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Lorenzo Pregliasco, comunicare la salute tra percezioni e aspettative generazionali

di
Antonio Alizzi

Pubblichiamo l’intervista a Lorenzo Pregliasco, esperto di comunicazione politica e opinione pubblica, Founding Partner di Quorum e Youtrend e membro della European Society for Opinion and Marketing Research.

Dottor Pregliasco, come cambia la comunicazione politica quando si parla di salute rispetto ad altri temi? Ci sono dinamiche particolari che emergono?

Le dinamiche della comunicazione politica in materia di salute sono simili a quelle che si riscontrano in altri àmbiti, sebbene ci sia una differenza parziale dovuta alla delicatezza del tema. Quando i politici affrontano il tema della salute, toccano qualcosa che riguarda, direttamente o indirettamente, tutti. Questo porta a una certa cautela e prudenza nelle comunicazioni politiche, forse più che su altri temi. Le proposte e le soluzioni politiche possono differire, ma si parte spesso da un terreno più condiviso rispetto ad altre questioni, nonostante la divisività e la polarizzazione emerse, ad esempio, durante la pandemia.

Qual è l’attuale relazione tra opinione pubblica e salute? Quali sono le percezioni dominanti? Il consenso dell’opinione pubblica sembra reagire lentamente e in modo non organizzato di fronte ai tagli delle risorse per la salute. È una percezione corretta? Se sì, quali sono le ragioni?

L’attuale relazione tra opinione pubblica e sanità si articola su una doppia tendenza. Da un lato, c’è una forte importanza attribuita alla salute e al servizio sanitario pubblico. Ad esempio, un nostro sondaggio per Sky TG24 di un anno fa mostrava che l’83% degli intervistati era favorevole alla gestione statale del sistema sanitario, ma solo il 30% circa si diceva soddisfatto del sistema sanitario italiano, con un 60% di insoddisfatti. Insomma: l’opinione pubblica sostiene la sanità pubblica ed è favorevole, per esempio, ad aumentare i salari del personale sanitario, ma al contempo esprime un giudizio negativo sull’attuale stato della sanità italiana; forse anche perché sperimenta sulla propria pelle il grande problema delle liste d’attesa. Secondo i dati Youtrend per Sky TG24 il 64% degli italiani nell’ultimo anno ha dovuto aspettare oltre tre mesi per un appuntamento tramite il SSN: in quasi metà dei casi ci si è rivolti al privato, e in un 16% dei casi si è rinunciato alla visita o all’esame. L’ambito di intervento prioritario è quello della riduzione delle liste d’attesa, indicata da quasi il 40% degli intervistati.

Con l’arrivo di nuove campagne elettorali, quali sono i sentimenti e le aspettative dell’opinione pubblica sul tema della salute?

Le aspettative nei confronti della sanità sono in linea con quanto appena detto. In questo periodo di elezioni regionali, la salute emerge come un tema molto rilevante nelle varie analisi e rilevazioni che conduciamo a livello locale. Anche nelle regioni del Centro-Nord, che tendono a offrire un sistema sanitario di qualità superiore, si riscontrano spesso percezioni critiche, soprattutto in relazione ai tempi di attesa. La sanità è dunque trasversalmente vista come un tema chiave: anche se spesso le persone non hanno una chiara percezione di quale istituzione si occupi esattamente di cosa, è ormai stata assorbita l’idea – anche per effetto della pandemia – che siano le Regioni a gestire il servizio sanitario.

Gemello digitale, telemedicina e digitalizzazione dei servizi sanitari: sono trend che catturano l’interesse anche dell’opinione pubblica? Dal punto di vista di chi governa, puntare su questi temi garantisce consenso?

Indubbiamente, la digitalizzazione dei servizi sanitari raccoglie sempre più interesse presso l’opinione pubblica. Le nostre analisi degli ultimi anni hanno mostrato come le persone auspicano una maggiore digitalizzazione e innovazione tecnologica nella sanità, anche perché questo è percepito come un miglioramento dell’efficacia del settore. Non si tratta solo di innovazioni da cui non si può tornare indietro, ma la digitalizzazione è vista come un elemento positivo per aumentare l’efficienza della sanità. Questo è, se vogliamo, un punto a favore per chi governa e attua politiche di questo tipo.

Esiste una connessione tra l’evasione fiscale e la percezione di una riduzione delle risorse per la salute? Come viene gestita questa narrazione?

Nel dibattito pubblico e nel sentire collettivo emerge una forte connessione tra sanità, fiscalità e bilancio pubblico. La sanità è spesso percepita come simbolo della spesa pubblica e della destinazione delle tasse. Anche se, nella realtà, la salute pesa sul bilancio pubblico solo in parte, l’idea diffusa è che, quando si pensa alla destinazione delle risorse fiscali, il pensiero ricada spesso sulla sanità. Questo crea una percezione dell’evasione fiscale come una violazione di quel patto sociale che permette di mantenere un sistema sanitario non gratuito, ma di fatto quasi gratuito per l’utente finale, il paziente, nella maggior parte dei casi. Questo è un aspetto che emerge chiaramente nelle conversazioni e presso l’opinione pubblica italiana.

Quanto il tema dell’immigrazione, soprattutto quella irregolare, influenza la comunicazione politica sulla salute?

Anche il tema dell’immigrazione è spesso connesso, nel dibattito pubblico italiano, alla sanità, in particolare all’immigrazione irregolare. Si verifica un fenomeno simile al dibattito sulla fiscalità, con l’associazione tra immigrato irregolare e evasore fiscale, come se chi è presente irregolarmente in Italia, e quindi non paga tasse, avesse meno diritto all’assistenza sanitaria. Qui ci troviamo nel campo del cosiddetto “welfare sciovinismo”, ovvero la tendenza a vedere l’immigrato, specialmente se irregolare, come una minaccia per l’accesso ai servizi sociali. Tuttavia, dai dati emerge che molte persone immigrate regolarmente, spesso giovani, lavorano, versano tasse e contributi e quindi, da un punto di vista economico, avrebbero diritto ‒ se non maggiore diritto ‒ all’assistenza sanitaria rispetto ad alcuni italiani che non lavorano. Queste considerazioni, però, restano comunque delicate e un po’ forzate.

Oggi convivono sei generazioni diverse, un fatto senza precedenti. Quali effetti ha questo sulla comunicazione della salute e sulle aspettative dell’opinione pubblica? L’invecchiamento della popolazione è uno dei fattori demografici più significativi del nostro tempo. Quali sono gli impatti di questo fenomeno sull’opinione pubblica in termini di aspettative e richieste di servizi sanitari?

Oggi ci troviamo con generazioni diverse, con linguaggi, immaginari e aspettative differenti anche in termini di salute. È evidente, per esempio, che le aspettative di un ventenne della Generazione Z sulla salute siano diverse rispetto a quelle di un over 70. Notiamo una chiara relazione tra l’età e la percezione della sanità come una questione centrale e urgente, vista come un problema immediato e tangibile per le età più mature, mentre per le generazioni più giovani è un tema percepito come meno pressante. Viviamo, però, in un contesto caratterizzato da una crescente necessità di assistenza sanitaria, legata all’aumento dell’aspettativa di vita e accompagnata dalla contrazione del numero di persone che lavorano e che quindi possono pagare le tasse e sostenere il sistema sanitario, così come quello pensionistico. Questo è uno dei grandi nodi della nostra società, in Italia come in altri paesi europei. In definitiva, ci sono percezioni e aspettative diverse. Esiste un’aspettativa crescente sulla sanità con l’avanzare dell’età, ma anche uno squilibrio tra il peso della generazione che necessita di più assistenza sanitaria e il peso di chi, lavorando e versando tasse, deve sostenere questa necessità di salute.

L’intervista a Lorenzo Pregliasco è inserita nel 3° Rapporto sulla Salute e il Sistema sanitario realizzato da Eurispes-Enpam.

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