L’avvento del sistema delle agroindustrie

Ormai da tempo, l’intero settore agricolo e quello delle molteplici attività produttive ad esso connesse sono oggetto di un vasto e variegato processo di trasformazioni economiche, al cui nucleo si trova la cosiddetta impresa agroindustriale.

Un processo innovativo del settore, non di poco conto, che si caratterizza per alcuni aspetti fondamentali quali l’affermazione e conseguente espansione di un settore agroalimentare integrato (verticalizzazione del settore), ossia che le imprese alimentari hanno la tendenza a controllare l’intero ciclo produttivo, a cominciare dalla produzione, fino alla trasformazione e commercializzazione del prodotto.

Altro aspetto, che viaggia sullo stesso binario della industrializzazione del comparto alimentare, attiene alla cosiddetta integrazione orizzontale con altri comparti manifatturieri, che vanno dalla produzione di macchine agricole a quella dei fertilizzanti e antiparassitari, laddove i prodotti agricoli o dell’allevamento diventano materie prime del nuovo ciclo industriale.

Altra questione, ancora, involge la concentrazione delle risorse finanziarie e la conseguente convergenza della direzione strategica dell’azienda in un’unica struttura organizzativa e decisionale, costituita, per l’appunto, dall’impresa agroindustriale ‘madre’. Esempi per antonomasia della complessità e articolazione raggiunta dal sistema agroindustriale, sono alcune delle maggiori multinazionali del settore, quali la “Nestlè”, “Danone”, i cui interessi economici spaziano dalle piantagioni agli allevamenti, dalle macchine ai fertilizzanti, ai detersivi, trasporti e quant’altro.

Peraltro, alla diversificazione, sotto il profilo geografico e merceologico, dei prodotti-mercato, corrisponde anche una “terziarizzazione” del complesso agroindustriale che mira a rafforzare le posizioni raggiunte, alla luce di forti investimenti nel campo del marketing, oltre che in quello delle attività di ricerca e sviluppo.

Difatti – e non è una novità-, le multinazionali del settore sono oggi all’avanguardia non solo nel campo della ricerca agronomica e zootecnica, ma anche in quello della messa a punto delle biotecnologie e negli studi ambientali.

Negli ultimi anni, le grandi imprese agroindustriali hanno sicuramente contribuito alla realizzazione di importanti e significativi miglioramenti organizzativi e tecnologici nel settore, così contribuendo ad incrementarne la produttività in maniera esponenziale rispetto al passato (fino a trenta volte nel giro di cinquant’anni).

Al contempo, tuttavia – ed è il rovescio della medaglia -, la potenza economica di tali imprese, ha pregiudicato, e non poco, in uno alla piccola e media agricoltura contadina, gli interessi dei consumatori finali del prodotto, spesso considerati un vero e proprio ostacolo o addirittura un peso alla libera concorrenza.

Il nostro Paese, per puntare alla innovazione e allo slancio delle aziende del settore, ha affidato il progetto per l’agricoltura all’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie ), che avrà il compito di migliorare la competitività delle imprese nel breve periodo (nei prossimi cinque anni ), in stretta collaborazione con gli istituti europei di ricerca ed innovazione.

L’impegno, in tal senso, assunto dall’Italia è anche figlio di un deciso aumento dei giovani lavoratori nel settore dell’agricoltura (14% ), sintomo evidente non solo di una oggettiva difficoltà di inserimento dei medesimi nel tradizionale settore del terziario, ma anche e soprattutto di un rinnovato e, perché no, riscoperto interesse per le attività produttive che involgono l’ambiente, le energie rinnovabili, le risorse naturali.

Tale dato statistico, come riveniente da fonte autorevole (Osservatorio Fieragricola ), non può prescindere da una decisa innovazione del settore, attraverso la capacità di produrre beni alimentari nel rispetto dell’ambiente e del risparmio energetico, salvaguardandone, al contempo, la qualità.

Il futuro del settore guarda ad una sorta di collaborazione digitale tra le imprese e le istituzioni, tanto al fine di rendere sempre più competitiva l’agroindustria italiana in rapporto ai mercati europei e mondiali.

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