Stadi: la situazione italiana in attesa di Euro 2032
Nel 2032, grazie alla co-assegnazione di “Euro 2032” insieme alla Turchia, l’Italia tornerà a ospitare un grande evento calcistico. La necessità di individuare cinque impianti, che rispettino le norme UEFA e in cui ospitare le partite dell’Europeo, rappresenta un’utile occasione per analizzare la situazione degli stadi in Italia.
Ormai da decenni in Italia si parla dell’obsolescenza di molti stadi presenti nel nostro Paese e di come questa circostanza influisca negativamente sull’intera industria del calcio visto il ruolo sempre più importante che gli impianti sportivi ricoprono per la crescita sportiva ed economica dei club.
Gli stadi italiani non sono pronti per Euro 2032
In Italia il Calcio è un importante settore economico, che nel 2024 ha avuto un impatto sul Pil del nostro Paese superiore agli 11 miliardi di euro, e ha generato, secondo il “Report Calcio” della Figc, più di 1,3 miliardi di contribuiti fiscali e previdenziali e ha dato occupazione ad oltre 120mila persone. Eppure dei 129 stadi omologati per almeno 5.500 persone, il 60% risale a un periodo compreso tra il 1920 e il 1970[1].
Il valore degli stadi per le società calcistiche
Nell’ultimo ventennio si è assistito ad una profonda e radicale modifica dell’approccio al business calcistico. L’epoca in cui le società di calcio erano associazioni dedite principalmente ad offrire uno spettacolo a tifosi e spettatori appartiene al passato. Come appartiene al passato un modello incentrato sulla “passione” di un ricco imprenditore che decide di spendere risorse personali su di un club. Le società sportive sono ormai delle vere e proprie aziende gestite secondo criteri principalmente economici attraverso una forma di gestione societaria che trascende dall’ambito del semplice avvenimento sportivo. In questo contesto lo stadio, soprattutto se di proprietà, rappresenta un asset fondamentale per la sostenibilità di un club in quanto:
- permette di abbattere i costi di gestione (ad esempio, legati all’affitto dello stadio);
- rappresenta un importante investimento immobiliare per il patrimonio di un club;
- genera un importante aumento dei ricavi che non dipende necessariamente dai risultati sportivi.
Affinché ciò sia possibile, la struttura dovrebbe essere costruita secondo criteri che rendano lo stadio uno spazio multifunzionale, aperto sette giorni su sette, dotato di servizi interni ed esterni, come negozi, ristoranti, uffici, musei, etc. in grado al contempo di attrarre visitatori anche in assenza di un evento sportivo, e di rendere il più ricca possibile la fruizione dello stesso. L’esperienza maturata negli ultimi decenni sia negli Stati Uniti sia in altri paesi europei (soprattutto in Inghilterra), ha ampiamente dimostrato come la costruzione di uno stadio, realizzato con questo tipo di concezione, possa avere ricadute economiche positive tanto per la società sportiva che lo possiede quanto per l’area della città dove sorge.
Tra gli stadi italiani solo un impianto è pronto ad ospitare le partite di Euro 2032
Ad oggi, in Italia esiste un solo impianto pronto ad ospitare le partite di Euro 2032: si tratta dell’Allianz Stadium di Torino dove gioca la Juventus, mentre gli stadi Olimpico di Roma e San Siro di Milano, pur necessitando di lavori di ristrutturazione, sono vicini a rispettare i paletti imposti dalla UEFA. Ma, per quanto riguarda gli ultimi due stadi che dovrebbero ospitare le partite della competizione, non vi è particolare chiarezza. La federazione dovrà scegliere tra due delle rimanenti sette città indicate in fase di candidatura (Firenze, Bologna, Bari, Napoli, Genova, Verona e Cagliari) senza che in nessuna di queste sia, ad oggi, presente uno stadio considerato a norma UEFA. Il confronto con la Turchia, da questo punto di vista, mostra chiaramente il livello di ritardo del nostro Paese, dato che dei dieci stadi indicati in fase di candidatura dalla Turchia, nove, sarebbero già pronti per ospitare le partite dell’Europeo.
L’Italia ancora troppo indietro paga una politica sulle infrastrutture sportive obsoleta e farraginosa
L’Italia è indietro e paga una politica sulle infrastrutture sportive obsoleta e farraginosa che negli anni ha ostacolato più di un progetto. Basti pensare come, tra il 2010 e il 2020 in Europa siano stati eretti 153 nuovi impianti con investimenti per oltre 20 miliardi euro[2]. Di questi, solo 3 hanno riguardato il nostro Paese. La situazione sembrerebbe essere leggermente migliorata negli ultimi anni, anche, grazie alla legge sugli stadi del 2014, ma siamo ancora ben lontani dai livelli europei, per non parlare degli Stati Uniti dove nei prossimi 5 anni sono progettati investimenti in stadi per oltre 10 miliardi di euro.
I due elementi di criticità che caratterizzano le infrastrutture calcistiche nel nostro Paese
È possibile individuare almeno due elementi di criticità che caratterizzano le infrastrutture calcistiche nel nostro Paese. Il primo riguarda l’età media delle strutture che si aggira intorno ai 60 anni. Questo elemento, oltre a indicare la presenza di strutture spesso fatiscenti e con grossi problemi di manutenzione, evidenzia due ulteriori ordini di problemi. Il primo riguarda l’assenza di “aree ospitalità” che dovrebbero permettere alle società di massimizzare i profitti derivanti dalla gestione degli impianti. Il secondo riguarda la creazione di stadi concepiti, a suo tempo, come strutture polisportive in grado di ospitare diverse tipologie di eventi come, ad esempio, le gare di atletica. Molti stadi in Italia, infatti, hanno ancora la pista di atletica leggera intorno al campo: questo fa sì che i tifosi, soprattutto nelle curve, siano molto lontani dalle azioni di gioco condizionando in maniera spesso importante la qualità dello spettacolo offerto.
Altro aspetto estremamente rilevante riguarda la proprietà degli stadi. Dei 23 stadi con capienza superiore ai 22mila posti solamente tre (Juventus, Atalanta e Udinese) sono di proprietà della squadra che vi gioca. La situazione risulta ancora peggiore analizzando gli oltre 120 stadi con capienza superiore ai 5mila posti presenti in Italia, dato che di questi solamente sei sono di proprietà delle squadre (Juventus, Atalanta, Udinese, Cremonese, Sassuolo e Frosinone). Per le società, avere uno stadio di proprietà comporta innanzitutto l’abbattimento dei costi di affitto, la durata della concessione e l’eventuale utilizzo dell’impianto. Al di là della riduzione dei costi, le principali opportunità di guadagno derivano dalla possibilità di gestione dei servizi collegati allo stadio, che spesso sono quasi completamente assenti, poiché non erano stati concepiti al momento della costruzione.
Stadi In Italia con capienza superiore ai 22.000 posti
Stadio | Capienza | Società | Città | Anno di costruzione | Proprietà |
Giuseppe Meazza | 75.923 | Inter/Milan | Milano | 1926 | Comune di Milano |
Stadio Olimpico | 70.634 | Lazio/Roma | Roma | 1953 | Sport e Salute S.p.A. |
San Nicola | 58.270 | Bari | Bari | 1990 | Comune di Bari |
Diego Armando Maradona | 54.726 | Napoli | Napoli | 1959 | Comune di Napoli |
Artemio Franchi | 43.147 | Fiorentina | Firenze | 1931 | Comune di Firenze |
Allianz Stadium | 41.507 | Juventus | Torino | 2011 | Juventus Football Club S.p.A. |
Marcantonio Bentegodi | 39.211 | Hellas Verona | Verona | 1963 | Comune di Verona |
San Filippo-Franco Scoglio | 38.722 | Messina | Messina | 2004 | Comune di Messina |
Renato Dall’Ara | 36.462 | Bologna | Bologna | 1927 | Comune di Bologna |
Stadio Renzo Barbera | 36.365 | Palermo | Palermo | 1932 | Comune di Palermo |
Stadio Luigi Ferraris | 34.901 | Genoa/ Sampdoria | Genova | 1911 | Comune di Genova |
Stadio Ettore Giardino – Via del Mare | 31.559 | Lecce | Lecce | 1966 | Comune di Lecce |
Stadio Arechi | 39.739 | Salernitana | Salerno | 1990 | Comune di Salerno |
Stadio Nereo Rocco | 28.565 | Triestina | Trieste | 1992 | Comune di Trieste |
Stadio Olimpico Grande Torino | 28.177 | Torino | Torino | 1933 | Comune di Torino |
Stadio Renato Curi | 28.000 | Perugia | Perugia | 1975 | Comune di Perugia |
Stadio Oreste Granillo | 26.343 | Reggina | Reggio Calabria | 1932 | Comune di Reggio Calabria |
Stadio Partenio-Adriano Lombardi | 26.308 | Avellino | Avellino | 1973 | Comune di Avellino |
Stadio Friuli | 25.144 | Udinese | Udine | 1976 | Udinese Calcio S.p.A. |
Gewiss Stadium | 24.950 | Atalanta | Bergamo | 1928 | Stadio Atalanta S.r.L. |
Stadio San Vito Gigi Marulla | 24.479 | Cosenza | Cosenza | 1964 | Comune di Cosenza |
Orogel Stadium-Dino Manuzzi | 23.860 | Cesena | Cesena | 1957 | Comune di Cesena |
Stadio Ennio Tardini | 22.352 | Parma | Parma | 1924 | Comune di Parma |
Fonte: Centro documentazione dell’Eurispes.
Stadi italiani: l’esempio del nuovo stadio di Roma
A conclusione di questa breve disamina sulla situazione in Italia si può citare il caso relativo alla costruzione del nuovo stadio della Roma in quanto particolarmente emblematico delle difficoltà italiane. Secondo il primo progetto, presentato nel 2012 all’allora sindaco, la struttura si sarebbe dovuta costruire a Tor di Valle e avrebbe dovuto vedere la luce entro il 2016/2017. Dopo tredici anni, quattro diverse Giunte comunali, tre progetti, l’identificazione di due diverse aree in cui lo stadio sarebbe dovuto sorgere e un’inchiesta della magistratura, il 21 aprile 2025 si attende la presentazione del progetto definitivo per lo stadio di Pietralata. Solo allora il Campidoglio potrà dare il via alla Conferenza dei Servizi, durante la quale sarà verificato che il progetto rispetti tutte le richieste fatte dal Comune. A quel punto, dovrebbe essere pubblicato il bando per l’assegnazione dei lavori, che secondo quanto dichiarato dall’attuale sindaco, dovrebbero concludersi entro il 2028. Anche Inter e Milan hanno dovuto affrontare dinamiche simili a quelle della Roma con anni e anni di rendering e dibattiti, senza che nessun decisore pubblico sia arrivato ad una chiara risoluzione. La situazione in questo caso sembrerebbe essersi sbloccata recentemente dopo che i due club hanno, di fatto, minacciato di spostare la squadra in Comuni dell’hinterland milanese.
*Ludovico Semerari, ricercatore dell’Eurispes.
[1] Cipolla, A., “Stadi di proprietà in Italia: quali sono e perché sono pochi”, Money, 2 novembre 2023.
[2] Bellinzano, M., Da Milano a Roma, perché l’Italia non riesce a costruire gli stadi, Il sole 24 ore, 30 marzo 2023. https://www.ilsole24ore.com/art/da-milano-roma-perche-l-italia-non-riesce-costruire-stadi-AEhzKAAD