Il settore del vino italiano rappresenta un tassello importante dell’economia nazionale, con circa 30.000 imprese di trasformazione, 250.000 aziende agricole e un fatturato di 16 miliardi di euro, quasi un punto di Pil. Con 47 milioni di ettolitri prodotti in media, l’Italia è il primo produttore e principale esportatore mondiale di vino. Tuttavia, il settore sta affrontando sfide significative, tra cui la variabilità della produzione e le difficoltà legate ai dazi statunitensi.
L’impatto dei dazi statunitensi sull’export
Il mercato statunitense vale per l’Italia circa 2 miliardi di euro di export, pari al 24% del valore totale dell’export, contro il 20% della Francia e l’11% della Spagna. Fino al gennaio 2025 il dazio medio applicato sul vino italiano era del 2,9%. L’aumento dei dazi al 15% comporterà un impatto sul settore del vino italiano stimato in 317 milioni (UIV). Il danno salirebbe a 460 milioni di euro qualora il dollaro dovesse mantenere l’attuale livello di svalutazione. Tra dazio e svalutazione della moneta statunitense, se prima il prezzo finale di vendita rispetto al valore all’origine aumentava del 123%, da oggi si stima che lieviterà al 186%. Ad aprile 2025, primo mese soggetto ai dazi, l’export di vino italiano verso gli Usa ha già registrato una battuta d’arresto, con un calo del 7,5% a volume e del 9,2% a valore.
I consumi interni di vino sono in diminuzione, una tendenza che ha portato a un aumento delle giacenze
I consumi interni di vino in Italia sono in diminuzione, una tendenza che ha portato a un aumento delle giacenze, che nel 2023 hanno superato la produzione. Anche a livello mondiale, i consumi di vino sono scesi da 236 milioni di ettolitri nel 2019 a 214 milioni nel 2024, con i vini rossi particolarmente penalizzati. La superficie vitata in Italia è inoltre diminuita del 15% dal 2000 al 2023. Tuttavia, emergono nuove tendenze, come il mercato dei vini No-low, che potrebbe raggiungere i 15 milioni di euro nei prossimi quattro anni.
Le proposte dell’Eurispes per il rilancio del settore
L’Eurispes ha voluto proporre alcuni interventi per sostenere il settore in una sorta di “pacchetto di salvaguardia”. Tra le iniziative suggerite vi è la revisione del Testo Unico del vino, che ormai risale a quasi 10 anni fa (legge 238/2016), che prenda in considerazione: la riduzione delle rese per ettaro; l’allineamento delle rese delle uve ai dati reali degli ultimi cinque anni; la revisione dei disciplinari di produzione e revisione del meccanismo degli esuberi; un’azione sull’etichettatura dei vini, incluso l’obbligo di indicare gli ingredienti e la dichiarazione nutrizionale; una semplificazione del sistema dei controlli; la revisione delle riclassificazioni e degli strumenti di gestione; la riforma del sistema delle denominazioni, con un sistema di accorpamento regionale delle denominazioni. Una risposta ai dazi, anche al fine di rilanciare i “consumi” interni, potrebbe consistere nel tagliare l’Iva sul vino a pasto nei ristoranti, sul modello di quanto già accaduto nei primi anni Duemila in Francia
Nella viticoltura moderna l’Intelligenza Artificiale sta rivoluzionando il monitoraggio e la gestione dei vigneti
L’Intelligenza Artificiale può essere sicuramente utile a sviluppare strategie vincenti per affrontare la congiuntura negativa che sta caratterizzando il settore, anche grazie a sistemi di automazione in grado di ridurre l’impiego di prodotti fitosanitari, intervenendo solo dove realmente necessario, analizzando in tempo reale la densità della vegetazione e regolando così automaticamente l’erogazione dei trattamenti. Strumenti di IA si trovano già nelle operazioni in vigna, nelle operazioni in cantina, nel marketing, nelle vendite e amministrazione aziendale e nelle interazioni con i consumatori. Nella viticoltura moderna, l’Intelligenza Artificiale sta dunque rivoluzionando il monitoraggio e la gestione dei vigneti, consentendo ai viticoltori di migliorare la qualità del raccolto e ottimizzare le pratiche agronomiche. L’Intelligenza Artificiale sta trasformando la vinificazione, il cuore del processo produttivo del vino, con innovazioni che vanno dalla fermentazione controllata alla creazione di blend personalizzati.
Un fondo assicurativo tra produttori per evitare che le rese in eccesso svalutino il vino
Sarebbe opportuna una modifica in materia di autorizzazioni di reimpianto e una sospensione per un anno delle nuove autorizzazioni, laddove, in caso di mancato utilizzo delle autorizzazioni, sia nuove che di reimpianto, concesse prima di gennaio 2025, sarebbe auspicabile che non scattino sanzioni amministrative. Da valutare anche l’estensione della validità delle autorizzazioni di reimpianto a otto anni, periodo ritenuto necessario per consentire ai produttori di riallineare la produzione ai mutati stili di consumo e ai nuovi mercati. In àmbito assicurativo una proposta di sicuro interesse (lanciata recentemente dal neopresidente dei Vignerons Coopérateurs d’Occitanie) può essere quella di creare un fondo assicurativo tra produttori per evitare che le rese in eccesso svalutino il vino. Andrebbe individuato, magari con misure emergenziali mirate e limitate nel tempo volte ad attenuare gli effetti dell’aumento dei dazi, un meccanismo di compensazione, non incompatibile col diritto dell’Unione europea, per il riequilibrio dell’utile inframarginale, con copertura magari dei costi di investimento e di gestione.
Il “pegno rotativo” è un prestito erogato dalle banche fornendo come garanzia il proprio vino in magazzino per trasformare le giacenze in liquidità immediata
Uno degli strumenti che alcune imprese vinicole stanno approntando per affrontare il difficile momento riguarda la formula dell’affitto del ramo d’azienda, di solito con un canone annuo fisso e una percentuale sul fatturato. Altro strumento societario di interesse può essere quello delle joint-venture, magari creando una newco per condividere impianti e tecnologie per nuovi mercati (si pensi per esempio ai dealcolati), ammortizzando così i costi. Tra gli strumenti che possono essere utili a dare sollievo alle imprese potrebbe essere utilizzato il cosiddetto “pegno rotativo”, che vede il vino in cantina trasformarsi in garanzia per prestiti bancari. Una misura storicamente presente nel settore agroalimentare, che già nel periodo della pandemia venne estesa appunto anche al vino. Il “pegno rotativo” è in sostanza un prestito erogato dalle banche fornendo come garanzia il proprio vino in magazzino: in questo modo le giacenze si trasformano in liquidità immediata.
Con un approccio integrato e innovativo, il vino italiano può continuare ad avere un posto di primissimo piano sui mercati internazionali
Il settore del vino in Italia si trova a un bivio cruciale. È fondamentale adottare politiche che possano sostenere la produzione e l’export, tutelando al contempo la qualità e l’autenticità del prodotto. Con un approccio integrato e innovativo, il vino italiano può continuare ad avere un posto di primissimo piano sui mercati internazionali, consolidando la sua posizione di leader globale.
*Avv. Giovambattista Palumbo, Coordinatore del Laboratorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes.

