HomeSocietàLe metamorfosi dell’hacker nell’orizzonte dinamico della cybersecurity

Le metamorfosi dell’hacker nell’orizzonte dinamico della cybersecurity

di
Massimiliano Cannata

La mente dell’hacker vive una metamorfosi simmetrica al cambiamento strutturale di reti e sistemi generato dalla rivoluzione digitale, che ha cambiato non solo il “gioco” del potere, ma anche, come ha rivelato molto bene Alessandro Baricco nel suo The Game, la stessa scacchiera entro cui quel gioco viene esercitato. Gli effetti delle trasformazioni sono in larga parte ancora tutti da misurare e comprendere, sentiremo i loro effetti per lungo tempo mentre cerchiamo di “trovare la falla…” per usare le parole di Bruce Schneier, considerato tra le personalità più influenti al mondo sui temi della cyber security. L’attività hacking dettata dalla continua ricerca delle falle è ormai una vera e propria arte, che si sta allargando a macchia d’olio, investendo l’economia, la finanza, la società, non è più un affare per pochi smanettatori amanti del software. In coerenza con la necessitò di allargare lo spettro, la trattazione del saggio La mente dell’hacker di Schneier tocca gli àmbiti di pertinenza più ampi: il diritto, la politica, fino a investire i sistemi cognitivi e la frontiera dell’IA, che sarà il motore di sperimentazione per ulteriori metodi di hackeraggio da attuare in ogni angolo del pianeta. Per capire la portata del fenomeno dobbiamo considerare che siamo di fronte a dei “colletti bianchi” della tecnologia, che si muovono facendo squadra in tutti gli ambiti della vita sociale e produttiva. A ben guardare la prospettiva di osservazione e di analisi scelta dall’autore non è quella individuale, legata alla visione di una mente sola, come il titolo potrebbe far pensare, piuttosto sono i meccanismi di funzionamento di una “mente collettiva” di cui bisogna osservare gli sviluppi, perché espressione di un paradigma destinato a connotare la società dell’informazione entro cui siamo tutti immersi.

Le falle del sistema 

Potenzialmente l’hacker è capace di fare anche del bene, la sua intelligenza dei fenomeni, il suo intuito se ben indirizzati e guidati possono essere usati per finalità positive. Il velato ottimismo che si respira nelle ultime pagine del saggio di Bruce Schneier nasce dalla natura ambivalente che ha da sempre avvolto di un “fascino” particolare questa figura che ormai domina le pagine dei giornali, influenzando il dibattito pubblico. Il punto nodale, su cui bisogna soffermarsi, sono le competenze, cioè la capacità di conoscere a fondo i meccanismi di funzionamento del digitale, che determinano la scelta oppositiva tra bene e male. È duplice, infatti, la strada da percorrere: investire tutte le capacità di cui si è capaci per rafforzare la resilienza del sistema, o al contrario inserirsi nei “bug”, cha a ogni livello si creano, in quegli interstizi “aperti” al furto dei dati e delle informazioni, che servono a impossessarsi del nuovo petrolio, che sono le identità, con le storie professionali e biografiche che le caratterizzano. Impossessarsi del dato, divenuto un asset sociale, vuol dire arricchirsi a scapito delle imprese e dei cittadini, sottraendo ricchezza, limitando la sfera del bene comune, come sta avvenendo in questa “ultima fase del capitalismo”. Potere e tecnologia tendono ad allearsi, facendo leva sulle crescenti diseguaglianze che rendono le élite del “finanz-capitalismo” più forti della democrazia e degli stessi poteri di controllo su cui si regge. Si possono cogliere risvolti molto delicati, andando a fondo della trattazione di Schneier, in cui si parla di valori come la fiducia messa a dura prova dal crimine informatico che agisce su vasta scala, si parla con preoccupazione di rischio esistenziale se consideriamo che tutto è hackerabile: lo dimostra il fatto che le reti produttive ma anche sociali si stanno trasformando in un campo di battaglia, sotto il perenne bersaglio di organizzazioni senza scrupoli. 

La realtà aumentata e il “mondo 3” di Karl Popper 

Gli alert che giornalmente la Polizia Postale ma anche l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale diffondono ci parlano di attacchi Ddos, di campagne offensive portate alle istituzioni, di manomissione di conti correnti dei privati cittadini, di operazioni sempre più diffuse di defacement dei siti web. Il camuffamento di identità che cambia faccia ai portali è un’emblematica fenomenologia di modifica degli alfabeti della comunicazione, artefice del mescolamento delle carte che altera il “game” di Baricco, citato all’inizio. La realtà aumentata nelle sue molteplici definizioni ci porta a popolare “mondi virtuali” ancora poco leggibili. Chissà Karl Popper, teorizzatore dei “tre mondi” dove avrebbe collocato l’infosfera, forse l’avrebbe considerata come una propaggine del suo “mondo 3”, che è uno spazio di significato in cui verità e falsità convivono, fanno parte del nostro linguaggio che esprime contenuti e saperi, che la categoria del digitale oggi proietta in una categoria nuova, ibrida, entro cui oggetti fisici e immateriali fanno sono un tutt’uno. La mente dell’hacker agisce in questi confini porosi, rafforzando costantemente le capacità cognitive di lettura dell’innovazione. 

Presto le AI hackereranno i sistemi con velocità e abilità impensabili per gli hacker umani

In questa dinamica che vede l’innovazione come opportunità allo stesso tempo come rischio, anche la resilienza assume una connotazione mutante, come la mente, plastica in virtù della sostanza neuronale che ne regola il funzionamento. I ritmi dell’evoluzione proiettano ancora più avanti queste considerazioni. «Molto presto infatti – scrive l’autore nell’introduzione – i sistemi di AI scopriranno nuovi hack, e tutto cambierà. Fino a oggi, l’hacking era stato un contesto umano, con hacker umani e hack soggetti ai limiti degli esseri umani. Questi limiti stanno per essere superati. La AI non hackererà solo i nostri computer, ma anche i nostri governi, i nostri mercati, o perfino le nostre menti. Le AI hackereranno i sistemi con velocità e abilità impensabili per gli hacker umani». È bene soffermarsi su quest’ultimo passaggio: lo sviluppo della tecno-scienza imporrà risposte urgenti, siamo già oltre, non ci possono essere più intoppi nel percorso di crescita della conoscenza.

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