La rinuncia a prestazioni mediche o servizi di cura rappresentano segnali evidenti di un cambiamento strutturale nei comportamenti di spesa, che riflette una tensione costante tra esigenze concrete e capacità di sostenibilità economica. La necessità di contenere le uscite porta spesso a dover rinunciare a spese necessarie per la salute e il benessere personale, come rilevato dall’indagine dell’Eurispes realizzata per il Rapporto Italia 2025 in merito ai consumi delle famiglie italiane. Le rinunce sono più evidenti negli strati di popolazione più indigenti o in difficoltà lavorativa, e trovano la loro massima espressione nelle spese veterinarie, ad esempio, o di prevenzione, sebbene tocchino anche àmbiti ancor più delicati e necessari.
Una quota significativa di italiani rinuncia non solo alla prevenzione, ma anche alle cure specialistiche di cui ha bisogno
Emerge dall’indagine che il 28,2% degli italiani ha dovuto rinunciare a cure/interventi dentistici e, preoccupante, è anche il dato relativo ai controlli medici periodici e di prevenzione: oltre un quarto del campione (27,2%) dichiara di avervi rinunciato, segnale di una compressione anche delle pratiche di prevenzione, con potenziali ricadute negative sul piano sanitario nel medio-lungo periodo. Poco meno di un quarto del campione (22,3%) ha rinunciato a visite specialistiche per disturbi/patologie specifiche e quasi uno su cinque (18,1%) a terapie o interventi medici, segnalando che una quota non trascurabile di cittadini rinuncia non solo alla prevenzione, ma anche alle cure di cui ha bisogno. Percentuali rilevanti si registrano anche per i trattamenti estetici (26,4%) e le spese veterinarie (26,7%), mentre meno frequente è la rinuncia all’acquisto di medicinali, indicata dal 13,2% degli intervistati. Pur rappresentando la quota più contenuta tra le voci analizzate, questo dato evidenzia come, in alcuni casi, anche la spesa farmaceutica ‒ spesso considerata prioritaria ‒ può essere soggetta a valutazioni economiche restrittive.
Il 38,2% dei cittadini residenti nelle Isole ha rinunciato a controlli medici di prevenzione, il 35,9% a visite specialistiche, il 30% a terapie o interventi medici
L’analisi dei dati per area geografica mostra differenze territoriali significative, con una maggiore incidenza di comportamenti di rinuncia nelle regioni del Sud e nelle Isole, che si distinguono come l’area con le percentuali più alte in quasi tutte le voci analizzate: il 38,2% degli italiani ha rinunciato a controlli medici di prevenzione, il 35,9% a visite specialistiche, il 30% a terapie o interventi medici, e il 38,6% a cure dentistiche. Anche sul fronte dei medicinali, la quota di chi dichiara di aver dovuto rinunciare per motivi economici raggiunge il 27,3%, valore quasi triplo rispetto alla media nazionale e particolarmente alta è anche la rinuncia alle spese veterinarie (47,1%). Il Centro e il Sud mostrano anch’essi valori superiori alla media per quanto riguarda controlli di prevenzione (rispettivamente 33,6% e 32,3%) e visite specialistiche (27,8% e 22,7%). Anche la rinuncia a cure dentistiche e le spese veterinarie risultano piuttosto elevate in entrambe le macroaree. Al Nord-Ovest, le percentuali di rinuncia sono più contenute, ma, in alcuni àmbiti comunque rilevanti: ad esempio, il 27% ha rinunciato a cure dentistiche, mentre il 22,6% ha evitato controlli medici di prevenzione. Il Nord-Est è l’area con i valori più bassi di rinuncia in quasi tutte le categorie, in particolare per le visite specialistiche (12,5%), le terapie mediche (13,7%) e i controlli di prevenzione (14,2%).
Le categorie più vulnerabili economicamente risultano più frequentemente costrette a rinunce anche su àmbiti essenziali, come la prevenzione o le cure mediche
La condizione lavorativa incide fortemente sulla capacità di far fronte a spese sanitarie o legate al benessere personale. Le categorie più vulnerabili economicamente ‒ disoccupati, cassintegrati, persone fuori dal mercato del lavoro ‒ risultano più frequentemente costrette a rinunce anche su àmbiti essenziali, come la prevenzione o le cure mediche. Le percentuali più alte di rinuncia si concentrano tra chi è in cerca di nuova occupazione e i cassintegrati presentano i valori più elevati in quasi tutte le voci considerate. Tra i disoccupati in cerca di lavoro, il 42,8% ha rinunciato a controlli medici di prevenzione, il 34,9% a visite specialistiche, il 27,6% a terapie mediche e il 32,9% a cure odontoiatriche; percentuali ancora più alte si registrano per i cassintegrati, con punte del 57,1% per i trattamenti dentistici e del 48,6% per quelli estetici. Anche tra le casalinghe e i pensionati si registrano rinunce consistenti, in particolare per cure dentistiche (rispettivamente 30,7% e 31%) e visite specialistiche (27% e 22,2%). Gli occupati mostrano livelli di rinuncia più bassi ma comunque non trascurabili: il 26,7% ha rinunciato a cure dentistiche e il 25,9% a controlli medici di prevenzione. Chi è in cerca di prima occupazione e gli studenti, pur registrando valori generalmente più bassi in alcune voci, mostrano comunque segni di difficoltà. Particolarmente evidenti sono le differenze nelle spese veterinarie, dove le rinunce raggiungono oltre il 50% tra chi è in cerca di lavoro e si attestano su livelli più contenuti tra pensionati (23,4%) e occupati (22,8%).