-2014. Un anno di vita italiana attraverso l’informazione di prima serata, Susil Edizioni, 2014

[3] A seguire, alcune analisi relative al tema; https://www.albertobaldazzi.com/2015/04/17/lintegralismo-dei-disperati-e-quello-degli-integrati/ oppure https://www.albertobaldazzi.com/2015/04/15/tg-felpati/; https://www.albertobaldazzi.com/2015/02/18/il-binomio-profugo-terrorista/

[4] Spesso e volentieri sono stati proposti su Tg4 coppie di servizi che accostavano a famiglie italiane “dimenticate dallo Stato” storie di “migranti ospiti di hotel che si lamentano” senza svilupparne in seguito alcuna riflessione o commento.

[5] https://www.albertobaldazzi.com/2015/02/20/mille-euro-al-mese-ad-ogni-emigrante-che-arriva/

[6] https://www.albertobaldazzi.com/2015/04/23/resipiscenza-europea/

[7] Caritas Migrantes, Rapporto 2015: https://www.caritasitaliana.it/home_page/area_stampa/00005865_XXIV_Rapporto_Immigrazione_Caritas_e_Migrantes.html

[8] Fondazione Leone Moressa, Il valore dell’immigrazione: https://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/wp-content/uploads/2015/01/sintesi-libro-12-02-15.pdf; https://www.fondazioneleonemoressa.org/newsite/wp-content/uploads/2015/01/raccomandazioni.pdf

[9] https://www.albertobaldazzi.com/2015/05/26/europa-il-cono-dombra-sul-mediterraneo/

[10] https://www.albertobaldazzi.com/2014/12/05/il-marcio-su-roma/

[11] https://www.lasciatecientrare.it/

[12] https://www.cartadiroma.org/

[13] https://www.cartadiroma.org/formazione/media-e-hate-speech-online-il-2-luglio-a-firenze-un-seminario-internazionale/

[14] https://milano.repubblica.it/cronaca/2015/06/15/news/dalla_schiuma_da_barba_alle_uova_sode_a_milano_e_gara_di_solidarieta_per_i_profughi_in_stazione_centrale-116884186/

[15] https://www.repubblica.it/solidarieta/profughi/2015/06/20/news/giornata_mondiale_del_rifugiato_mattarella_italia_sete_forte_dovere_della_solidarieta_-117282212/

[16] https://www.albertobaldazzi.com/2013/11/18/continua-lo-scempio-dellinformazione-sulle-baby-squillo/

[17] https://www.odg.it/content/minori

[18] https://www.albertobaldazzi.com/2013/11/21/conferenza-stampa-su-informazione-malata-e-prostituzione-minorile/

[19] https://www.albertobaldazzi.com/2015/04/08/in-onda-tgrom/

[20] https://tutoreminori.regione.veneto.it/News/dettaglio.asp?idnews=448

[21] https://www.leggo.it/NEWS/ITALIA/baby_ladre_rom_mattino_cinque_verit_amp_agrave/notizie/1314247.shtml

[22] https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/04/24/servizio-pubblico-scopre-la-bufala-rom-il-junk-food-dellinformazione/1621189/

[23] https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04/09/roma-sedicenne-svizzero-in-gita-morto-per-una-coltellata/944708/

[24] Rubrica Abracadabra baby; https://www.la7.it/dimartedi/video/abracadabra-baby-politici-expo-e-calcio-09-06-2015-156972

[25] https://www.corriere.it/cronache/15_aprile_21/alessandra-alessandra-si-matrimonio-ma-a-tempo-5fca96ec-e815-11e4-97a5-c3fccabca8f9.shtml

[26] https://www.radiondadurto.org/2011/07/27/lomofobia-non-puo-essere-unaggravante-penale-%e2%80%8e-affossato-il-dll/

[27] https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/04/omofobia-gli-insulti-di-politici-e-famosi-e-il-senso-di-impunita/1049821/

[28] https://www.repubblica.it/esteri/2015/05/23/news/l_irlanda_vota_e_dice_si_ai_matrimoni_gay-115064256/

[29] https://www.associazioneantigone.it/

[30] https://www.albertobaldazzi.com/2015/04/10/alberto-baldazzi-ospite-a-tgcom24-09042015-sullimpatto-della-chiusura-degli-opg-sui-media/

[31] Come attestato dalla seguente servizio sviluppato intervistando appunto due rom, entrambi “non integrati”; https://www.youtube.com/watch?v=53zE2UcJTUw

[32] https://www.albertobaldazzi.com/2015/04/08/in-onda-tgrom/

[33] https://www.stranieriinitalia.it/attualita-rom_feccia_dell_umanita__il_leghista_buonanno_denunciato_per_razzismo_20278.html

[34] https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/05/13/striscia-la-notizia-scopre-servizi-di-rete-4-con-finto-truffatore-rom-mediaset-licenzia-il-giornalista/1678756/

[35] https://www.albertobaldazzi.com/2015/05/14/dalle-slide-alla-lavagna/

[36] https://www.21luglio.org/

[37] https://www.repubblica.it/politica/2015/06/17/news/alfano_smantellare_i_campi_rom_-117103383/

[38] https://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-07-19/il-ritorno-politica-spinge-ascolti-tg1-081347.shtml?uuid=ABiGfPcB

[39] https://it.wikipedia.org/wiki/Stalking

L’anteprima del report è stata presentata presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana FNSI

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