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Identità di genere, un italiano su due favorevole al riconoscimento

di
redazione

Tra le new entry dei temi proposti dall’Eurispes nel Rapporto Italia, c’è la possibilità di autorizzare il cambiamento di sesso tramite autodichiarazione dell’interessato, anche senza certificazioni mediche. L’opinione pubblica in merito denota un certo grado di chiusura: meno di quattro italiani su dieci sono d’accordo (37,2%). Nella serie storica si assiste a una riconferma del dato del 2022 (37,6%), dopo una crescita dei consensi al 40,7% registrata nel 2024. Si tratta di un tema di forte complessità, che richiede una seria riflessione sulla libertà di autodeterminazione e una discussione pubblica e politica responsabile e approfondita.

Il 51,1% degli italiani è a favore del riconoscimento delle identità di genere, ma la percentuale è in calo

Sul riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile o nel maschile appare esserci invece maggiore consenso, seppure questa sia l’opinione di poco più della metà degli italiani (51,1%). Tale percentuale è cresciuta rispetto alle prime rilevazioni del 2022 (49,2%), ma ha segnato una perdita di consenso (-2,4%) rispetto alle ultime rilevazioni del 2024 (53,5%).

I giovani si dimostrano più aperti e meno resistenti al cambiamento, abbracciano idee avanzate sulla tutela dei diritti civili

Analizzando il dato per fasce d’età, i giovani si dimostrano più aperti e meno resistenti al cambiamento, abbracciano idee avanzate sulla tutela dei diritti civili, così come dimostrano maggiore accettazione rispetto a nuove forme di convivenza familiare e una maggiore propensione a posizioni più laiche. Per quanto riguarda la possibilità di autorizzare il cambiamento di sesso tramite autodichiarazione dell’interessato, anche senza certificazioni mediche, sono i più giovani a denotare maggiore apertura: il 59% dei 18-24enni e il 50,5% dei 25-34enni si dichiarano a favore, mentre dai dati si evince come tale questione sia piuttosto lontana dalla sensibilità delle persone più anziane: il tema raccoglie il 33,1% dei consensi tra i 45-64enni e il 26,1% tra le persone con più di 64 anni. Il riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile e nel maschile è maggiormente condivisa dalle fasce di popolazione più giovani: si dichiara a favore il 68,3% dei 18-24enni e il 58,5% dei 25-34enni, mentre con l’avanzare dell’età la percentuale di consenso inizia a scemare: 49,5% tra i 45-64enni e 41,3% tra gli over 64.

Per area politica, le posizioni più avanzate vengono espresse dagli elettori del centro, seguiti a una certa distanza della sinistra

Per area politica, il grado di apertura sul riconoscimento delle identità di genere con autodichiarazione varia: posizioni più avanzate vengono espresse dagli elettori del centro, seguiti a una certa distanza della sinistra e del centro-sinistra (rispettivamente, il 53,3%, il 44,3% e il 42,8% a favore), mentre posizioni decisamente più conservatrici sono espresse dai cittadini vicini al centro-destra e alla destra (rispettivamente, soltanto il 27% e 19,7% di pareri a favore). Il riconoscimento delle identità di genere che non si riconoscono nel maschile e nel femminile rappresenta, invece, un tema, verso il quale gli italiani denotano una maggiore apertura, pur nelle differenze fin qui rilevate. Si dichiara a favore ben il 63% di chi si riconosce nella sinistra, il 55,9% di chi si sente vicino al centro-sinistra e il 55,6% di chi si riconosce nel centro, mentre tale percentuale crolla al 30,1% tra gli elettori del centro-destra, i quali, come più volte fin qui rilevato, rappresentano la fetta di popolazione che esprime le posizioni meno avanzate rispetto a tutte le altre.

Le percentuali a favore del riconoscimento delle identità di genere crescono progressivamente in relazione al titolo di studio conseguito

La scomposizione del dato in base al titolo di studio mostra come le persone con un grado di scolarizzazione più alto siano, complessivamente, l’avamposto delle posizioni più aperte presso l’opinione pubblica rispetto ad una varietà di temi etici. Le percentuali a favore dei temi proposti crescono progressivamente in relazione al titolo di studio conseguito. Per l’autorizzare il cambiamento di sesso tramite autodichiarazione dell’interessato, il grado di apertura rispetto a questa ipotesi varia in funzione del grado di scolarizzazione; tuttavia, anche tra chi possiede un titolo di studio terziario, meno della metà (46,4%) è pronta ad accogliere un’ipotesi del genere, mentre tra chi ha un grado di istruzione minimo (licenza elementare o nessun titolo di studio) solo il 13% accetta tale idea. Sul riconoscimento delle identità di genere che non si rispecchiano nel femminile o nel maschile le posizioni appaiono meno rigide, ma denotano da parte dei soggetti meno scolarizzati un atteggiamento di forte chiusura: mentre tra i laureati il 65% si dichiara a favore, tra i diplomati tale percentuale scende al 50,9%, tra chi possiede la licenza media al 41,5% e tra chi ha conseguito la licenza elementare o non ha conseguito alcun titolo di studio la percentuale dei favorevoli raggiunge soltanto il 16,7%.

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