Secondo diversi studi internazionali, una percentuale significativa di italiani fatica a comprendere testi complessi, a interpretare dati o a esprimere idee in modo chiaro e articolato. Questo ci colloca agli ultimi posti in Europa per competenze di lettura e comprensione del testo, nella comprensione e nell’utilizzo delle capacità numeriche. L’analfabetismo funzionale indica l’incapacità di comprendere e utilizzare informazioni nella vita quotidiana, nonostante si sappia leggere e scrivere.
Analfabetismo funzionale: la misurazione delle competenze nei dati Ocse
Il PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Compentencies) è un programma internazionale, ideato dall’Ocse, con l’obiettivo di valutare le competenze della popolazione adulta (16-65 anni). Le prove misurano la capacità dei rispondenti di utilizzare strategie cognitive per risolvere problemi quotidiani, senza la necessità di possedere conoscenze specialistiche o di padroneggiare contenuti specifici. Literacy, numeracy e problem solving adattivo sono considerate competenze essenziali per accedere, comprendere, analizzare e utilizzare informazioni in vari contesti. I risultati delle prove sono espressi su una scala da 0 a 500 punti e le competenze sono suddivise in 6 livelli, permettendo di classificare gli adulti in base alla loro performance.
Literacy, numeracy e problem solving sono considerate competenze essenziali per accedere, comprendere, analizzare e utilizzare informazioni in vari contesti
In Italia gli adulti tra i 16 e i 65 anni hanno riportato un punteggio medio di 245 in Literacy (inferiore alla media Ocse, che si colloca a 260), di 244 punti in Numeracy (inferiore alla media Ocse, che si attesta a 263) e di 231 punti in Adaptive Problem Solving (inferiore alla media Ocse, pari a 251 punti). In Italia il 10% degli adulti ha ottenuto un punteggio inferiore al livello 1 in Literacy (superiore alla media Ocse: 9%), il 25% un punteggio pari a 1 (superiore alla media Ocse: 17%). Il 35% ha riportato un punteggio pari al livello 2 (superiore alla media Ocse: 31%), il 24% un punteggio pari al livello 3 (inferiore alla media Ocse: 31%) e il 5% un punteggio pari al livello 4 e superiore (inferiore alla media Ocse: 12%). L’analisi dei dati in base alle fasce d’età evidenzia come la fascia di popolazione più giovane (16-24 anni) raggiunga punteggi di competenza più elevata rispetto al resto della popolazione.
Le regioni del Nord e del Centro registrano punteggi di competenza in linea con la media Ocse, mentre nel Mezzogiorno i punteggi sono sensibilmente inferiori
Le regioni del Nord-Ovest, del Nord-Est e del Centro fanno registrare punteggi di competenza in linea con quelli della media Ocse, mentre nelle regioni del Mezzogiorno i punteggi sono sensibilmente inferiori. Dal punto di vista del genere, in Italia non si rilevano differenze tra maschi e donne. In Numeracy l’11% degli italiani ha riportato un punteggio inferiore al livello 1 (superiore alla media Ocse: 9%), il 24% un punteggio pari al livello 1 (superiore alla media Ocse: 16%), il 35% un punteggio pari al livello 2 (superiore alla media Ocse: 31%), il 23% un punteggio pari al livello 3 (inferiore alla media Ocse: 31%) e il 6% un punteggio pari o superiore al livello 4 (inferiore alla media Ocse: 14%). La fascia di età compresa tra 16-24 anni e quella tra 25-34 anni fa registrare punteggi superiori rispetto al resto della popolazione, in particolare ai partecipanti della fascia 55-65 anni. Nelle regioni del Nord-Est si registrano livelli di competenza pari a quelli della media Ocse, e gli uomini italiani ottengono performance migliori rispetto alle donne.
L’Italia risulta indietro per livelli di competenza in tutti i dominî esaminati rispetto alla media Ocse
In Adaptive Problem Solving quasi la metà dei cittadini italiani (46%) ha riportato un punteggio inferiore o pari al livello 1 (superiore alla media Ocse: 30%), il 40% un punteggio pari al livello 2 (superiore alla media Ocse: 38%), il 14% un punteggio pari al livello 3 (inferiore alla media Ocse: 27%) e solo l’1% un punteggio pari o superiore al livello 4 (inferiore alla media Ocse: 5%). In sintesi, dalla rilevazione emerge che l’Italia risulta indietro per livelli di competenza in tutti i dominî esaminati rispetto alla media dei paesi Ocse e vengono confermati alcuni dati strutturali rilevabili in molti altri àmbiti: un Paese “a due velocità”, caratterizzato da divari territoriali importanti, con il Nord che sopravanza il Sud; scelta di percorsi di studio ancora differenziati tra donne e uomini, con quota minima delle prime con istruzione terziaria in ambito STEM e divari sensibili tra le fasce dei giovanissimi e dei giovani e quella degli anziani, con progressiva perdita di competenze all’avanzare dell’età.
L’analfabetismo funzionale preclude la possibilità di una piena inclusione sociale e di sviluppo personale
Il possesso o il deficit di un buon bagaglio di competenze esercita un’importante influenza sulla vita dei cittadini, in termini di partecipazione alla vita sociale, economica e politica, all’esercizio dei diritti di cittadinanza e sono essenziali per l’inclusione sociale e lo sviluppo e la realizzazione personali. Le persone con un più elevato livello di istruzione tendono ad avere un più alto livello di competenza, condizione che favorisce l’accesso a rilevanti vantaggi economici e sociali. Per quanto concerne l’ingresso nel mondo del lavoro e l’opportunità di accedere a migliori opportunità lavorative, in Italia – come nella media dei paesi Ocse – gli adulti che raggiungono alti livelli di competenza in Numeracy (livello 4 e superiori) ottengono maggiori e migliori opportunità lavorative rispetto ai cosiddetti low performer, che si collocano al livello 1 o inferiore.
*Marialuisa Pinna, ricercatrice dell’Eurispes.