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Mafie estere: i sodalizi criminali che operano fuori dai confini

di
Emanuele Oddi*

Le stime più recenti (2015-2016) sulle mafie estere, corroborate dai dati delle Nazioni Unite (tra il 3 e il 5% dell’economia locale), indicano un valore di affari legato ai gruppi criminali organizzati nel mondo stimato tra i 3,6 e 4,8 trilioni di dollari, pari al 7% dell’economia globale (per l’Italia, l’Eurispes ha stimato un dato attorno all’11% del Pil nazionale). Nel dettaglio, la stima del possibile giro di affari dei sodalizi criminali per ogni regione sarebbe di 131 miliardi di dollari per l’Africa, 1,04 trilioni per l’Asia, 509 miliardi per i Balcani, 500 miliardi per il Medio Oriente, 615 miliardi per l’America del Nord e del Sud e 509 miliardi per l’Europa.

Ad oggi, circa il 53% della popolazione mondiale vive in paesi con elevati livelli di criminalità organizzata

In merito alle attività condotte dai diversi gruppi criminali, pur essendo esse estremamente variegate, ogni regione presenta alcune specificità. I sodalizi criminali africani, soprattutto nigeriani, sono coinvolti in frodi finanziarie e traffico di droga, settore quest’ultimo in cui primeggiano le consorterie criminali del Centro e Sud dell’America; quelli dei Balcani sono specializzati in furti d’identità e riciclaggio di denaro proveniente da fonti illecite; quelli asiatici nei traffici di eroina e metanfetamine e nei rapimenti con finalità di riscatto; quelli mediorientali, invece, dominano il contrabbando di sigarette. Risulta in rapida crescita l’attivismo dei gruppi criminali organizzati nei dominî digitali, sia in riferimento alle attività cyber e delle criptovalute, sia con riferimento all’impiego ed allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale. Medesima dinamica interessa il settore dei crimini ambientali.

Le mafie estere sono ravvisabili nelle Triadi cinesi, nella Yakuza giapponese, nella mafia russa e nei cartelli della droga messicani

Ad oggi, nel mondo scientifico e nell’ambito delle organizzazioni internazionali non è presente una definizione univoca e condivisa di “organizzazione criminale” e “organizzazione criminale mafiosa”. Alcuni dei parametri utilizzati per delineare il perimetro di queste organizzazioni sono frequentemente il giro di affari, il numero di affiliati, il radicamento sul territorio, il portato culturale e la presenza o meno di commistioni ed aspirazioni politiche. Un altro elemento centrale per la valutazione dell’appartenenza di un gruppo criminale alla tipologia mafiosa è la presenza al proprio interno di strutture, regolamenti e organigrammi istituzionalizzati. Nei gruppi mafiosi, coesistono inoltre attività illegali e attività apparentemente legali. A rendere maggiormente complessa la caratterizzazione dei gruppi mafiosi contribuisce anche il loro ruolo di controllo, intermediazione e risoluzione (anche violenta) dei conflitti interni alle comunità in cui sono radicati. Se, le mafie italiane e quelle italo-americane rientrano ad oggi a pieno titolo in questi parametri, altri sodalizi possono vantare a pieno titolo l’appellativo di “mafia”: le Triadi cinesi, la Yakuza giapponese, la mafia russa e, seppur con alcuni distinguo e postille, alcuni cartelli della droga messicani.

Hong Kong è il centro di potere delle Triadi cinesi

Le Triadi cinesi sono nate del XVIII secolo da alcune organizzazioni segrete e da alcune fratellanze che operavano principalmente ad Hong Kong. Le Triadi si inserirono in quei contesti geografici, rurali ed urbani, in cui la presenza delle Istituzioni era scarsa o del tutto assente, fornendo protezione e sostegno ai loro membri. Sin dalla loro fondazione, pertanto, le Triadi hanno applicato alla loro organizzazione un modello parastatale, sostenuto dalla metodologia criminale. La rilevanza delle Triadi ha conosciuto una drastica riduzione all’interno della Cina contemporanea in seguito al rafforzamento del controllo statale sulle attività illecite della mafia cinese. Seppure il consenso sociale nei confronti delle Triadi e le sue infiltrazioni politiche risultino notevolmente ridotte rispetto al passato, il giro d’affari ed il numero dei suoi affiliati restano estremamente elevati. Ad oggi i consorzi afferenti alle Triadi sarebbero almeno 14, per un totale di circa 160.000 membri. Non è possibile individuare un unico vertice alla guida dell’organizzazione; tuttavia, alcuni consorzi hanno un’importanza maggiore rispetto ad altri. È il caso della cosca Sun Yee On di Hong Kong che con i suoi 25.000 affiliati è il consorzio più numeroso, seguito dalla Bamboo Union di Taiwan (10.000 membri). La presenza della cosca Sun Yee On e di altri gruppi minori, fa di Hong Kong il centro di potere delle Triadi. Sia i consorzi maggiori sia le cosche minori sono coinvolti in traffici illeciti di droga ed esseri umani, ma il ricorso ad azioni violente è limitato. Le Triadi hanno progressivamente espanso le proprie attività in Nuova Zelanda, Australia, Stati Uniti, Canada, Sudafrica ed Europa. I gruppi cinesi sono attivi nel traffico di droga, nel riciclaggio di denaro, nelle attività di contrabbando e in quelle della contraffazione.

Il settore primario per la Yakuza è quello finanziario

La Yakuza opera in Giappone e le sue origini, come per le Triadi cinesi, sono da individuare nel XVIII secolo. Oggi, la Yakuza è un’organizzazione ombrello che ha, in alcuni casi, un controllo diretto sui sodalizi che sottendono alla stessa. Il patrimonio complessivo della Yakuza è stimato in circa $80 miliardi. I settori in cui opera la Yakuza tramite le sue propaggini sono estremamente eterogenei. Pur concentrandosi con particolare attenzione nel traffico di droga, il gioco d’azzardo, la prostituzione e le estorsioni, il settore primario per la Yakuza è quello finanziario. Complessivamente, il gruppo giapponese consta di circa 34.500 membri suddivisi in 24 cosche. La Yakuza opere principalmente in Giappone, con un ridotto impiego della violenza e non sono riscontrabili evidenze di infiltrazioni sistematiche all’estero. Tuttavia, a partire dal 2022, nel contesto post-pandemico, è stata rilevata una crescente pressione delle Triadi cinesi che starebbero tentando di stabilire presenze e traffici stabili in Giappone.

La mafia russa oggi opera in Russia, Europa, Israele e negli Usa e nei paesi dell’ex Urss

La mafia russa, che opera oggi in Russia, Europa, Israele, negli Stati Uniti e con particolare intensità nei Paesi che facevano parte dell’Unione Sovietica, nasce da quella che veniva chiamata, in epoca sovietica, Organizacija. Questa, altro non era che l’insieme di piccoli gruppi criminali locali, il cui giro d’affari era ristretto in termini di attività ed introiti economici, alla luce della pervasività del controllo statale. In seguito al crollo dell’Unione Sovietica, a differenza ad esempio di quanto accaduto alle Triadi cinesi, la Organizacija ha registrato una crescita esponenziale. La mafia russa è un’organizzazione verticistica che racchiude al proprio interno diversi livelli di complessità e potere. Il primo livello è rappresentato da piccole organizzazioni criminali locali composte da circa 10-15 membri. Il secondo livello è rappresentato da gruppi più ampi che inglobano dalle 10 alle 20 organizzazioni locali. Potendo contare su circa 200-300 effettivi per area, la mafia russa riesce pertanto a stabilire un controllo del territorio puntuale e solido. I gruppi del secondo livello dell’organizzazione, raggruppati in cosche, rispondono a loro volta ai direttivi dell’organizzazione criminale con il maggior peso politico ed economico. Tra queste, la cosca di maggiore importanza è la Solntsevskaya Bratva di Mosca. Con un giro d’affari stimato in 8,5 miliardi di dollari, la Solntsevskaya Bratva è ritenuta uno dei principali fulcri della mafia russa.

Mafie estere sono anche i cartelli messicani, con un giro d’affari annuo di 50 miliardi di dollari

I Cartelli messicani sono gli unici per i quali è presente una stima complessiva riguardo al giro d’affari annuo, calcolato in 50 miliardi di dollari. Va detto che i narcos messicani sono anche i gruppi, tra quelli analizzati, che presentano le minori evidenze delle tipiche caratterizzazioni mafiose, il più caratterizzato in questo senso è il cartello di Sinaloa. I Cartelli messicani controllano i traffici di droga, armi ed esseri umani tra il Nord ed il Sud America, compiendo con frequenze elevate azioni violente, anche efferate. L’elevato ricorso alla violenza per la risoluzione di dispute interne, locali e con le Forze dell’ordine messicane, si traduce in un ampio impiego di armi da fuoco. La maggior parte dei Cartelli si occupano essenzialmente delle attività connesse al traffico di droga e mostrano un ridotto interesse verso altre attività quali le estorsioni e il racket. Alcuni compiono in maniera sistematica furti di carburante dagli oleodotti; tuttavia, il loro controllo sull’intero panorama criminale è ridotto.

I Cartelli messicani sono mafie estere per le infiltrazioni in politica, negli apparati amministrativi e nell’economia legale

Un indicatore circa la tendenza di alcuni Cartelli messicani alla tipizzazione mafiosa, sono le crescenti infiltrazioni nella politica, negli apparati amministrativi e nel tessuto economico-produttivo legale. È il caso, ad esempio, della produzione e commercializzazione di avocado nello Stato messicano di Michoacan, da dove proviene il 70% della produzione del paese, primo produttore al mondo di avocado. Lo Stato federale di Michoacan è uno dei principali hub per il traffico di droga, o suoi eccipienti, all’interno del Paese. L’expertise e la legittimità maturate dai gruppi criminali locali, a partire dai primi anni Duemila, hanno consentito a Cartelli, come quello della Familia Michoacana e dei Caballeros Templarios, di imporre il proprio monopolio sulla produzione, il trasporto e il commercio di avocado. Questo monopolio oggi si sostanzia in pratiche estorsive, di controllo armato e finanziario che configurano le attività di questi Cartelli alla stregua delle cosiddette “Agromafie”.

*Emanuele Oddi, analista e ricercatore dell’Eurispes.

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