Difficile riassumere gli avvenimenti della scorsa settimana che in molti casi si proiettano su quella che comincia oggi. L’Italicum, che con ogni probabilità chiude nelle prossime ore il suo iter alla Camera, lascia sul terreno ferite e fratture che meriterebbero un’attenta analisi in grado di andare “oltre” le opposte le barricate di chi considera l’intera vicenda una vittoria del Premier, o al contrario una manifestazione di debolezza. I dati sulla disoccupazione forniti dall’Istat e che contrastano con quelli anticipati pochi giorni prima dal Ministero del lavoro, risultano difficilmente digeribili non solo per i “meno” che segnalano, ma anche per il dubbio di avere a che fare con una classe politica e burocratica poco seria. Le drammatiche immagini dal Nepal sembrano senza tempo, e come in tante altre tragedie sfiorano soltanto chi le vede in Tv e non le vive direttamente. Qualche nota in più merita l’ “Evento” dell’ Expo che ha dominato la comunicazione negli ultimi giorni.
Il lungo weekend dell’Expo ci ha regalato 3 scenari contrastanti: l’attesa per l’inaugurazione e la cerimonia di venerdì, le immagini di Milano devastata dai black-blok, la fiera (e in buona parte sorprendente) reazione di centinaia di cittadini che sono scesi in strada con spugne e ramazze per “riprendersi” la città e rimediare almeno in parte ai guasti e alle ferite provocati dai delinquenti in tutta e cappuccio.
Andando con ordine, l’inaugurazione ci è piaciuta e con ogni probabilità ha “conquistato” almeno in parte gli italiani che potranno sentire a ragione anche un po’ “loro” questa maratona di alimentazione arte e turismo che contrassegnerà 6 mesi di vita italiana. Il “siam pronti alla vita” del coro dei bambini può far arricciare il naso ai puristi che hanno patito la modifica del sacro inno nazionale, ma certamente è stato gradito dal pubblico televisivo delle famiglie. Lo stesso è avvenuto per la musica che ha anticipato (giovedì sera) e accompagnato con il venerdì della Scala l’inaugurazione di Expo 2015, risvegliando l’orgoglio dei tantissimi che solo raramente sono consapevoli e godono delle tradizioni musicali del Paese.
Le scorribande e la guerriglia milanese di venerdì pomeriggio non meritano commenti, oltre alla constatazione che l’Expo è stata solo un alibi e che anche un finale di calcio avrebbe potuto sollecitare la violenza squadrista dei black-blok. Meschini ci sono apparsi i commenti della politica alla ricerca di “responsabilità” ministeriali, della Magistratura e delle forze dell’ordine nel non aver impedito lo scempio al centro di Milano. C’è da chiedersi cosa avremmo (e avrebbero) detto di fronte a feriti, cariche e morti in piazza. Il contenimento e la riduzione del danno sono riusciti, mentre la soddisfazione di vedere arrestato qualche centinaio di delinquenti è rimandata all’elaborazione di piani d’intelligence più avanzati e di strumenti legislativi più adeguati, quali il fermo differito che vale per i violenti delle curve calcistiche.
Venendo alla reazione dei milanesi, oltre lo sconcerto e la ben comprensibile ira, la decisone spontanea di rimboccarsi le maniche – mai intervenuta nei tanti casi di consimili violenze urbane – sta a indicare un sussulto di civismo e di protagonismo teso a difendere la bellezza e l’appeal della città , a vantaggio dei suoi abitanti e dei tanti milioni di turisti, stranieri e italiani, che l’Expo e le innumerevoli iniziative culturali che l’accompagneranno richiameranno. Non è poco, di questi tempi.