La cultura rappresenta uno dei fattori più straordinari di sviluppo civile e oggi una risorsa economica rilevante. Questa caratterizzazione dipende da un sostanziale cambiamento avvenuto all’interno del sistema economico urbano a partire dagli anni Settanta ed Ottanta del secolo scorso. Le città hanno infatti assistito al passaggio da una produzione manifatturiera, tipica del modello fordista, a una immateriale, in cui innovazione tecnologica, conoscenza e creatività sono diventati i fattori chiave dei nuovi processi produttivi. La città contemporanea è così caratterizzata da sistemi economici in cui la produzione culturale ricopre un aspetto fondamentale e dove la creatività umana diviene risorsa necessaria, soprattutto nelle periferie, spesso caratterizzate da degrado economico, urbano e sociale.
La competitività dei territori, nell’epoca contemporanea, sembra quindi sempre più misurarsi con il concetto di creatività, presupposto sostanziale dell’innovazione. Il fattore creativo appare strettamente legato ai contesti urbani, in particolare quelli già preesistenti, che non necessitano quindi di costruzione ex novo, bensì di tutela, conservazione, rigenerazione. È partendo da questi presupposti che nel corso degli ultimi vent’anni è stato introdotto il concetto di “città creativa”: nel panorama contemporaneo si assiste a una sempre più frequente diffusione di iniziative di rigenerazione urbana, nelle quali la cultura detiene un ruolo centrale e rappresenta la principale strategia di intervento. Si sono così diffuse una serie di esperienze nelle quali il tentativo di recuperare queste parti di città ha coinciso con la diffusione di luoghi dedicati alla produzione, al consumo e alla fruizione di attività culturali, e in cui la creatività ha rappresentato il motore trainante dei processi di trasformazione.
Queste le tematiche al centro dell’incontro “Cultura, creatività, rigenerazione urbana. Progetti di Sviluppo sostenibile”, nel corso del quale sono state presentate le sei start-up vincitrici del bando di concorso Cuturability, promosso da Unipolis per sostenere proposte di rigenerazione urbana attraverso cultura e creatività, per le quali sono stati stanziati 60mila euro ciascuno, per un totale di 360mila euro. Alla presenza del ministro Dario Franceschini, gli startuppers – risultati vincitori su quasi mille progetti arrivati da tutt’Italia – hanno spiegato il lavoro di “rammendo” delle periferie urbane, in cui la popolazione è spesso “sottoesposta” allo stimolo culturale – dall’orchestra “Senzaspine” del mercato San Donato a Bologna, al cinema sordo “tridimensionale” di Roma, al mercato Lorenteggio a Milano, dove tra una panetteria e una macelleria ha preso vita una sala di condivisione di differenti saperi – luoghi disagiati trasformati in vere e proprie officine di progettazione culturale, con musica, arte, spettacoli, lezioni accessibili a tutti, senza esclusione di etnia, religione o nazionalità. A dimostrazione che la cultura può anche essere molto lontana dall’idea di magnificenza che atavicamente ne abbiamo: essa può infatti essere molto “piccola”, come competenza artigianale, e può essere “molteplice”, come condivisione di differenti culture.
In effetti, i canali tradizionali di comunicazione culturale spesso faticano a rivolgersi a nuovi pubblici, dal contemporaneo sottoproletariato urbano ai migranti che si stanziano nel nostro Paese. In questo contesto, la miccia del processo di rigenerazione urbana può essere considerato il patrimonio comune e già diffuso sul territorio, come quello degli edifici abbandonati e dei teatri comunali al coperto. I progetti dei giovani innovatori culturali si sono rivelati efficaci e molto originali, anche se sono nati per vivere negli interstizi del tessuto urbano, e forse questo deve cambiare. In Italia l’innovazione non può e non deve svilupparsi come un progetto di nicchia, bensì necessita di un coordinamento istituzionale con cui interfacciarsi, al fine di una pianificazione economica e di crescita delle nostre città.
È proprio a tal fine che il Ministero per i Beni e le Attività culturali ha stanziato 114 milioni di euro per finanziare le industrie creative del Mezzogiorno, affinché i Comuni organizzino attività culturali nei quartieri più disagiati e nelle periferie, anziché nei centri storici. Lo spiega il ministro Franceschini, che aggiunge: “Iniziative come questa dovrebbero divenire priorità delle Politiche pubbliche del Paese, per favorire la spinta verso società sempre più inclusive, che vedano le differenze culturali come una ricchezza da promuovere e tutelare.
I recenti attentati di Parigi mostrano chiaramente come la nostra società sia ben più fragile di quello che crediamo: occorre partire dalla rivalutazione della cultura “dal basso”, dal recupero del valore emozionale e identitario delle periferie del mondo, nella complessa sfida di città più belle, più vivibili e più adatte all’integrazione”.
Sono i ragazzi stessi a presentare le loro “creature”, mentre una giovane interpreta le loro relazioni nel linguaggio dei segni. Forse andrebbe immaginata così la città del futuro, un agglomerato di vivaci periferie del pianeta culturalmente attive, abitate da giovani di ogni parte del mondo, attraverso cui combattere i fondamentalismi criminali della nostra epoca. In questo senso si comprende l’importanza di offrire ai giovani lo stimolo del recupero e della diversità culturale come surplus, nonché la possibilità di impegnarsi in un lavoro cooperativo, in cui gli scopi della sostenibilità mirino al livellamento delle disuguaglianze, all’inclusione sociale, alla partecipazione e alla collaborazione, in un progetto universale di condivisione e giustizia sociale.