Gli italiani hanno fiducia della nostra Intelligence

Il grado di fiducia dei cittadini italiani nei confronti dell’Intelligence del nostro Paese è aumentato sensibilmente. È questo uno dei principali risultati emersi dal Rapporto “Intelligence e Società: indagine su ruolo e immagine del Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica presso l’opinione pubblica”.

L’indagine offre una preziosa e chiara illustrazione di che cosa è l’Intelligence italiana oggi.

L’Intelligence è lo strumento di cui lo Stato si serve per raccogliere, custodire e diffondere ai soggetti interessati, siano essi pubblici o privati, le informazioni rilevanti per la tutela della sicurezza delle Istituzioni, dei cittadini e delle imprese: essa gioca dunque un ruolo chiave nel sostegno al processo decisionale di vertice e nello sviluppo di efficienti politiche nazionali.

L’Intelligence italiana è stata riformata con la legge 3 agosto 2007, n.124 (“Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto”), che ha istituito il Sistema di informazioni per la sicurezza della Repubblica. Tale legge ha sostituito quella del lontano 1977.

Con tale riforma la responsabilità politica dell’intero settore è stata attribuita al solo Presidente del Consiglio, il quale può avvalersi di una Autorità delegata individuata nella figura di un sottosegretario o di un ministro senza portafoglio. Il servizio segreto “militare” (Sismi) ed il servizio segreto “civile” (Sisde) sono stati sostituiti dall’Aise (Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna) e dall’Aisi (Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna), le cui competenze sono ripartite secondo l’ambito territoriale della minaccia. Non si tratta quindi di un banale cambio di nome, ma di un cambiamento sostanziale che tiene conto dei mutati scenari strategici.

Il DIS (Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza) costituisce l’organismo del quale si avvalogono il Presidente del Consiglio e l’Autorità delegata per l’esercizio delle loro competenze. IL DIS ha compiti più specifici, più chiari, e soprattutto più incisivi rispetto alla precedente Segreteria generale del CESIS, soprattutto in materia di coordinamento e raccordo informativo, nonchè in materia di attività ispettiva.

La legge ha inoltre istituito il Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR) con funzioni di consulenza, proposta e deliberazione sugli indirizzi e sulle finalità generali della politica dell’informazione per la sicurezza.

Le esigenze di sicurezza dello Stato devono essere bilanciate con quelle di garanzia dei diritti dei cittadini, e per questo motivo sono stati imposti nuovi limiti temporali e sostanziali per il ricorso al Segreto di Stato. È stato istituito inoltre il Copasir, che ha il compito di verificare (con poteri di controllo molto incisivi) in modo sistematico e continuativo che l’attività del Sistema di informazione per la sicurezza si svolga nel rispetto della Costituzione e delle leggi, nell’esclusivo interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue Istituzioni. Per precisa disposizione di legge, il Presidente del Comitato viene eletto tra i componenti appartenenti ai gruppi parlamentari dell’opposizione, a ulteriore rafforzata garanzia del controllo politico su un settore così delicato.

Questo Sistema fa dell’Italia un modello all’avanguardia, muovendosi in un quadro normativo che consente ai Servizi di Informazione di impiegare strumenti operativi sottoposti ad autorizzazioni e controlli interni, parlamentari e giudiziari che garantiscono la tutela dei diritti, senza pregiudicare per questo la funzionalità. Un modello innovativo, moderno ed efficiente.

Eppure, secondo l’indagine Eurispes, solo una minoranza dei cittadini italiani è a conoscenza della recente riforma dei Servizi Segreti: il 16,7% del campione.

Circà metà degli intervistati ha dichiarato di conoscere le sigle degli Enti associati all’Intelligence. Di questi, però, circa il 30% indicano ancora Sismi e Sisde quali sigle dell’Intelligence italiana, emergendo quindi con chiarezza un legame cognitivo con il nostro recente passato, quando i Servizi Segreti erano più presenti di quanto non lo siano forse ora a livello mediatico, ma con un’immagine veicolata dai media – ma anche dal mondo della cultura e dagli stessi partiti – secondo filoni di comunicazione particolarmente negativi.

La maggioranza dei cittadini in ogni caso sottolinea la scarsa chiarezza nella rappresentazione che i media forniscono rispetto al ruolo e alle attività dei Servizi per la sicurezza (72,6%); non solo, considerando il compito svolto in difesa della sicurezza nazionale, i media dovrebbero parlarne di più per il 53,2% dei cittadini.

Non è stata rilevata solamente una carenza informativa rispetto al ruolo e al lavoro dei Servizi. Accanto a questo aspetto, infatti, gli italiani segnalano anche l’assoluta mancanza di approfondimento nella descrizione del nostro sistema di sicurezza (soltanto l’1% ritiene vi sia). L’immagine dei “Servizi Segreti” veicolata dai media viene giudicata nella maggioranza dei casi superficiale (39,6%), negativa (16,1%) o neutra (16,6%). Solamente l’11,8% dei cittadini ritiene che si tratti invece di una rappresentazione positiva.

Questi risultati sembrano avvalorare un atteggiamento dei mezzi di informazione nei confronti della nostra Intelligence che non riesce ancora a superare alcuni stereotipi consolidati nei decenni passati nella nostra cultura. Stereotipi che, seguendo spesso un filone sensazionalistico, hanno in parte mortificato e trascurato l’importante lavoro svolto dai nostri Servizi a difesa del Paese.

I risultati segnalano pertanto l’esistenza di un gap comunicazionale tra media e cittadini, e fanno emergere quanto il desiderio dell’opinione pubblica di una maggiore e più chiara informazione non trovi riscontro nelle notizie, negli approfondimenti e nelle comunicazioni veicolate dal sistema dell’informazione giornalistica.

Nonostante questa carenza di informazione, il rinnovamento epocale della nostra Intelligence è stato comunque in qualche modo recepito dall’opinione pubblica se quest’ultima ha espresso una accresciuta fiducia verso tale Istituzione.

Tra i saggi pubblicati nel numero di Limes di luglio 2014, Paolo Scotto di Castelbianco, responsabile della comunicazione istituzionale del DIS, in un contributo dal titolo “A che serve l’Intelligence italiana” spiega qual è il ruolo che i nostri Servizi svolgono nel garantire la sicurezza nazionale attraverso il fondamentale supporto al processo decisionale. L’Italia «ha aggiornato la propria ‘infrastruttura’ per la sicurezza nazionale – le Agenzie di informazione – rifocalizzandole su nuove missioni, rafforzandone il coordinamento all’intero di un modello unitario, coerente e centripeto, potenziando i vari livelli di controllo e istituendo un sistema integrato di comando al vertice politico strategico: il Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica (Cisr). Una nuova Intelligence, quindi, in grado di rispondere con maggiore efficacia e flessibilità alle complesse e articolate sfide alla sicurezza nazionale».

In quest’opera di diffusione della cultura della sicurezza si colloca una iniziativa, voluta dal DIS, davvero innovativa per il nostro Paese (e impensabile forse qualche anno fa): si chiama Intelligence live e si tratta di un vero e proprio tour che da ottobre 2013 l’Intelligence porta avanti, tappa dopo tappa, nelle principali Università italiane, in un ampio e analitico progetto di collaborazione con la Scuola di formazione del Sistema di informazione per la Sicurezza della Repubblica, diretta da Bruno Valensise. Un ponte che avvicina l’Intelligence alla società civile, facendone percepire l’importanza quale strumento che può rendere più forte e più credibile una democrazia.

La nuova agorà della sicurezza, è perciò anche «un luogo di confronto con la società civile». Per spiegare il new deal, l’Ambasciatore Massolo, Direttore del DIS, porta un esempio, quello di un marinaio sulla tolda di una portaerei. «Trova un bullone e può fare tre cose: non importarsene e girare lo sguardo; prendere il bullone e gettarlo in mare oppure – ed è la scelta migliore – prendere il bullone e alzare la mano lanciando l’allarme. Segnalando che c’è un pericolo, deve intervenire un sistema di sicurezza». Dal gettare il bullone all’alzare il braccio, si compie quel «salto che deve essere fatto per arrivare a un sistema di sicurezza partecipata», capace di far fronte alla nuova minaccia fluida, in cui il cybercrime mette a segno colpi al sistema competitivo dei Paesi.

Gli attuali scenari rendono evidente come di fronte a rischi crescenti e minacce globalizzate sia indispensabile una risposta collettiva del sistema Paese, «fondata su una nuova cultura della sicurezza e dell’Intelligence che abbia quale pietra angolare l’equilibrio fra diritto pieno alla sicurezza e rispetto dei diritti universali dell’uomo. L’Intelligence infatti, per poter adempiere al suo compito di presidiare i confini di una democrazia, deve essere fortemente integrata con la democrazia stessa», come si legge nell’indagine Eurispes. Proprio per questo, le metodiche non convenzionali delle quali gli organismi di informazione si avvalgono non possono che essere regolate dalla legge.

L’Autorità delegata, il sottosegretario Marco Minniti, sottolinea appunto che «non c’è alcuna sicurezza effettiva se non viene garantita la libertà, ma è altrettanto evidente che non c’è nessuna libertà se non viene garantita la sicureza. Sicurezza è libertà».

Il nuovo sito del Comparto Intelligence www.sicurezzanazionale.gov.it. (inaugurato il 18 Giugno 2013) ha una media di oltre 200.000 visitatori unici al mese. «Servizi segreti e comunicazione: può sembrare un ossimoro, ma non è così», spiegò al lancio del sito l’Ambasciatore Massolo, spiegando che «l’Intelligence guadagna a essere conosciuta meglio». Migliaia anche le visualizzazioni dei video e tanti i contributi inviati alla sezione ‘Scrivi per noi’ del sito. Seguendo l’esempio dei call for articles delle principali riviste internazionali accademiche e di settore, è infatti possibile inviare il proprio articolo all’indirizzo [email protected]. Un comitato di redazione valuta gli scritti e l’eventuale pubblicazione sul sito.

Un altro evento di portata storica è la direttiva firmata il 22 aprile 2014 dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ha stabilito il versamento straordinario anticipato all’Archivio centrale dello Stato della documentazione relativa agli eventi stragisti di Piazza Fontana a Milano (1969), di Gioia Tauro (1970), di Peteano (1972), della Questura di Milano (1973), di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell’Italicus (1974), di Ustica (1980), della Stazione di Bologna (1980), del Rapido 904 (1984).

«È la più importante operazione di declassificazione della storia repubblicana», ha evidenziato il sottosegretario Marco Minniti, spiegando che «l’obiettivo non è quello di arrivare a una verità giudiziaria ma contribuire a rendere fruibili materiali e documenti a cittadini e studiosi, nella maniera più trasparente possibile. Un contributo importante alla costruzione di una storia comune del Paese». Il versamento della documentazione all’Archivio centrale dello Stato, avviato il 5 dicembre 2014, prosegue rispettando le tappe e si prevede possa essere concluso entro dicembre 2015.

In questi anni, nell’opinione pubblica è filtrato un messaggio che ha spazzato via, definitivamente, vecchie ombre e atmosfere grigie: si è compreso che gli uomini e le donne del Comparto sono al fianco dei cittadini, costruttori di sicurezza. In tale contesto non possiamo non ricordare un uomo che con il suo senso del dovere ha mostrato il volto vero dell’Intelligence: Nicola Calipari.

Medaglia d’oro al valor militare alla memoria, il dirigente del Sismi il 4 marzo del 2005 sacrificò la propria vita al posto di blocco BP 451 sulla Irish Route, la strada che collegava la “zona verde” all’aeroporto internazionale di Baghdad, in Iraq, a conclusione di una delicatissima operazione che aveva portato al rilascio della giornalista italiana Giuliana Sgrena, rapita un mese prima. Nicola Calipari è stato prima di tutto un uomo amato e rispettato da quanti hanno lavorato con lui, un esempio di cosa significhi davvero servire lo Stato. Per «dimostrare – erano le parole dell’ex poliziotto dirigente del Sismi – che i Servizi sono una garanzia per i cittadini, non qualcosa di ostile o di misterioso».

 

 

 

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