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Quando il capo è un algoritmo: la difesa dei diritti dei lavoratori da piattaforma

di
Antonio Casella*

La tecnologia sta facendo scomparire alcuni lavori mentre ne inventa di nuovi. Tra questi, i cosiddetti lavori da piattaforma: Uber, Just Eat, Airbnb, solo per citarne alcuni. Si tratta di contesti in cui il lavoratore si trova a non aver contatti con il proprio datore di lavoro e gestisce il proprio rapporto attraverso la piattaforma; dal canto suo, la piattaforma, come un vero e proprio manager, decide quando premiare o punire il lavoratore in base a come è stata programmata. Ma quando bisogna presentare una proposta, una lamentela o comunicare l’esito di una errata valutazione, il lavoratore spesso non riesce a interagire con alcun essere umano; qui sorge il problema.

Nei cosiddetti lavori da piattaforma come Uber, Just Eat, Airbnb, il lavoratore si trova a non avere contatti con il datore di lavoro

Un problema che oggi si trova in un punto di svolta e viene approfondito in un Rapporto pubblicato dall’Istituto dei sindacati europei, European Trade Union InstituteETUI, che il mese scorso ha pubblicato un vero e proprio manuale** per facilitare la contrattazione sul funzionamento dell’algoritmo e sulla trasparenza dei dati. Nonostante il sistema di regolazione adottato dall’Unione europea per proteggere i dati personali e i diritti dei cittadini, General Data Protection Regulation – GDPR, la gestione dei suddetti dati e delle decisioni automatizzate risulta ancora opaca. In particolare nel mondo delle imprese, i dati costituiscono un potente strumento di controllo per il datore di lavoro, a scapito del lavoratore che può vedersi decurtato lo stipendio o licenziato senza possibilità di appello. Alcuni esempi: il caso Deliveroo a Bologna del 2020, dove un’indagine ha fatto emergere una particolare forma di discriminazione in cui l’algoritmo premiava i lavoratori con meno assenze senza distinguerne il motivo, così un giorno di ferie, di malattia o infortunio, assumeva lo stesso valore. Ancora, negli Stati Uniti l’algoritmo di Uber Eats disattivava il profilo di alcuni lavoratori a causa di un fallimento nel sistema di riconoscimento facciale e, quasi sempre, i lavoratori interessati erano afro-americani.

Grazie a una direttiva europea i rappresentanti dei lavoratori avranno la possibilità di conoscere informazioni rilevanti sulle condizioni di lavoro

La lotta per la trasparenza dei dati, con il passare del tempo, diventa sempre di più un argomento centrale, nell’agenda dei sindacati, per abbattere le nuove asimmetrie di potere e per questo motivo, entro la fine del 2026, gli Stati membri saranno chiamati a far diventare legge nazionale la Platform Work Directive – PWD, la direttiva già emanata in materia nel 2024 dall’Unione Europea. Si tratta di una legge che consente ai sindacati di assumere una posizione proattiva nel controllo delle decisioni prese automaticamente dall’algoritmo. Con questa legge, in particolare con l’articolo 17, i rappresentanti dei lavoratori avranno la possibilità di estrapolare i dati disaggregati dalle piattaforme ogni sei mesi e conoscere informazioni rilevanti sulle condizioni di lavoro: numero di ore per settimana, reddito medio percepito, condizioni generali del contratto, presenza di intermediari, e così via. Forti di queste informazioni, i sindacati avranno la possibilità di chiedere come e perché una decisione sia stata presa e scegliere se fare appello, mobilitare la collettività o intraprendere qualsiasi altra iniziativa a tutela dei lavoratori. Tutto ciò partendo da dati concreti.

La direttiva europea PWD diventerà una pietra miliare per i lavoratori da piattaforma perché l’automatizzazione dei processi sarà posta sotto stretta osservazione

La direttiva europea PWD agisce anche sul rapporto diretto tra lavoratore e datore di lavoro. Ad esempio, l’articolo 11 conferisce ai lavoratori il diritto a una “revisione umana” delle decisioni automatizzate che li riguardano in modo significativo (come la disattivazione automatica), mentre l’articolo 13 obbliga i datori di lavoro a mettere a disposizione una persona fisica che risponda alle istanze dei lavoratori e dia spiegazioni su eventuali scelte prese direttamente dall’algoritmo. La legge diventerà una pietra miliare per i lavoratori da piattaforma perché l’automatizzazione dei processi sarà posta sotto stretta osservazione e ci sarà sempre un referente che diventerà responsabile delle scelte, garantendo una costante accountability. È un risultato che arriva sulla scia di due esperienze significative: la prima in Danimarca, attraverso l’accordo tra Hilfr2, una piattaforma dedicata ai servizi di pulizia, e il sindacato 3F, grazie al quale le scelte prese dall’algoritmo sono trattate secondo la stessa legge che regola le scelte intraprese da una persona fisica. La seconda in Spagna, dove un accordo tra Just Eat e i sindacati UGT e CCOO stabilisce la costituzione di una Algorithmic Commission, composta dal datore di lavoro e dal rappresentante sindacale, che supervisiona le decisioni automatizzate e, in particolare, controlla il rispetto delle leggi già iscritte nella Rider Law, istituita dal governo spagnolo nel 2021.

Le lotte per i diritti dei lavoratori da piattaforma si moltiplicano in tutto il mondo

Queste lotte si moltiplicano in tutto il mondo. In Italia, oltre il caso già citato di Bologna, si è verificato un problema analogo con i rider di Glovo, azienda condannata dal tribunale di Palermo a risarcire i lavoratori perché il meccanismo di premiazione era chiaramente discriminatorio. Esiti simili si sono registrati  anche con Uber in Svizzera e Olanda. La gestione, la pubblicazione e la sorveglianza dei dati attraverso il meccanismo di richiesta Subject Access Request – SAR diventa, dunque, il nuovo ambito di intervento nella contrattazione tra aziende e sindacati. Si tratta, in fondo, di una riproposizione, digitalizzata, delle storiche battaglie degli anni ‘60 del secolo scorso per lo Stato di Diritto, dove le riunioni nella sede del sindacato, il volantinaggio e gli agitatori di piazza, lasciano il posto ai social network, alle contro-app e ai data analyst.

*Antonio Casella, ricercatore, esperto di Studi sociali e del lavoro.
**Fonte: Wray, B. (2025). Negotiating the Algorithm: Trade Union Manual. Brussels: European Trade Union Confederation.

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