Informazione e Covid, dove cercare la verità

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Viviamo in un sistema di comunicazione totale nel quale un eccesso di informazione può, per assurdo, generare disinformazione. Nel marasma di notizie in cui verità, fake news, teoremi, ipotesi e dicerie rischiano di confondersi fino a non sapere più effettivamente quali siano le informazioni reali e quali quelle costruite, come si districano i cittadini italiani? Quali mezzi prediligono per raccogliere informazioni e formarsi una propria opinione sull’emergenza sanitaria? Che cosa pensano delle notizie diffuse dai diversi canali?

A tutto Tg, ma il futuro dell’informazione viaggia online

Il mezzo preferito dagli italiani per raccogliere informazioni sull’emergenza sanitaria legata al Covid-19 sono i telegiornali (33,8%) e i quotidiani on line (22,3%). I quotidiani stampati si classificano al terzo posto con l’8,4% delle preferenze, immediatamente seguiti da talk show e programmi di intrattenimento (8,3%) e dai Social Network (8,1%). Alle spalle si piazzano le news radiofoniche (5%), magazine cartacei e chat social (entrambi fermi al 2,8%), e gli influencer (1,6%). Queste sono alcune delle indicazioni che emergono dall’indagine campionaria pubblicata all’interno del Rapporto Italia 2021 pubblicato dall’Eurispes.

Le news televisive sono il canale di informazione preferito dagli over 64 (48,3%) e dai 45-64enni (31,7%), mentre i giovanissimi usano soprattutto i Social per informarsi (27,2%). Sempre gli ultrasessantaquattrenni (10,5%) mostrano una spiccata preferenza per i talk show e i programmi di approfondimento televisivi; questo dato, sommato alla frequenza registrata in questa categoria per i telegiornali, fa di questa fascia d’età l’unica che si informa, nella maggior parte dei casi, attraverso la televisione (58,8%). Diversamente, i più giovani amano prevalentemente i canali online: tra Social e quotidiani online in tutto 62,1% fra 18 e 24 anni e il 50,9% fra quanti hanno un’età compresa tra i 25 e i 34 anni.

Pandemia: l’informazione è confusa

Il giudizio sulla qualità dell’informazione veicolata in merito alla pandemia da Covid-19 dai differenti canali mette al primo posto una sensazione di confusione. Ad essere considerata portatrice di confusione è l’informazione veicolata dai Social Network (40%); seguono le comunicazioni ufficiali del Governo, del Ministero della Salute e delle Regioni (36%) e, infine, quella offerta dai mezzi di comunicazione di massa (28,3%). I mezzi di comunicazione di massa sono anche quelli ritenuti più spesso in grado di fornire informazioni utili (25%), seguiti dalle comunicazioni ufficiali (23,9%), ma sono anche i più accusati di diffondere notizie allarmistiche, con il 22,8% di preferenze per questa opzione (17,6% Social Network e 12,7% comunicazioni ufficiali).

Le comunicazioni ufficiali provenienti dalle Istituzioni guadagnano il primato nell’essere considerate veritiere (20,1%); per i Tv, radio, ecc., la percentuale di quanti ritengono diffondano notizie veritiere scende al 9,2% e per i Social Network si abbassa ulteriormente al 4,5%. Questi ultimi sono invece più spesso giudicati asfissianti (18,5%); esprimono lo stesso parere relativamente ai mezzi di comunicazione di massa il 14,7% del campione e il 7,3% per quanto riguarda le comunicazioni ufficiali.

Nel complesso, gli italiani sono convinti che l’informazione più utile e più vicina alla realtà rispetto al Covid-19 sia quella veicolata dalle Istituzioni (in totale 44%), seguita da quella trasmessa dai mezzi di diffusione di massa (34,2%) e, a chiudere, quella che circola sui Social Network (23,9%).

 

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