Le città sono gli spazi del futuro. Secondo le stime del “World Urbanization Prospects”, nel 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane, con una crescita pari a circa 250mila abitanti al giorno. Una prospettiva che pone numerose domande su come impostare la vita di contesti urbani sempre meno gestibili e più complessi. Ma le città sono già dei micromondi in espansione, che in futuro bisognerà osservare, gestire, soprattutto curare. Anche il World Economic Forum ha preso a ragionare sul futuro delle città, con Urban Transformation Summit, svoltosi quest’anno a San Francisco. Il Summit ha messo insieme oltre 250 leader politici, aziendali e della società civile provenienti da più di 30 paesi nel mondo, per promuovere gli investimenti del settore pubblico e privato nelle aree urbane.
Le città generano oltre l’80% del Pil globale e il 70% delle emissioni di carbonio
Le città sono per costituzione una ricchezza: esse generano oltre l’80% del Pil globale (WEF), e sono quindi fondamentali per guidare la crescita e la stabilità globali. Sono di per sé delle potenze economiche, crocevia di milioni di persone e dunque di talenti in grado di dare il proprio contributo nell’affrontare sfide complesse. Sfide che spesso hanno bisogno del settore privato non solo per gli investimenti ma soprattutto per la capacità di innovare. Ne sono un esempio i contesti urbani in cui la domanda di servizi supera le entrate fiscali: gli investimenti del settore privato possono contribuire in maniera efficace a sopperire queste mancanze. Secondo le stime del WEF, ci sono 3,1 trilioni di dollari di finanziamenti privati da investire in energia rinnovabile, trasporti pubblici, rifiuti e acqua entro il 2030. Il know-how e la collaborazione del settore privato è dunque essenziale per portare le città in un futuro di sostenibilità. «Se entro il 2050 il 70% della popolazione vivrà in città e se meno di un terzo di esse ha un piano per il clima e la salute, allora entro il 2050 avremo una buona fetta di popolazione mondiale impreparata alle sfide climatiche e sanitarie», ha affermato nel corso del Summit Lauren Sorkin-Yeo, direttore esecutivo del Resilient Cities Network. E ha aggiunto che le autorità amministrative e politiche devono già cominciare ad «anticipare il nesso tra clima e salute e portare capacità predittiva, strumenti e soluzioni all’interno dello spazio urbano». Mark E. Rose, presidente e amministratore delegato di Avison Young ha posto l’accento sulle comunità locali, e sul fatto che vadano considerate sulla base delle proprie specificità, in quanto “una soluzione unica non va bene per tutti”.
Nel 2050 quasi il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane
L’Urban Transformation Summit è stato anche una vetrina per raccontare le collaborazioni più riuscite ed efficaci tra pubblico e privato in àmbito urbano. Il primo esempio positivo viene da oltremanica: il Bristol City Leap è una joint venture ventennale tra il Consiglio comunale di Bristol, Ameresco e Vattenfall Heat UK, nata con lo scopo di ridurre le emissioni di carbonio della città di Bristol tramite infrastrutture energetiche a basse emissioni di carbonio. Si prevede che l’iniziativa genererà 61,5 milioni di sterline (80 milioni di dollari) di valore sociale, 55 milioni di sterline (71 milioni di dollari) in contratti locali e oltre 1.000 posti di lavoro, tirocini e apprendistati locali. DistritoTec è invece un progetto di riqualificazione urbana di Monterrey, in Messico, che ha visto la collaborazione tra autorità locali e il Tecnológico de Monterrey (Tec) per dare una risposta a criminalità, calo demografico, stagnazione economica e assenza di opportunità nelle comunità che circondano la suddetta università. In 10 anni il progetto ha attirato investimenti per 18 miliardi di pesos (900.000 $) nel privato, generando un aumento demografico del 56%, un aumento del 27% delle nuove abitazioni, una riduzione del 69% delle abitazioni disabitate e un aumento del 40% delle attività economiche registrate. Smart Curbs, infine, nata nella città di Pittsburgh, è un sistema di gestione automatizzata dei marciapiedi che utilizza una tecnologia di visione artificiale per far rispettare le normative sui parcheggi. L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra autorità locali e il privato Automotus, ha portato a una riduzione del 41% dei parcheggi in doppia fila, a una diminuzione delle emissioni inquinanti e all’adozione di veicoli elettrici 5 volte superiore rispetto alle statistiche nazionali.
A Bristol, Monterrey e Pittsburgh le collaborazioni tra pubblico e privato hanno generato soluzioni sostenibili
Le città consumano oltre il 78% dell’energia a livello globale e generano il 70% delle emissioni di carbonio. Allo stesso tempo, oltre il 90% delle aree urbane si trova in regioni costiere dove gli impatti del cambiamento climatico si manifestano con più evidenza – come accaduto a Valencia, in Spagna, solo pochi giorni fa, dove le piogge eccessive hanno causato più di 200 morti e danni per milioni di euro. L’idea che tecnologia e innovazione possano intervenire per rispondere alle sfide climatiche nelle aree urbane ha motivato la creazione, sempre nel contesto del Summit, di Yes San Francisco, un bando intersettoriale per accogliere e lanciare proposte di start-up che si concentrano sul miglioramento della sostenibilità urbana in settori quali energia, trasporti, gestione delle risorse, edilizia e altro ancora. La Yes San Francisco Urban Sustainability Challenge ha alle spalle il World Economic Forum con la collaborazione di Deloitte, Salesforce, Citi e la Camera di commercio di San Francisco. Dal suo lancio nel giugno 2023, Yes SF ha messo insieme quasi 30 organizzazioni intersettoriali, globali e locali, per supportare una comunità di imprenditori della sostenibilità e ha collaborato con il governo locale e le aziende per facilitare l’implementazione di nuove soluzioni urbane nella città di San Francisco. «L’azione collettiva non è più una scelta, ma un imperativo» ha affermato Kwasi Mitchell, Chief Purpose e DEI Officer di Deloitte. Sulla scorta di questa consapevolezza, nel corso del Summit cinque hub di innovazione urbana (Mumbai, Monterey, Miami-Dade, Detroit e Riyadh) si sono impegnati a mettere in pratica le buone pratiche di Yes San Francisco e a progettare insieme un nuovo modello per una crescita economica sostenibile radicata nella collaborazione pubblico-privato.
L’impatto turistico sulle città può diventare una risorsa per affrontare le sfide climatiche
Quando si parla di città oggi, si parla spesso di overtourism come una ennesima variabile per tenere in equilibrio economia, sostenibilità, comunità locali. In un documento dedicato al comparto turistico elaborato dall’Osservatorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes, si legge che l’anno scorso, solo in Italia, si sono registrate 851 milioni di presenze, con un impatto economico di oltre 84 miliardi di euro. Nel prossimo futuro, gli arrivi turistici internazionali aumenteranno, nel mondo, di 43 milioni in media all’anno e raggiungeranno 1,8 miliardi entro il 2030, di cui il 41% in Europa (dati Organizzazione mondiale del Turismo). Un discorso a parte sul turismo, dunque, non poteva mancare nel corso di un Summit dedicato alla trasformazione urbana, che ha radunato rappresentanti di tutti i segmenti del comparto turistico, tra cui trasporti, infrastrutture aeroportuali, società di gestione dei viaggi, hosting, esperienze turistiche e sistemi di pagamento online. Senza demonizzare un settore che genera lavoro e ricchezza, nel corso del Summit si è parlato di strategie innovative per stare al passo con la domanda turistica, rafforzare le capacità infrastrutturali e del trasporto pubblico locale e garantire che il turismo sia soprattutto una forza positiva per le comunità locali. Un segno che la questione dell’impatto turistico sulle nostre città va preso molto sul serio e reso oggetto di studio e decisioni da parte dei leader politici e degli attori economici. Per capire effettività ed efficacia delle iniziative proposte a San Francisco, non resta che aspettare il prossimo appuntamento del World Economic Forum per la trasformazione urbana, programmato a Davos per il 2025.