Ordine pubblico, xylella e democrazia

Probabilmente chi ha partecipato al vertice della Prefettura del 22 aprile sulla emergenza Xylella, non si è reso esattamente conto di che cosa significhi dal punto di vista democratico quell’incontro, e di quali effetti potrà avere nel futuro del Salento, soprattutto nel rapporto tra cittadini e istituzioni (lasciamo perdere i giornali, le associazioni di categoria, ecc. che hanno solo l’interesse di ricercare consensi o spazi o risorse, e dunque nulla hanno a che fare con la promozione e la difesa dei “beni comuni” come la salute e la qualità della vita e il Patrimonio naturale).

  1. Stiamo parlando di una importante problematica che colpisce il patrimonio olivicolo salentino. Diciamo che un certo numero di alberi, nell’ordine delle poche migliaia in realtà e non di milioni, presentano sintomi di disseccamento, da almeno 3-5 anni (gli scienziati non sono precisi al riguardo). Su questo disseccamento al momento non ci sono pareri uniformi: andiamo da chi ritiene – Regione Puglia e CNR, e dunque il Commissario Silletti – che sia la Xylella Fastidiosa (ceppo “pauca”) la responsabile di questo disseccamento, ed essendo essa un batterio da quarantena, è necessario procedere col tentativo di eradicazione del batterio (operazione praticamente impossibile, non ha mai funzionato…), quindi dichiarazione dello stato di calamità naturale che porta anche gli aiuti (da 200 milioni a un miliardo di euro). Ma c’è anche chi la pensa in maniera totalmente contraria: c’è una serie di concause (dimostrate dalle analisi) che vanno dal deperimento della sostanza organica nel suolo, dalla pressoché scomparsa del Carbonio, dall’inquinamento da metalli pesanti e da fitofarmaci e pesticidi, dagli effetti dei cambiamenti climatici, da stress idrico, funghi; secondo questi esperti (ordinari di importanti università) occorre puntare alla convivenza batterio-albero, non prima di avere rinforzato suolo e albero stesso con microrganismi attivi e compost e minerali, con le buone pratiche agricole, con la messa quasi al bando della chimica.
  2. Al momento non esiste alcuna certezza rispetto al nesso di casualità tra Xylella fastidiosa e disseccamento dell’ulivo, anche se per la Regione Puglia questa connessione esiste “senza se e senza ma” (un atteggiamento ideologico?). Dai prelievi effettuati sugli alberi che presentano disseccamento, soltanto una percentuale intorno al 15% (se non meno) di essi è positiva batterio della Xylella e stupisce che nessuno si stupisca di questo. Questo dato di bassa “presenza” è confermato anche da una importante ricerca del prof. Krugner (e altri) della università della California: quella ricerca, l’unica pubblicata sull’argomento sulla rivista scientifica “Plant Disease”, dice addirittura che l’ulivo depotenzia la carica batterica della Xylella, fino a farla quasi scomparire a distanza di 24 settimane dalla inoculazione del batterio su piante sane. Ci sono poi altre ricerche, anche queste pubblicate, che dimostrano che la pianta colpita da disseccamento addirittura può essere curata con sostanze fluidificanti e con antibatterici naturali.
  3. Nessuna sperimentazione “ufficiale” è stata tentata fino ad oggi per curare gli alberi di ulivo che presentano sintomi da disseccamento, e fatalisticamente si è deciso che ormai essi sono spacciati e che bisogna passare alle maniere forti (sega, ruspe, insetticidi… poi pure i manganelli se necessario). Invece molta ricerca sperimentale, sul campo, è stata effettuata da intraprendenti contadini salentini: hanno dimostrato che le buone pratiche, senza chimica e con molta intelligenza e tradizione, hanno sconfitto del tutto il disseccamento, perfettamente consapevoli che il batterio non si combatte. Anche la Procura di Lecce, si dice, sta facendo questa sperimentazione affidandosi a qualche università terza. Ed è paradossale che IAM/CNR/Regione Puglia non l’abbiano voluta praticare questa strada.
  4. C’è un problema enorme di salute pubblica, che viene trascurato dalle autorità. Il Piano Silletti (Regione Puglia, CNR, IAM) punta alla eradicazione degli alberi malati della zona del cordone e alla distruzione dei cosiddetti insetti vettore, e prevede un uso massiccio di insetticidi che è dimostrato ormai siano estremamente pericolosi per la salute pubblica, per le api, per i volatili, per i crostacei (ciclo alimentare), e per gli altri insetti indispensabili, tra l’altro, per le impollinazioni. Il Salento è anche il territorio che negli ultimi 20 anni ha registrato un incremento di tumori del 38%, soprattutto quelli legati a cause chimiche e all’inquinamento. Come giustamente ha fatto notare la LILT, c’è qualcuno delle autorità responsabili del Piano Silletti che vuole assumersi la responsabilità dell’aumento ulteriore dei tumori, così come è successo per l’ILVA a Taranto, e magari risponderne davanti a un giudice fra 10 anni a seguito di denuncia delle persone danneggiate?
  5. La gente che si mobilita in maniera spontanea ha esattamente in mente quello che vuole: no alla eradicazione degli alberi di ulivo, perché non è dimostrata la ragione della necessità e utilità di questa strategia, e perché provoca danni economici e paesaggistici; no agli insetticidi perché pericolosi alla salute delle persone e per gli equilibri naturali; no alla resa alle strategie delle multinazionali che vogliono modificare l’agricoltura salentina nella direzione di tipo intensivo, abbondonando il ciclo tradizionale millenario. Su queste ragioni molto forti, che la stampa salentina alleata con la Regione e alcune grosse associazioni di categoria del settore oleario sta tentando inutilmente di demolire, si basano i presidi nelle zone di eradicazione, non su contestazioni generiche, o conflittualità a prescindere. Queste mobilitazioni sono un preciso messaggio politico, che una classe dirigente “mendulara” non è capace di cogliere e fare valere anche in sede europea e nazionale: in nessun Paese, se non in quelli del Terzo Mondo, una mobilitazione così massiccia e intelligente e appassionata, sarebbe stata attaccata.
  6. Oggi, però è necessario riannodare i fili del dialogo, mettere da parte le rigidità e giocare a carte scoperte. Se il dialogo non avverrà, lo scenario che si apre davanti è quello di un insanabile conflitto sociale, dagli esiti incerti per tutti. Per cui, mettiamoci tutti intorno a un tavolo e ragioniamo. Avendo come orizzonte i Beni Comuni, non gli interessi privati o di categoria o peggio ancora quelli politico-elettorali.
  7. Un appello a Nichi Vendola e a Onofrio Introna: al Consiglio Regionale del 29 aprile chiedo formalmente che venga invitato a riferire, insieme a Silletti e Boscia, anche il prof. Cristos Xiloyannis, ordinario di piantagioni arboree della UniBas. Sarebbe questo un gesto di dialogo, di attenzione, di ragionamento. Comunque in via Capruzzi, davanti alla sede della Regione, il 29 aprile ci saremo in tanti, per ricordarvi che i padroni della Regione Puglia non sono i burocrati, i politici e i loro esperti, ma i cittadini, che hanno il diritto e il dovere di scrivere il futuro. Tramite voi o a prescindere da voi…

#difendiAMOgliulivi
*Associazione SOS Costa Salento

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