L’Uzbekistan sta affrontando da tempo un vasto processo di riforma della società civile con la organizzazione di un sistema di governance che, secondo le direttive del Presidente Shavkat Mirziyoyev, deve perseguire un duplice scopo: costruire una società più aperta ed inclusiva, basata su meccanismi di partecipazione responsabile alle scelte comuni e, nello stesso tempo, aumentare il valore e l’efficacia della proiezione esterna dello Stato nel sistema dei rapporti con la comunità internazionale. Si tratta, in sostanza, di una politica di riforma che lega il rafforzamento del ruolo della società civile negli affari interni con il miglioramento della politica estera dello Stato, destinata in tal modo a diventare più credibile ed accettabile.
L’Uzbekistan ha pienamente aderito agli impegni legati all’attuazione dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile
Un grande impulso ad operare in questa duplice direzione viene sia dalla volontà riformatrice del Presidente Mirziyoyev, sia dal fatto che l’Uzbekistan ha pienamente aderito, in quanto Stato membro dell’Onu, agli impegni legati all’attuazione dell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile la quale individua proprio nell’adozione di un sistema di governance inclusiva dei processi di sviluppo una delle leve fondamentali per operare efficacemente nell’affermazione delle nuove politiche. A questa deliberazione l’Uzbekistan si è adeguato perseguendo una precisa strategia di riforme definita “Uzbekistan 2030”.
Per decenni l’Uzbekistan si è portato dietro il retaggio sovietico di un governo centralizzato e di un ruolo marginale della società civile
Nell’articolo che riportiamo di seguito nella versione originale inglese, Eldor Tulyakov, Direttore Esecutivo del Centro per la Strategia di Sviluppo di Taskent, in Uzbekistan, con cui l’Istituto Eurispes ha in essere un accordo di cooperazione scientifica e culturale dal 2019, illustra con chiarezza quali sono i principali punti oggetto di riforma ed i risultati finora conseguiti. Come premessa, sottolinea il fatto che per decenni l’Uzbekistan si è portato dietro il retaggio della sua appartenenza al sistema sovietico con le relative pratiche di un governo centralizzato e di un ruolo delle organizzazioni della società civile ridotto al minimo. La svolta promossa dal Presidente Mirziyoyev negli ultimi anni sta creando una situazione del tutto diversa, in cui la regola di base sta diventando la partecipazione attiva di tali organizzazioni – non più definite come un tempo “associazioni pubbliche” – alla scelte comuni, sia di politica interna che di politica estera. Siamo dunque di fronte ad un cambiamento radicale dei parametri di riferimento.
Il Presidente Mirziyoyev sta creando una situazione del tutto diversa con la partecipazione attiva delle organizzazioni della società civile
Tra gli strumenti innovativi introdotti in Uzbekistan per rendere concreto questo passaggio ad un nuovo sistema, Eldor Tulyakov richiama alcuni esempi significativi, come l’apertura nel 2017 di uffici pubblici finalizzati a ricevere e gestire le richieste, le segnalazioni e le proposte dei cittadini. (People’s Reception Offices) ai quali i funzionari pubblici sono tenuti a fornire risposte chiare. A questi uffici sono stati aggiunti negli ultimi anni degli ulteriori uffici di ricezione virtuali (Virtual Reception Office), vere e proprie piattaforme online che fanno capo ad unica piattaforma governativa “1000 – Trust Online” (vedi il sito murojaat.gov.uz) e che hanno la precisa funzione di sollecitare e diffondere le pratiche di partecipazione attiva dei cittadini alle politiche pubbliche, consentendo loro di interloquire con gli organismi legislativi ed esecutivi. Particolarmente importanti sono, ad esempio, le piattaforme organizzate per la interlocuzione tra pubblico e privato sui temi relativi alle scelte e all’applicazione delle politiche per la sostenibilità, promozione dei diritti umani, riforme economiche.
Il rafforzamento del pluralismo in Uzbekistan ha portato a una crescita del numero delle fonti informative
Un ulteriore elemento di riforma è stato introdotto con l’obbligo per i funzionari pubblici di pubblicare su tali siti dei rapporti dettagliati sulle attività che essi svolgono, con le relative voci di spesa, in modo da rendere la società civile informata e consapevole del loro modo di operare. Anche il sistema dei media è stato coinvolto in questo processo di riforma e le conseguenze positive si sono registrate nel rafforzamento del pluralismo del sistema di informazione, come dimostrato dalla crescita del numero delle fonti informative: da 1.514 nel 2016 a 2.257 nel 2024. Infine, un breve commento all’articolo che viene qui presentato. Non vi è dubbio che con queste riforme e pratiche sul rafforzamento del ruolo della società civile nella definizione delle politiche pubbliche e della loro proiezione esterna, l’Uzbekistan confermi un dato ormai comunemente rilevato e condiviso: la volontà di svolgere un ruolo sempre più attivo in ambito internazionale con riferimento sia alla realtà dell’Asia centrale, sia al più vasto panorama mondiale. Una diplomazia valida ed efficace, questa l’essenza del messaggio di Eldor Tulyakov, deve poter fare riferimento e contare anche su una solida società civile.
*Elena Vian, Università UNINT – Eurispes internazionale.
Civil Society Reform in Uzbekistan: a Catalyst for Shaping Foreign Policy di Eldor Tulyakov, Executive Director Development Strategy Center, Taskent