Tra il 2023 e il 2024 sono stati registrati in Italia diversi casi in cui le Forze dell’ordine sono intervenute per sequestrare armi 3D, ovvero armi da fuoco artigianali prodotte tramite stampanti 3D. I casi occorsi in Italia afferiscono principalmente a due matrici: quella criminale, in particolare criminalità organizzata, e quella terroristica. Dal 2017 in poi è stato registrato un costante e progressivo incremento della produzione di armi prodotte illegalmente tramite stampanti in 3D da parte di soggetti afferenti a ideologie radicali. A partire dal 2010, la maggiore accessibilità delle stampanti in 3D ha attirato l’attenzione di alcune frange estremiste, in particolare in Occidente. L’assenza di numeri di matricola e di tracciabilità ha fatto sì che queste pistole prendessero il nome di armi fantasma, ghost guns. Oggi file e software per la produzione illegale di ghost guns sono disponibili e reperibili nel surface web, nel deep e dark web e tramite diverse piattaforme social e di messagistica quali X, Rocket.Chat, Reddit e Odysee.
Complessivamente, ad oggi, nel surface web circolerebbero oltre 2.100 piani per la realizzazione di armi 3D
Ad oggi, è possibile individuare tre tipologie di armi in 3D, seguendo la classificazione effettuata dall’Armament Research Services – ARES australiano: le armi completamente prodotte tramite stampanti in 3D; le armi ibride, in cui la maggioranza delle componenti sono prodotte tramite stampanti; le armi in cui solo alcuni componenti sono realizzati tramite stampanti 3D. Complessivamente, ad oggi, nel surface web ‒ escludendo quindi il deep e dark web ‒ circolerebbero oltre 2.100 piani per la realizzazione di armi stampate in 3D, individuati tra le piattaforme Cults3D, DefCAD, GitHub, Google Drive, Odysee e Print2a. Contestualmente, tra i gruppi estremisti risulterebbe in crescita l’interesse per la fabbricazione di esplosivi tramite stampanti 3D. Tuttavia, la difficile riproducibilità di tali ordigni ne avrebbe attualmente intaccato la diffusione.
Tra il 2013 e il marzo 2024 sono stati 165 i casi associati ad armi stampate in 3D, il 39% dei quali negli Usa
Tra il 2013 e il marzo 2024, secondo i dati del Global 3D-Printed Firearms Database, elaborato da fonti aperte da Ananthan e Dass, sono stati 165 i casi associati ad armi stampate in 3D. Il 39% degli eventi registrati è occorso negli Stati Uniti, il 31% in Europa (in particolare nel Regno Unito). Dal 2013 al 2023 gli eventi registrati in cui sono state prodotte/impiegate ghost guns ha conosciuto un incremento del 2.500%, passando da 2 a 50 casi a livello globale. La maggior parte dei casi registrati (60%) afferisce al mondo criminale e il 15% ad attività di natura terroristica. Seppur l’uso delle armi in 3D sia trasversale alle differenti ideologie, esse risultano maggiormente radicate tra gli afferenti alla destra radicale e quindi a soggetti ispirati al neofascismo, neonazismo, suprematismo e accelerazionismo.
Armi stampate in 3D e anarchismo in Italia
Il fenomeno delle ghost guns, associato all’anarco-insurrezionalismo italiano è suscettibile di produrre potenzialmente una pericolosa sovrapposizione tra lupi solitari e associazionismo con finalità eversive. Le ghost guns sono solitamente diffuse e prodotte da singoli soggetti, autoradicalizzati tramite materiale di propaganda reperito online. Tuttavia, eventuali affinità ed esposizioni a ideologie anarco-insurrezionaliste potrebbero comportare l’inserimento di tali soggetti all’interno di cellule eversive, dedite alla lotta armata.
Ghost guns e neonazismo, la radicalizzazione dei singoli avviene online
Il 31 maggio 2024, le Forze di Polizia hanno tratto in arresto, a Roma, un ventenne per terrorismo e possesso illegale di armi prodotte tramite stampante 3D. Il sospettato si ispirava al neonazismo e al suprematismo ed era inserito all’interno di gruppi online afferenti a tali ideologie. L’impianto ideologico del sospettato descrive il quadro di una radicalizzazione online, avvenuta tra chat e contenuti estremisti. In Italia, il caso di Roma del maggio 2024 non risulta isolato rispetto alla produzione di armi 3D da parte di soggetti afferenti alla matrice suprematista. Già nell’ottobre 2022, infatti, la Polizia di Stato aveva tratto in arresto a Bari un sospettato accusato di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e di propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa.
Non si esclude che le armi 3D possano rappresentare nei prossimi anni una sfida per la sicurezza interna del Paese
Nel corso del 2024 sono stati registrati diversi casi di singoli criminali o di sodalizi che hanno prodotto e impiegato tali armi. Dall’anarco-insurrezionalismo, al suprematismo neonazista, l’impiego di armi autoprodotte tramite stampanti in 3D è ampiamente accertato all’interno di tali impianti ideologici e non è possibile escludere che le armi 3D possano essere impiegate anche da soggetti radicalizzati afferenti al terrorismo di matrice jihadista. Il sempre più diffuso impiego civile delle stampanti 3D, il perfezionamento di tale tecnologia ed i costi sempre più contenuti di questi strumenti, sommati al maggiore impiego di tali artefatti negli ambienti eversivi, potrebbero nei prossimi anni rappresentare una sfida concreta per la sicurezza interna del Paese.
*Emanuele Oddi, analista e ricercatore Eurispes.