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Immigrazione e criminalità organizzata: le strategie dei sodalizi italiani

di
Emanuele Oddi*

Il tema dell’immigrazione e della criminalità organizzata rappresenta oggi una delle questioni più rilevanti nel dibattito pubblico e accademico italiano. Lo studio condotto da Eurispes, intitolato “Immigrazione e criminalità organizzata: le strategie dei sodalizi italiani”, mette in luce come lo sfruttamento dei migranti abbia assunto forme nuove e diversificate. L’indagine, realizzata nel periodo 2019–2024, ha adottato un metodo innovativo basato sulla raccolta semi-automatizzata di dati da fonti aperte e sulla successiva analisi qualitativa dei casi campione. Sono stati individuati oltre trenta episodi riconducibili direttamente a reti criminali italiane e straniere, confermando la capacità dei sodalizi di inserirsi nei vuoti normativi e burocratici del sistema migratorio. Il quadro che emerge è quello di un sistema sommerso ma diffuso, in cui economia legale e illegale si intrecciano. I gruppi criminali si propongono come intermediari occulti o come datori di lavoro per attività illegali, sfruttando i migranti in condizioni di vulnerabilità.

Contesto globale e nazionale

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale delle Migrazioni (IOM), nel 2024 i migranti internazionali hanno raggiunto la cifra di 281 milioni, pari al 3,6% della popolazione mondiale. La crescita è stata trainata da conflitti armati, catastrofi ambientali e cambiamenti climatici, ma la componente principale resta quella dei migranti economici, circa 170 milioni di persone. Questi numeri evidenziano due dinamiche centrali: da un lato, le migrazioni costituiscono un fenomeno sociale globale di portata strutturale; dall’altro, la motivazione lavorativa ed economica rimane la spinta prevalente. La collocazione geografica dell’Italia, al centro delle rotte migratorie mediterranee, e la presenza radicata di gruppi criminali organizzati hanno reso il territorio italiano un ambiente particolarmente favorevole allo sviluppo di reti di sfruttamento dei migranti.

La correlazione tra immigrazione e criminalità organizzata

La ricerca ha evidenziato come la relazione tra immigrazione e criminalità organizzata non possa essere ridotta a percezioni semplificate. Spesso, il dibattito pubblico si concentra sulla microcriminalità o sulla gestione dei flussi migratori, trascurando il tema dello sfruttamento diretto dei migranti da parte dei sodalizi criminali. È proprio in questo ambito che emergono strategie diversificate e diffuse.

Lo studio ha individuato quattro fenomeni centrali nello sfruttamento dei migranti da parte della criminalità organizzata:

  • Caporalato agricolo, edile e tessile: intermediazione illegale per l’impiego di migranti, con condizioni di sfruttamento e assenza di tutele.
  • Caporalato digitale: evoluzione del caporalato nella gig economy, con gestione dell’accesso alle piattaforme e controllo da remoto.
  • Prostituzione: reti italiane e straniere che sfruttano la vulnerabilità dei migranti attraverso minacce, violenze e coercizione.
  • Accattonaggio: organizzazione della mendicità forzata, con controllo capillare delle attività e profitto criminale.

I risultati della ricerca: i casi più numerosi in Emilia-Romagna, Campania, Sicilia, Calabria e Piemonte

Dal punto di vista cronologico, nonostante gli elementi individuati risultino quantitativamente contenuti, è possibile evidenziare alcune tendenze. In primo luogo, tra il 2019 e il 2021, malgrado la pandemia da Covid-19, l’andamento dei dati è apparso in crescita graduale, senza picchi esponenziali, per poi decrescere nel 2022-2023. Un incremento notevole, invece, è stato registrato nel 2024, quando sono stati rilevati il 32% dei casi di sfruttamento totali. Dal punto di vista geografico, i casi più numerosi sono stati registrati in Emilia-Romagna, Campania, Sicilia, Calabria e Piemonte. Meno coinvolte, almeno all’apparenza, sono state la Sardegna, la Lombardia, le Marche, la Toscana e il Lazio. Tali dati devono essere tuttavia letti con cautela, poiché per la natura stessa del fenomeno ricercato, questo tende a sfuggire a precise catalogazioni. In linea generale, i differenti gruppi criminali (italiani e stranieri) hanno dimostrato di operare nello sfruttamento dei migranti a livello nazionale e non sono state riscontrate corrispondenze geografiche specifiche. Casi di coinvolgimento della ’Ndrangheta, della mafia nigeriana e di quella cinese, sono stati individuati tanto nelle regioni meridionali quanto in quelle settentrionali.

Emerge un chiaro legame tra la nazionalità dei migranti, la tipologia di sfruttamento e i sodalizi coinvolti

Se per quanto concerne gli aspetti geografici e cronologici le evidenze emerse risultano essere variabili e contingenti, dall’analisi del dataset emerge un chiaro legame tra la nazionalità dei migranti, la tipologia di sfruttamento e i sodalizi coinvolti. Risulterebbe quindi confermata l’ipotesi, secondo cui alcuni gruppi criminali siano specializzati nel controllo di tratte di migranti poi dirottati verso attività lavorative illegali, come nel caso delle attività associate alla mafia nigeriana e cinese. Il quadro interpretativo complessivo delle correlazioni tra criminalità organizzata e immigrazione è quindi quello di un fenomeno che per sua natura è difficilmente quantificabile, se non a fronte di denunce e operazioni delle Forze dell’ordine. La correlazione ricercata si è dimostrata sfuggente ed evasiva, a causa del coinvolgimento di gruppi criminali le cui attività si svolgono in una zona grigia e di migranti vittime di sfruttamento, frequentemente cittadini stranieri non regolari e quindi invisibili per le autorità stesse.

La correlazione tra immigrazione e criminalità organizzata va interpretata alla luce di un sistema strutturale, gestito attraverso meccanismi integrati di controllo

In conclusione, i risultati della ricerca offrono un solido supporto empirico alla tesi secondo cui la correlazione tra immigrazione e criminalità organizzata va interpretata alla luce di un sistema strutturale, in cui le attività sono gestite attraverso meccanismi integrati di controllo. Lo stato di subordinazione tramite violenze emerge come elemento centrale, capace di spiegare come e in che misura i gruppi criminali possano perpetuare uno stato costante di sfruttamento nei confronti delle vittime, rendendo così il fenomeno non un problema emergenziale, ma una condizione sistemica estesa e radicata nel tessuto socioeconomico del Paese. Le implicazioni socioeconomiche e securitarie richiedono un approccio integrato e multidimensionale, capace di affrontare fragilità normative, criticità sociali e minacce alla sicurezza nazionale. Il rapporto propone di rafforzare il coordinamento tra istituzioni, forze dell’ordine e centri di ricerca; anticipare le evoluzioni del fenomeno con strumenti di analisi e prevenzione; integrare politiche sociali e securitarie; e contrastare l’intermediazione criminale intervenendo sui settori più esposti.Comprendere le strategie criminali e le loro trasformazioni è il primo passo per contrastarle. Solo attraverso un impegno congiunto e una visione sistemica sarà possibile ridurre lo sfruttamento dei migranti e limitare l’influenza della criminalità organizzata sul territorio italiano.

*Emanuele Oddi, analista e ricercatore Eurispes.

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