«Aumentare la crescita globale per migliorare gli standard di vita e la qualità del lavoro nel mondo: questa è la nostra principale priorità. Registriamo con soddisfazione una crescita più elevata in alcune economie-chiave. Ma la ripresa globale è ancora lenta, squilibrata, non in grado di assicurare i posti di lavoro necessari. L’economia globale è frenata da una caduta della domanda; nello stesso tempo affrontare i vincoli che limitano l’offerta è un fatto cruciale per fare emergere tutto il potenziale della crescita, creare le condizioni per il suo radicamento. Continuano a persistere rischi nei mercati finanziari e tensioni geopolitiche. Ci impegnamo ad operare insieme per stimolare la crescita, affrontare i nodi economici strutturali, rafforzare le Istituzioni internazionali. Siamo determinati ad affrontare queste sfide ed a mettere insieme i nostri sforzi per conseguire una crescita forte, stabile ed equilibrata, e per creare nuovi posti di lavoro».
Queste parole aprono il documento finale approvato all’ultimo vertice dei capi di Stato e di Governo G20 svoltosi a Brisbane (Australia) il 15-16 novembre 2014. L’obiettivo strategico assunto dai partecipanti al vertice è quello di dare impulso all’economia mondiale in grado di promuovere una crescita aggiuntiva del 2 per cento al 2018 (se tutti gli impegni del G20 saranno rispettati, secondo le previsioni del Fondo Monetario Internazionale e dell’OECD sarà possibile raggiungere un livello di crescita ancora maggiore, pari al 2,1 per cento).
Gli impegni specifici relativi ai singoli interventi da effettuare sono indicati in un documento allegato, il Brisbane Action Plan; esso prevede anche azioni di continuo monitoraggio degli effettivi risultati conseguiti, i quali saranno sottoposti ad una prima verifica già nel prossimo summit che si svolgerà ad Antalia, in Turchia nel 2015.
Il Piano di Azione presenta un elenco molto articolato, preciso e chiaro di queste nuove politiche di sviluppo che riguardano, ad esempio: gli investimenti in grandi infrastrutture (Global Infrastructure Initiative), gli accordi commerciali internazionali, le riforme del sistema creditizio e finanziario (Financial Stability Board), del sistema fiscale (G20/OECD Base Erosion and Profit Shifting – BEPS Action Plan), le iniziative contro la corruzione (G20 Anti-Corruption Action Plan), la collaborazione nei settori dell’energia (Principles on Energy Collaboration and Action Plan for Voluntary Collaboration on Energy Efficiency), dell’ambiente e dei cambiamenti climatici (United Nations Framework Conventionon Climate Change – UNFCCC e la prossima 21st Conference of the Parties COP21, a Parigi nel 2015), la lotta alla povertà (G20 Food Security and Nutrition Framework and Financial Inclusion plans).
Sarà interessante vedere come il Governo italiano attuerà gli impegni assunti all’ultimo Summit del G20, affinchè tali impegni non restino parole vuote. Un segnale molto particolare, di segno positivo, lo abbiamo registrato nell’impegno della Banca d’Italia e di Poste Italiane per ridurre il livello di tassazione sulle rimesse degli emigranti che è attualmente di circa il 20 per cento e che dovrebbe essere ridotto al 5 per cento, secondo quanto indicato nel piano di azione dell’ultimo vertice. È un piccolo esempio molto concreto.
Ma il suggerimento che viene da questo esempio è che nella comune valutazione delle azioni di governo dovremmo imparare a tener meglio in conto anche questi impegni assunti dall’Italia a livello internazionale proprio nei vertici G20; un altro scenario di riferimento che va aggiunto a quello consueto europeo. In effetti, il collegamento alle decisioni di questi vertici è spesso trascurato dai commentatori; e le verifiche del prossimo vertice 2015 in Turchia ci consentiranno di comprendere meglio in quale misura le politiche di sviluppo del nostro Paese si muovono in sintonia con quelle decise a livello internazionale.