La presidenza del coordinamento dei BRICS da parte dell’INDIA e il ruolo di questo paese nel promuovere nuove linee di sviluppo
“Building Responsive, Inclusive & Collective Solutions” ovvero BRICS: questo il leitmotiv dell’India durante la sua presidenza BRICS nel 2016. L’India intende farsi promotrice di una nuova visione strategica del gruppo dei cinque. L’acronimo degli Emergenti è dunque riempito di contenuti: intende essere il riflesso della loro crescita e maturazione. Potenze economiche responsabili attive nello scenario internazionale.
La presidenza indiana, iniziata nel Febbraio del 2016 e che si concluderà nel Dicembre 2016, avrà il suo momento culminante e, al tempo stesso, di sintesi, nei due giorni in cui si terrà il Summit, a Panaji Goa, il 15 e 16 ottobre prossimi.
Sono 11 mesi cruciali per l’India, sia per sancire la definitiva “istituzionalizzazione” dei BRICS, sia per dimostrare di essere una “potenza globale responsabile” e non solo una “potenza economica”.
Priorità dell’India è dare impulso ai BRICS attraverso posizioni e azioni congiunte e condivise da tutti e cinque i Paesi sulle tematiche più rilevanti nell’attuale contesto globale, prima fra tutte la “lotta al terrorismo”. In tal modo il gruppo BRICS diviene un attore chiave il cui peso può divenire determinante non soltanto sul piano economico ma anche sul piano della “sicurezza globale”.
I BRICS dunque si vanno trasformando in “istituzione multilaterale”.
Il Premier indiano Narendra Modi condannando gli attacchi terroristici degli ultimi mesi ha ribadito con forza, in tutti i vertici BRICS, la “necessità di un impegno globale a stare uniti per combattere efficacemente il terrorismo”. E, un’ azione comune dei BRICS , data la trama di rapporti a livello internazionale che ciascuno di questi paesi porta con sé e dato l’intreccio di tali rapporti nel loro complesso – che potrebbero produrre un effetto simile a quello degli ”spaghetti bowl” in ambito di politica economica internazionale – potrebbe risultare determinante nel riassetto delle alleanze internazionali e conseguentemente nella delineazione degli equilibri mondiali.
La presidenza indiana dei BRICS prevede un calendario fittissimo di eventi focalizzati su una molteplicità di temi che il gruppo dei cinque intende affrontare congiuntamente e che spaziano dalle energie rinnovabili, alla ricerca scientifica, dalle misure da attuare per combattere la corruzione alla realizzazione di un film festival, tanto per citarne alcuni.
Molti dei temi che verranno affrontati saranno in continuità con le proposte avanzate dall’India nel vertice BRICS 2015 tenutosi a UFA. Già in tale occasione il Premier indiano aveva incalzato i BRICS con il suo pacchetto “DAS KADAM”, “I DIECI PASSI” : una proposta di 10 punti per il futuro dei BRICS che si sta di fatto iniziando a realizzare sotto la presidenza dell’India e che fa leva sui tratti distintivi di ciascun paese. Fra le proposte: la prima fiera dei BRICS, la creazione di centri di ricerca per il settore ferroviario, digitale e agricolo, cooperazione fra gli organi di vigilanza e controllo, cooperazione in ambito urbanizzazione, un film festival e la richiesta che fra i primi progetti varati dalla Nuova Banca di Sviluppo vi sia quello per l’energia pulita.
Il 2016 vede infatti l’India avere anche la prima presidenza della Nuova Banca di Sviluppo fondata dai BRICS e con sede a Shangai. Fra i primi obiettivi dichiarati dall’India vi è proprio quello di indirizzare l’operatività della banca verso progetti di sviluppo infrastrutturale e di sviluppo sostenibile tra i Paesi interessati, svincolandosi dal FMI e dalla Banca Mondiale. La Banca BRICS intende infatti incarnare la rappresentanza dello sviluppo di aree demograficamente ricche ma che dispongono di una scarsissima offerta di servizi. In tal modo , i BRICS dispongono di un’ ulteriore leva economica da utilizzare, andando a colmare i gap derivanti da carenze di infrastrutture indispensabili allo sviluppo di Paesi oggi “poco attenzionati” dalle economie avanzate, Africa in primis, con ciò delineandosi come competitordel sistema finanziario occidentale.
L’India, la più grande democrazia del mondo, potenza economica globale, membro dei BRICS, quasi Membro dello SCO (Shanghai Cooperation Organisation), membro del G20, ambisce a diventare “la” potenza regionale asiatica e per questo sta riprendendo e intensificando le relazioni con gli stati limitrofi e riposizionandosi all’interno del rinnovato contesto regionale asiatico. Ne sono un’esempio il “dialogo economico” con la concorrente Cina e il riavvicinamento con la Russia in termini di cooperazione nel settore energetico e militare.
La capacità dell’India di dialogare dentro e fuori dei BRICS costituisce probabilmente il tratto che maggiormente la contraddistingue e che potrà condurre al raggiungimento di molti dei risultati previsti sotto la sua presidenza.
Ne è dimostrazione quanto affermato il mese scorso dal Ministro degli Esteri russo, secondo cui la Federazione Russa sosterrà il programma della presidenza dell’India del gruppo Brics: “Sosterremo pienamente il programma della sua presidenza, per garantire l’ulteriore rafforzamento di questo importante forum”, ha dichiarato il ministro russo Lavrov.
Così come altrettanto rilevante è l’evoluzione e l’intensificazione dei rapporti fra India e Stati Uniti: accordi economico – commerciali per più di dieci miliardi di dollari, costituzione di joint-ventures indo-statunitensi, eliminazione di ostacoli al libero commercio e, in particolare, al commercio di tutto quanto utile allo sviluppo di tecnologia nucleare.
Risulta invece più complesso il dialogo fra l’UE e i BRICS.
I BRICS faticano a riconoscere l’UE come Organismo sovrannazionale, che di fatto non percepisce come tale, continuando dunque a rapportarsi prevalentemente con i singoli stati e d’altra parte l’UE fatica a prendere atto che i BRICS stanno diventando “istituzione”.
Fra gli obiettivi prioritari per l’India e della sua presidenza BRICS vi è l’obiettivo di puntare su conoscenza e innovazione.
In india il settore dell’Information Technology è infatti cresciuto ad un tasso medio annuale di circa il 50% dal 1993, per un giro d’affari pari a 30 miliardi di dollari, con centri come Bangalore, designato Distretto mondiale dell’Innovazione dal World Economic Forum, che fanno oggi concorrenza alla Silicon Valley. Un progresso che non si è basato solo sulla presenza diffusa di industrie rilevanti nei settori dei prodotti informatici e dei servizi, ma che ha il suo fondamento in quell’economia della conoscenza che è il tratto distintivo del XXI secolo e che l’India, sin dal giorno dopo la gravissima crisi finanziaria del ’91, ha compreso essere lo “strumento chiave” su cui puntare per un concreto rinnovamento. Lo stato di Karnataka, di cui Bangalore è la capitale – contesto di eccellenza che l’India intende replicare – può contare su 103 centri di ricerca e sviluppo, 135 facoltà d’ingegneria, 186 politecnici, 600 scuole industriali e 114 facoltà di medicina e negli ultimi dieci anni vanta la creazione di ben un milione di posti di lavoro.
L’UE ha definito questa come l’era della conoscenza. E, conoscenza e innovazione potrebbero rivelarsi come gli elementi chiave attraverso cui impostare e sviluppare un dialogo fra UE e BRICS.
Il ruolo di ponte dell’India fra occidente e oriente, in virtù delle sue specifiche caratteristiche, fra cui un sistema giuridico anglosassone, la lingua inglese come ufficiale, la sua conoscenza del contesto asiatico in cui è inserita, possono costituire un reale valore aggiunto per lo sviluppo di una “azione diplomatica multilaterale” promossa dall’India e a favore dei BRICS nel loro insieme.