La grave situazione economica e sociale determinata dall’emergenza sanitaria del Coronavirus impone una dose aggiuntiva di realismo, di responsabilità, di tempismo e di buon senso. La dialettica e la relativa lotta politica che si sta registrando a Bruxelles tra i Paesi dell’Unione sulle risorse da destinare alle nazioni in forte difficoltà per il blocco delle attività produttive non può essere declinata in chiave strumentale e di parte. La drammatica congiuntura che il Mezzogiorno d’Italia vive, con livelli di disoccupazione altissimi, con gravi carenze infrastrutturali nei trasporti e nella logistica, con un “sommerso” preoccupante e con un sistema imprenditoriale e commerciale fortemente penalizzato e che rischia di morire non ci consente sottigliezze, lentezze e superficialità.
Le risorse del Mes che già sarebbero disponibili, se il Consiglio europeo dovesse deliberare in tal senso ‒ 37 miliardi, ossia il 2% circa del Pil ‒ e senza le condizionalità normalmente previste da questa misura (tagli alla spesa, riforme strutturali e monitoraggio esterno) per regioni come Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata, Puglia e Sardegna, sarebbero vitali perché permetterebbero di rinnovare e modernizzare il comparto sanitario e di avviare quel processo di infrastrutturazione della rete ospedaliera che è indifferibile.
L’impiego di altri innovativi strumenti di finanziamento della ripresa dalla crisi economica e finanziaria come il Sure ‒ fondo contro la disoccupazione dei lavoratori europei in fase di costituzione ‒ e l’European recovery fund ‒ fondo europeo dì solidarietà alimentato e garantito da titoli comuni a lunga scadenza ‒ non sono immediatamente praticabili.
Tutta da quantificare anche la reale gittata dei fondi della Banca centrale europea per aiuti alle imprese in difficoltà. È per questo che nella odierna lotta contro il tempo che interi territori come quelli del Meridione vivono, l’unica certezza sono le risorse del Mes, insieme ai 750 miliardi della Banca centrale europea con il suo programma di Quantitative Easing che coprirà tutto il 2020. Non possiamo più fare melina: ogni euro che ci viene concesso per sostenere, a vario titolo, la ripartenza dei cicli economici e produttivi al Sud va messo a frutto. Il Mes per finanziare i costi sanitari, diretti e indiretti, è una opportunità da non perdere, soprattutto perché non vincolato a condizioni e all’emergenza.
Saverio Romano, Presidente Osservatorio Mezzogiorno dell’Eurispes