Donne acrobate tra famiglia e carriera, penalizzate dal mercato del lavoro e dal Welfare italiano. Ogni anno, in occasione dell’8 marzo, si fa il punto sulla condizione femminile nel mondo e nel nostro Paese. Eppure, tra orgoglio e rivendicazione di diritti solo apparentemente scontati, alcune criticità sembrano non cambiare mai.
L’Italia si posiziona al 70esimo posto secondo il Global Gender Gap Index, posizione tra le peggiori tra i paesi dell’Europa occidentale. In particolare, l’Italia continua ad essere agli ultimi posti per opportunità lavorative e partecipazione economica delle donne: la disparità salariale tra uomini e donne relega il nostro Paese al 123simo posto. Pur avendo in media un più elevato livello di istruzione, rispetto agli uomini, ed un miglior rendimento, le lavoratrici guadagnano mediamente il 22% in meno rispetto ai lavoratori.
Il tasso di occupazione femminile, pur crescendo, si attesta al 49%, contro una media europea del 62,6% (solo la Grecia fa peggio in Europa). Le donne rappresentano, inoltre, solo il 27% delle cariche manageriali nelle imprese. Lo svantaggio femminile deriva dai meccanismi penalizzanti del mondo del lavoro italiano e dallo scarso sostegno offerto alle donne nella conciliazione tra famiglia e carriera. Non a caso tra i 25 ed i 49 anni, la fascia d’età nella quale sono più numerosi i genitori di figli minori, il tasso di occupazione maschile è del 78%, quello femminile del 58%: 20 punti percentuali in meno. Le carenze del Welfare, dei servizi per l’infanzia, ma anche la sopravvivenza di una cultura che penalizza le lavoratrici, favoriscono l’esclusione o l’uscita di molte donne dal mercato lavorativo, e compromettono le prospettive di carriera di molte altre.
Per approfondire, potete leggere nella versione integrale la scheda “La donna nel mondo del lavoro”, pubblicata all’interno del Rapporto Italia 2019