In un’epoca segnata da trasformazioni rapide e profonde del mondo del lavoro, l’orientamento scolastico rappresenta una leva essenziale per garantire pari opportunità e costruire una forza lavoro competente, resiliente e inclusiva. Eppure, come mostra il report OCSE “The State of Global Teenage Career Preparation”, milioni di adolescenti di tutto il mondo si approcciano alle scelte sulla carriera senza una direzione chiara da seguire. Basato sui dati PISA 2022 e sulle testimonianze di quasi 700.000 quindicenni provenienti da 81 paesi, il documento delinea un quadro preoccupante che va ben oltre le statistiche, rivelando una frattura profonda tra le aspirazioni dei giovani e la realtà del mercato del lavoro contemporaneo. Come ha sottolineato Andreas Schleicher, Direttore per l’Istruzione e le Competenze dell’OCSE, «Se il metro di valutazione di una società è dato da quanto bene prepara i suoi giovani a scrivere la storia della propria vita, questo rapporto è un campanello d’allarme». I dati raccolti raccontano di una generazione che, nonostante abbia accesso a informazioni senza precedenti, naviga verso il futuro con una bussola rotta, manifestando livelli di incertezza professionale mai registrati prima.
Il report Ocse documenta come milioni di adolescenti di tutto il mondo si approccino alle scelte sulla carriera senza una direzione chiara da seguire
Il dato più eclatante emerso dalla ricerca riguarda l’incremento drammatico dell’incertezza professionale tra gli adolescenti. All’inizio del secolo, meno di un adolescente su quattro non riusciva ad indicare il lavoro che si aspettava di svolgere all’età di trent’anni, oggi il 39% degli studenti non ha aspettative di carriera definite, la percentuale più alta mai registrata con un balzo significativo rispetto al 2018, quando era poco inferiore al 25%. Il criterio utilizzato da PISA per classificare gli studenti come “incerti sulla carriera” include coloro che non forniscono una risposta quando richiesto, dichiarano di non sapere, o forniscono risposte troppo vaghe per essere classificate secondo la Classificazione Internazionale Standard delle Occupazioni (ISCO). Questo fenomeno non rappresenta semplicemente una mancanza di decisione, ma riflette una condizione più profonda di disorientamento che ha conseguenze concrete sulla motivazione e sull’impegno scolastico presente. L’incertezza genera esitazione: i giovani che non riescono a immaginare il proprio futuro sono meno propensi a investire sforzi nel presente, e la ricerca longitudinale mostra che entrano nell’età adulta con prospettive lavorative più deboli. Si tratta di un circolo vizioso in cui l’assenza di prospettive chiare compromette l’impegno formativo, riducendo ulteriormente le possibilità future di inserimento lavorativo qualificato.
Nonostante le trasformazioni radicali del mercato del lavoro degli ultimi due decenni, le aspirazioni giovanili rimangono ancorate a modelli professionali tradizionali
Parallelamente al fenomeno dell’incertezza, il rapporto documenta un altro aspetto critico: la concentrazione delle aspirazioni professionali su un numero limitato di occupazioni considerate ad alto prestigio. Il 58% degli studenti che dichiarano un obiettivo professionale si aspettano di lavorare come professionisti – medici, ingegneri, avvocati e simili – nonostante questi lavori rappresentino una fetta molto più piccola delle forze lavoro nazionali. Si tratta di un dato che rivela una staticità allarmante: nonostante le trasformazioni radicali del mercato del lavoro degli ultimi due decenni, caratterizzate dall’emergere di nuove professioni legate alla digitalizzazione e alla sostenibilità, le aspirazioni giovanili rimangono ancorate a modelli professionali tradizionali. La tendenza verso le professioni tradizionali non sarebbe così problematica se accompagnata da una comprensione realistica dei percorsi formativi necessari. Tuttavia, un fatto ancora più notevole è che uno studente su cinque si aspetta una carriera professionale pur dichiarando di voler interrompere la propria istruzione dopo la scuola secondaria superiore. Il risultato è una “career misalignment” che colpisce il 21% degli studenti OCSE e si concentra soprattutto tra i giovani provenienti da contesti sociali svantaggiati.
Ancora oggi, ad influenzare le aspettative più che il merito scolastico è il background socio-economico
Il rapporto conferma inoltre come il sistema scolastico non sia ancora in grado di superare i limiti alla mobilità sociale: ad influenzare le aspettative è, ancora oggi, più che il merito scolastico il background socio-economico che continua a svolgere un ruolo determinante nelle scelte educative e professionali. Tra gli studenti con prestazioni elevate, quelli provenienti dal quartile socio-economico più basso hanno il 22% in meno di probabilità di pianificare il completamento dell’istruzione terziaria rispetto ai loro coetanei più avvantaggiati e il 9% in più afferma di temere che la mancanza di denaro gli impedirà di coltivare i propri interessi dopo la scuola dell’obbligo. Il paradosso diventa ancora più evidente quando si considera il confronto inverso: un adolescente con prestazioni basse proveniente da una famiglia benestante ha più probabilità di completare l’istruzione universitaria rispetto ad uno studente con i migliori risultati proveniente da una famiglia povera. Questa dinamica evidenzia come il sistema educativo, nonostante gli sforzi per promuovere la meritocrazia, continui a riprodurre le disuguaglianze sociali esistenti e come, tanto nel mondo della formazione quanto in quello lavorativo, permangano barriere strutturali invisibili, ma terribilmente potenti.
All’età di 15 anni solo il 45% degli studenti OCSE ha visitato un luogo di lavoro o svolto un job shadowing
Alla base del problema dell’incertezza e del disallineamento fra aspettative e mercato del lavoro, vi è la debolezza dei sistemi di orientamento scolastico e lo scarso collegamento fra scuola e lavoro. Il rapporto documenta una carenza diffusa nelle attività di orientamento professionale che collegano gli studenti al mondo del lavoro reale. Nel 2022, all’età di 15 anni solo il 45% degli studenti OCSE aveva visitato un luogo di lavoro o svolto un job shadowing[1], il 35% aveva partecipato a una fiera del lavoro e il 35% aveva completato un tirocinio, tutte attività che la letteratura OCSE collega ad esiti occupazionali migliori. Inoltre gli studenti che hanno partecipato ad attività di questo tipo, affermano che si sono verificate una sola volta, limitando le opportunità di acquisire ulteriori informazioni ed esperienze nuove e utili. Anche in questo caso, il punto di partenza familiare fa la differenza: la scarsità di esperienze dirette con il mondo del lavoro è particolarmente grave tra gli studenti socialmente svantaggiati e, a parità di rendimento scolastico, gli studenti meno abbienti hanno meno probabilità di ricevere orientamento, di partecipare a attività di mentoring o accedere a informazioni sui percorsi formativi più efficaci.
Il 47,3% degli adolescenti teme di non essere preparato alla vita dopo la scuola dell’obbligo e il 49% ritiene che la scuola abbia fatto poco per prepararli alla vita adulta
Il sentimento di sfiducia nei confronti del sistema scolastico è documentato dalle risposte fornite dagli studenti ad una serie di domande specifiche: il 47,3% concorda sul fatto di temere di non essere preparato alla vita dopo la scuola dell’obbligo e il 49% ritiene che la scuola abbia fatto poco per prepararli alla vita adulta, il 46,1% pensa che la scuola non abbia dato loro gli strumenti per saper prendere decisioni con sicurezza, il 34% non si sente adeguatamente informato sui possibili percorsi dopo l’istruzione obbligatoria, il 32,6% afferma di non aver ricevuto una formazione che potrebbe essere utile in contesti di lavoro e, infine, il 24,2% pensa che la scuola sia stata una perdita di tempo. Tutti questi segnali – crescente incertezza, disallineamento tra carriera e istruzione e persistenti squilibri sociali – formano un messaggio univoco: i giovani non sono a corto di sogni, ma sono a corto di informazioni affidabili e personalizzate su come il mercato del lavoro sta cambiando e cosa servirà per prosperare in esso. Questo scenario ha importanti implicazioni macroeconomiche. La concentrazione delle aspirazioni su un numero limitato di professioni combinata con la scarsa conoscenza di settori emergenti o strategicamente importanti, alimenta uno dei paradossi del mercato del lavoro contemporaneo: disoccupazione giovanile elevata da un lato, carenza di competenze in settori chiave dall’altro.
L’OCSE lancia un appello ad investire precocemente in sistemi di orientamento strutturati, accessibili e inclusivi
La dimensione del problema emerso dallo studio – 690.000 adolescenti in 81 paesi che manifestano livelli senza precedenti di disorientamento professionale – suggerisce che non si tratta di un fenomeno transitorio o localizzato, ma di una trasformazione strutturale che richiede risposte altrettanto strutturali. La sfida non è solo quella di fornire informazioni più accurate sui mercati del lavoro, ma di costruire ponti più solidi tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro, creando percorsi che permettano ai giovani di sperimentare e comprendere le opportunità disponibili. L’OCSE lancia dunque un appello ad investire precocemente in sistemi di orientamento strutturati, accessibili e inclusivi, che prevedano un’interazione sistematica con il mondo del lavoro e siano in grado di colmare i divari sociali. Non si tratta solo di aiutare gli studenti a “scegliere” un lavoro, ma di costruire competenze per decodificare la complessità dell’economia contemporanea e di restituire alla scuola il suo ruolo di agente di emancipazione sociale. In un’epoca di trasformazioni rapide e spesso imprevedibili del mercato del lavoro, aiutare i giovani a navigare verso il loro futuro professionale non è solo una priorità pedagogica, ma una responsabilità sociale ed economica. Il prezzo dell’inazione, come dimostra chiaramente il rapporto, è una generazione che entra nell’età adulta con aspettative sfocate, competenze inadeguate e opportunità sprecate.
[1] Modalità di orientamento professionale che consiste nell’osservazione diretta di un lavoratore durante la sua giornata lavorativa.
*Mariarosaria Zamboi, ricercatrice dell’Eurispes.