In un’attesa da day before, caratterizzato dalla convinzione che indicatori e segnali siano univoci nel decretare l’imminente uscita dalla crisi, ma anche dalla presa d’atto che non è ancora avvenuta la ripartenza, per fotografare il momento effervescente dei mercati e l’ottimismo di operatori, governi e consumatori è utile far ricorso al vecchio Keynes ai suoi “spiriti animali” evocati per la prima volta nel 1936, all’uscita dalla Grande Depressione:
«(…) una larga parte delle nostre attività positive dipende da un ottimismo spontaneo piuttosto che da un’aspettativa in termini matematici, sia morale che edonistica o economica. La maggior parte, forse, delle nostre decisioni di fare qualcosa di positivo, le cui conseguenze si potranno valutare pienamente soltanto a distanza di parecchi giorni, si possono considerare soltanto come risultato di tendenze dell’animo, di uno stimolo spontaneo all’azione invece che all’inazione, e non come risultato di una media ponderata di vantaggi quantitativi, moltiplicati per probabilità quantitative».
Questa umile e lungimirante presa d’atto di quanto di a-razionale ci sia anche nella scienza economica rappresenta un buon viatico per affrontare le antinomie della situazione nel Vecchio Continente, oltre che un antidoto alla sicumera che ha portato gli analisti e gli economisti a non prevedere la crisi dei mercati Usa e mondiali, e i monetaristi della Ue a privilegiare il rigore rispetto alla crescita, rendendo l’Europa la palla al piede dello sviluppo globale. Per fortuna diversi squilli di tromba annunciano l’arrivo al galoppo degli “animal spirits” della ripresa.
Squilli di tromba, ma anche segnali “univoci”, certo non mancano: la quasi-parità euro-dollaro, la discesa degli spread, il barile di petrolio a costi quasi dimezzati, il bazooka di Draghi i cui effetti per molti sarebbero già stati anticipati dai mercati, ma che invece ha sparato tutt’altro che a salve nella sua prima settimana “al fronte”.
Da noi, poi, il coro è folto quanto unanime: Bankitalia, Tesoro, Confindustria, Confcommercio vedono “rosa”, e Padoan comincia a far intendere che le sorprese non mancheranno, ma saranno tutte positive. Il settore dell’auto con un +4% rispetto al 2013 e che cresce ancora a gennaio 2015 sembra parlare chiaro, mentre il -7% dell’edilizia si spiega con i tempi di reazione diversi che caratterizzano i vari comparti produttivi. Per la prima volta si parla di netta ripresa dell’occupazione, vera cartina di tornasole di un’uscita dalla crisi nel segno dell’equità e non dei soli “numeri”.
Inoltre, sembra vinta la scommessa dell’Expo che, contro le più pessimistiche previsioni di qualche mese fa, dovrebbe aprire regolarmente i cancelli tra 45 giorni. Da ultimo il “regalo” di Papa Francesco alla Capitale e all’Italia intera: il Giubileo Straordinario della Misericordia che è previsto porti nel Paese un flusso di circa 20 milioni tra turisti e pellegrini dal dicembre 2015 al novembre 2016. Una grande, ulteriore occasione economica: tanto per intenderci, i commercianti romani ipotizzano un +30% di volume d’affari per tutto il 2016. Il Papa venuto dalla fine dl mondo non si è certo preoccupato del Pil italiano quando ha deciso di indire l’Anno Santo, e anzi sembra che non abbia avvertito neanche il Governo o il Ministero dell’Interno. Ma tutto fa brodo nel pentolone in cui ribollono proiezioni positive, riforme fatte o “annunciate”, attese motivate talvolta dai numeri, più spesso solo dagli “spiriti animali”. Oltre a quelli keynesiani e all’Oly Spirit, da noi, poi, ne aleggia un altro, tutto mondano e talvolta un po’ velleitario: lo “spirito renziano”, che però, in mancanza di reali alternative a sinistra come a destra, sembra piacere alla maggioranza degli italiani.