Le feste natalizie sono da sempre una occasione di socializzazione e di incontri che durano una intera settimana. A seconda delle case dove si va ci si incontra con spaccati diversissimi, nel modo di sentire e di analizzare, i problemi più complessi della contemporaneità, dall’economia, alla politica, alle crisi internazionali, al terrorismo.
La cosa che più mi ha colpito è che tutti sembrano avere a portata di mano una soluzione eccellente e definitiva.
Il divertente è che queste soluzioni non hanno nulla in comune fra di loro. Spesso non superano il livello di discorsetti da bar. Ma la grinta e la apparente convinzione con la quale queste persone esprimono le loro certezze la trovo inquietante e stupida.
In una di queste riunioni conviviali ho conosciuto un paio di signori veramente singolari. Uno ce l’aveva con gli inglesi, Totò direbbe “a prescindere”, l’altro coi russi a prescindere dalla fine del comunismo.
Una concezione un po’ semplicistica e soprattutto antistorica della durissima realtà contemporanea.
Affermare certezze e rifiutare di analizzare è solo sintomo di paura e di incapacità di leggere i fatti.
E la paura è uno stato d’animo che ti toglie dal presente e ti consegna al passato, spesso remoto.
Durante quella serata qualcuno ha cercato di ragionare sul concetto di islamizzazione della radicalità.
Apriti cielo e giù tutto il banalese sullo scontro di civiltà e l’odio verso l’Occidente.
Nessun dubbio, nessuna incertezza, Dio è con noi. Bergoglio non capisce nulla.
Io ho pensato, tornando a casa, di aver assistito ad una farsa sul tramonto culturale occidentale.