Nel ponderoso e impegnativo saggio Nietzsche l’iperboreo (ed. il melangolo), Paolo Ercolani, filosofo dell’Università “Carlo Bo” di Urbino, ricercatore presso il “Dipartimento di scienze dell’uomo” traccia un percorso molto preciso mettendo in guardia il lettore dalla pericolosa prospettiva, alimentata da una significativa schiera di cantori acritici della potenza tecnologica, che vede come attuabile il sogno dell’uomo di ogni tempo: essere immortale. Sgombriamo subito il campo da un equivoco: Ercolani non è certo un “apocalittico”, conosce bene il digitale, lo adopera nelle sue lezioni quotidiane, se ne serve per rendere più capillare ed efficace il suo insegnamento, frequenta i Social dove instaura un vivace dialogo con colleghi, studenti, fruitori dei suoi scritti. Dove sta allora il problema, verrebbe da dire? Il problema esiste perché viviamo in un tempo ricco di opportunità, come dimostrano le straordinarie applicazioni dell’IT e delle reti neurali: promettono un allungamento della vita, un potenziamento delle capacità diagnostiche, persino la possibilità di regolare il traffico liberandoci da questa “prigione” della modernità, ma non tutto converge verso un reale progresso della condizione umana. Qualcosa non funziona se si guarda all’innalzamento dei rischi fisici e informatici, al generale male di vivere che coglie le generazioni trasversalmente, al solipsismo tecnologico nuova malattia del nostro tempo, all’emersione dell’homo stupidus stupidus, contraltare di quella specie sapiens che sembrava inattaccabile, come ben tratteggiato da un celebre saggio di Vittorino Andreoli (ed. Rizzoli). Ed ecco che in questo orizzonte chiaroscurale apparire l’ombra di Nietzsche che si proietta sulla prospettiva del post umano, che il prepotente sviluppo dell’IA e dei più sofisticati strumenti della tecnica rendono di pressante attualità.
La corrente filosofica che sta dietro all’Intelligenza artificiale parte proprio da Nietzsche e dal suo proclamare la “morte” di Dio
Stiamo aprendo il laboratorio dell’uomo immortale, mentre il Metaverso rinnova le promesse della metafisica classica. «Le conseguenze potrebbero essere molto gravi. I teorici del transumanesimo, la corrente filosofica che sta dietro all’Intelligenza artificiale – spiega Ercolani – partono proprio da Nietzsche e dal suo proclamare la “morte” di Dio, sostanzialmente per dichiarare la fine di ogni riferimento che si sappia aggrappare ad appigli trascendenti. In sintesi, ogni ragionamento speculativo vuole convergere in una tesi di fondo: il «superuomo» va realizzato in questa vita, superando l’umanità come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, con tutti i suoi limiti e le sue miserie. Questo può avvenire a condizione che gli uomini siano disposti a fondersi con le macchine, a divenire cyborg, a trasferirsi nel Metaverso, dove sarà universalmente garantito il sogno più antico e ambito: l’immortalità. Non c’è dubbio che ci troviamo di fronte a una nuova religione, che diffonde speranze approfittando anche della crisi del Cristianesimo. Se il cielo è vuoto, occorre restare «fedeli alla terra» e qui cercare il modo di costruire la superumanità. Evolversi o morire, questo il mantra dei transumanisti”
Scrivere col “sangue”, ma la verità non muore
Il riferimento a uno dei pensatori più complessi della contemporaneità, che scriveva “col sangue”, come si legge nel testo, preda di una malattia creativa che lo manteneva sul difficile crinale della pazzia, corre lungo il filo argomentativo di una ricerca densa di riferimenti alla storia della filosofia. «Leggere Nietzsche – prosegue l’autore – è una boccata d’ossigeno puro per il cervello nonché un’iniezione di adrenalina per l’anima. Il suo pensiero è “dinamite”, per usare le sue stesse parole, e questa può rivelarsi assai pericolosa, perciò dobbiamo riflettere, imparando ad analizzare le cose. Così come nel Novecento furono i nazisti a trarre ispirazione dal suo pensiero, nel XXI secolo lo sono i transumanisti. Questo conferma la grandezza oltre che l’imperitura attualità di Nietzsche, ma deve anche mettere in guardia tutti coloro che a un’umanità di ariani o di cyborg ne preferiscano un’altra composta da individui per quanto possibile liberi, uguali e fratelli nel senso della comunanza della condizione esistenziale».
Il superuomo va realizzato in questa vita, superando l’umanità come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi
La catena di implicazioni affrontata nel saggio è molto ampia, presentando delle ricadute pratiche decisive anche per chi opera in azienda e fa il difficile mestiere della cybersicurezza. In ossequio all’insegnamento di Domenico Lo Surdo, maestro di Paolo Ercolani, bisogna ricordare la lezione che abbiamo appreso da Hegel, Marx e Gramsci: «La teoria è sterile senza prassi, ma la prassi è cieca senza teoria». Infatti, di molta capacità speculativa, oltre che di visione, c’è bisogno: merce rara nel mondo superficiale in cui ci muoviamo, se non si vuole cadere in un relativismo senza prospettiva che porta alla perdita di orientamento e alla mortificazione della verità, schiacciata dalla forza degli interessi di un mercato globale, che non va incontro ai reali bisogni dei cittadini, mortificando quel bene comune, che dovrebbe essere la “stella polare” verso cui orientare ogni sforzo. Il filosofo tedesco ha tentato di squarciare “l’aurora boreale delle illusioni” (in questa chiave si spiega il titolo del saggio n.d.r), ha guardato l’abisso restando prigioniero della cieca volontà di potenza; dobbiamo riaverci, uscire dalla gabbia delle falsificazioni per ritrovare la capacità di una lettura critica del presente.
Nietzsche e transumanesimo, “la filosofia è potere”
Altro aspetto inedito che la corrente del transumanesino sta mettendo in campo è quello di una filosofia che va a braccetto con il potere. «Non parlerei di alleanza – precisa lo studioso – il transumanesimo è il potere stesso. Musk, Zuckerberg, Page, solo per fare alcuni nomi, si definiscono tutti transumanisti e non credo vi siano dubbi sul fatto che queste figure detengano un’influenza enorme sull’opinione pubblica mondiale. Le prime sette società della Silicon Valley hanno dei ricavi che superano di gran lunga il Pil di molti Stati di dimensioni medio-grandi. Il potere odierno è quello tecno-finanziario, in grado di dettare l’agenda ai governi politici. Mi sembrano evidenti le implicazioni per le nostre democrazie: un sistema che riesce a impoverire le facoltà critiche del popolo e, allo stesso tempo, stabilire l’agenda politica ai governi eletti da quello stesso popolo, si rivela come un tipo di potere dalle facoltà inaudite». Quello denunciato dal pensatore è un totalitarismo che non ha neanche bisogno dell’uso della censura per imporsi. «Tutti noi, ormai ipnotizzati dagli schermi colorati, ci siamo consegnati mani e piedi a questi “poteri” con l’entusiasmo di tanti “novelli” Pinocchio». Insomma, sarebbe ora di svegliarsi dal “sonno dogmatico”: è il messaggio che ne ricaviamo da lettori. D’altra parte, i filosofi ci sono da sempre soprattutto per questo, altrimenti di che cosa stiamo parlando?