Negli ultimi anni, il sistema di welfare italiano si è adattato alle nuove vulnerabilità sociali causate da cambiamenti nel ciclo di vita, nel mercato del lavoro e nella globalizzazione. L’Italia, grazie alla sua forte tradizione associativa territoriale, ha un vantaggio nella transizione verso la green economy. La riforma del Terzo Settore avviata nel 2016 ha armonizzato le normative riguardanti associazionismo, volontariato, cooperazione sociale e imprese sociali. Il Codice del Terzo Settore (CTS) e normative correlate hanno regolato i rapporti tra Enti del Terzo Settore e Enti Pubblici Locali, promuovendo la co-programmazione e co-progettazione delle politiche sociali.
Il ricorso a forme di collaborazione pubblico-privato nel Terzo Settore è in aumento
Il ricorso a forme di collaborazione pubblico-privato nel Terzo Settore è in aumento: le forme di co-progettazione, cresciute esponenzialmente dopo il lockdown, rappresentano il 92,7% del totale, mentre i procedimenti di co-programmazione rimangono al di sotto del 10%. La maggior parte degli avvisi pubblici è stata emanata nelle regioni del Centro-Nord: il 16,3% in Lombardia, 14,7% in Toscana e il 14% in Emilia-Romagna (Vesan-Razetti-Papa, 2023). Rispetto al totale degli avvisi pubblici emanati dagli Enti locali, tuttavia, le procedure di co-progettazione risultano ancora limitate. Nel 2022 sono stati avviate 7.410 procedure d’appalto a fronte dei 550 avvisi di co-progettazione. I principali settori di intervento dei bandi di co-progettazione sono ascrivibili al settore dell’esclusione sociale (16,2%) e della disabilità (13,8%). La riqualificazione urbana non compare come oggetto prevalente dei bandi di co-progettazione, ma è comunque materia dominante della categoria “non welfare”, che copre l’11,3% del totale degli avvisi emanati nel 2022. In questo ambito, le collaborazioni riguardano il riutilizzo di immobili e progetti culturali, spesso finanziati dal PNRR con il Bando Borghi.
Le opportunità fornite dal PNRR stanno guidando il Terzo Settore verso progetti di rigenerazione urbana sostenibile
La diffusione di pratiche di co-progettazione e le opportunità fornite dal PNRR stanno guidando il Terzo Settore verso progetti di rigenerazione urbana sostenibile. Tra queste, è da annoverare il Bando borghi, diretto ai piccoli Comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti e nei quali fosse presente un borgo storico da valorizzare, cui ha aderito una cospicua quota di province italiane. Altre risorse del PNRR destinate alla rigenerazione urbana possono essere rinvenute negli investimenti diretti ai Comuni medio-grandi (Progetti di rigenerazione urbana), alle periferie delle Città Metropolitane (Piani Urbani Integrati) e ai Comuni di medio-grandi dimensioni, alle Città Metropolitane e alle Regioni (Qualità dell’abitare). Per fare un esempio del numero di opportunità attualmente in campo, nel 2023 sono stati emanati oltre 2.400 bandi aventi ad oggetto la rigenerazione urbana, finanziati dal PNRR: di questi, 134 nella Provincia di Roma.
In Italia i nuovi progetti di rigenerazione urbana sono circa 5.000, con una diffusione a “macchia di leopardo” nel Paese
Diverse fonti di finanziamento, oltre al PNRR, incentivano la co-progettazione e il coinvolgimento degli Enti del Terzo Settore (ETS) in progetti di rigenerazione urbana. Il Nucleo di Valutazione e Analisi per la Programmazione (NUVAP) ha identificato circa 180 pratiche di “Spazi di comunità” in Italia, che si basano sull’adattamento collaborativo degli spazi per il bene comune. L’Osservatorio Riuso stima che in Italia i nuovi progetti di rigenerazione di spazi siano circa 5.000, con una diffusione a “macchia di leopardo” nel Paese. Le fonti di finanziamento da cui il NUVAP attinge l’universo di esperienza su cui applicare i criteri di selezione sono formate da 89 fonti (59 politiche pubbliche, 24 dispositivi della filantropia, 6 reti/progetti di ricerca). Di queste, l’incidenza dei casi emersi da politiche a livello nazionale è la più rilevante. Le pratiche sono maggiormente diffuse in alcune Regioni (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Puglia) e alcune Città Metropolitane (Torino, Milano, Napoli, Bologna). La tipologia di Spazio di comunità maggiormente diffusa è il Community hub, rappresentato da un caso su tre. Il 90% delle iniziative è gestito da ETS, soprattutto associazioni (circa il 46%), con circa il 48% delle strutture gestite da un solo soggetto privato e circa il 20% coinvolto in collaborazioni formali con enti pubblici.
*Marco Marucci, ricercatore Eurispes e CNR-Ircres.