La memoria corta dell’informazione e della politica

 

La velocità con cui l’informazione macina la sua materia prima, quasi sempre impedisce un’adeguata digestione dei “fatti” e delle “notizie” che, conseguentemente, non vengono adeguatamente metabolizzati. Lo stesso si può dire della politica, sempre attenta all’“oggi” e impegnata a definirsi “nuova” e senza legami con il passato. La settimana appena trascorsa mostra alcuni evidenti esempi in questo senso. Andiamo con ordine.

Il dicembre 2011 sembra un’altra era geologica, vista la distanza che i media e buona parte dei settori politici manifestano dal Salva Italia. Il provvedimento emergenziale del governo Monti per evitare il default–  che fu votato dall’86% di deputati e senatori anche nelle parti che sono oggi oggetto di un totale disconoscimento di paternità – conteneva tra l’altro i tagli all’indicizzazione delle pensioni ritenuti incostituzionali dalla Consulta. Bene, bisogna recuperare, anche se ciò comporta uno sforzo non indifferente per le attuali finanze dello Stato. Ma il “pagare tutto e subito”, l’irrisione delle scelte d’emergenza attuate solo 3 anni e mezzo fa, la “vendetta contro Monti e Fornero” denotano istinti che poco hanno a che fare con una visione realistica della recente storia italiana da parte di chi, informazione e politica, dovrebbe conservare la memoria dei fatti che sì è contribuito a realizzare e a narrare.

Passando ad altro, la decisione di Bruxelles di varare un piano condiviso sull’immigrazione dal Nord Africa è stata ufficializzata la scorsa settimana dopo un anno e mezzo dalla tragedia di Lampedusa e sull’onda del dramma degli 800 profughi andati a fondo con l’ennesimo barcone della morte. In questi lunghi mesi l’Italia ha combattuto da sola per strappare migliaia di vittime al mare, caricandosi del peso di Mare Nostrum, dovendo affrontare stridenti polemiche interne e la distrazione internazionale. L’inadeguatezza di Triton – primo “vagito” di una pur minima attenzione europea – fin dallo scorso novembre è risultata evidente: un passo indietro rispetto a Mare Nostrum, con il risultato di veder impennare il numero dei morti. Nel frattempo diversi settori della politica hanno discettato nei salotti Tv su opzioni quali “respingimento in mare”, bombardamenti e “presidi sul territorio libico o nei paesi confinanti”, nel più assoluto silenzio delle istituzioni europee.

Ora il piano Juncker-Mogherini, in attesa del vaglio dell’Onu e del manifestarsi delle adesioni e dei dinieghi dei 28 paesi Ue, quanto meno attesta che l’Italia non è più sola. La sua efficacia e praticabilità è tutta da dimostrare e le opzioni militari contro gli scafisti appaiono alquanto temerarie. Ma forse non sarebbe stato inutile se i media main stream si fossero un attimo “fermati” non certo a festeggiare, ma quanto meno a segnalare la svolta. L’Europa “sorda e insensibile” rappresentata a lungo proprio da giornali e Tv è andata invece subito in soffitta, sostituita dall’Europa “inefficace e velleitaria”. Rien ne va pluis: come sul tavolo della roulette, dove la pallina non ha memoria della precedente giocata, i nuovi giochi sono fatti e l’informazione li espone e li propone con una superficialità che “taglia” tutto il pregresso. Con buona pace della comprensione profonda di fenomeni e delle prospettive per gestirli al meglio.

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