Il Rapporto Rifiuti Speciali – Edizione 2025 dell’Ispra, giunto alla sua ventiquattresima edizione, presenta un quadro analitico della produzione e gestione dei rifiuti speciali in Italia nell’anno 2023. I dati, raccolti attraverso il Modello Unico di Dichiarazione ambientale (MUD) e integrati con metodologie di stima specifiche, delineano un sistema complesso caratterizzato da dinamiche territoriali, settoriali e impiantistiche di particolare rilevanza per la comprensione dell’economia circolare nazionale. Nel 2023, la produzione complessiva dei rifiuti speciali generati dal sistema produttivo nazionale si attesta a 164,5 milioni di tonnellate, registrando un incremento dell’1,9% rispetto al 2022 pari a oltre 3 milioni di tonnellate che segna un’inversione di tendenza dopo il calo del 2,1% osservato nel precedente biennio 2021-2022. La ripartizione tipologica evidenzia una netta prevalenza dei rifiuti non pericolosi, che rappresentano il 93,8% del totale con 154,3 milioni di tonnellate (+1,9% rispetto al 2022); i rifiuti pericolosi si attestano invece a 10,2 milioni di tonnellate, anch’essi in crescita dell’1,9% con un incremento di 193 mila tonnellate.
Il settore delle costruzioni e demolizioni si conferma come principale generatore di rifiuti speciali
L’esame della produzione per attività economica conferma il settore delle costruzioni e demolizioni come principale generatore di rifiuti speciali con 83,3 milioni di tonnellate, pari al 50,6% del totale; seguono le attività di trattamento rifiuti e risanamento ambientale con 38,7 milioni di tonnellate (23,5%) e il comparto manifatturiero nel suo complesso con 27,7 milioni di tonnellate (16,8%). All’interno del settore manifatturiero, emerge il ruolo predominante della metallurgia che produce 7,6 milioni di tonnellate (27,6% del totale manifatturiero), seguita dalla fabbricazione di prodotti in metallo con 3,7 milioni di tonnellate (13,2%). L’industria alimentare e delle bevande contribuisce con 2,9 milioni di tonnellate (10,6%), mentre i settori chimico, petrolchimico e delle materie plastiche generano complessivamente 3,7 milioni di tonnellate. Per i rifiuti pericolosi, il settore manifatturiero rappresenta la fonte principale con il 36,1% del totale (3,7 milioni di tonnellate), seguito dalle attività di trattamento rifiuti con il 34,7% (3,5 milioni di tonnellate) e dal settore servizi-commercio-trasporti con il 16,1% (1,6 milioni di tonnellate).
A livello territoriale il Nord Italia concentra 94,1 milioni di tonnellate prodotte, seguito dal Sud con 42,3 milioni di tonnellate
A livello territoriale il Nord Italia concentra 94,1 milioni di tonnellate prodotte (57,2% del totale nazionale), seguito dal Sud con 42,3 milioni di tonnellate (25,7%) e dal Centro con 28,1 milioni di tonnellate (17,1%). La Lombardia mantiene il primato assoluto con 35,9 milioni di tonnellate (38,1% della produzione totale del Nord), seguita dal Veneto con 17,6 milioni di tonnellate (18,7%) e dall’Emilia Romagna con 14,1 milioni di tonnellate (15%). Nel Centro Italia, guidano la produzione la Toscana con 10,4 milioni di tonnellate (37,2% del totale dell’area geografica) e il Lazio con 10,2 milioni di tonnellate (36,3%), mentre al Sud la Campania con 11,2 milioni di tonnellate copre il 26,4% della produzione dell’intera macroarea, seguita da Puglia (10,1 milioni di tonnellate – 23,8%) e Sicilia (9,4 milioni di tonnellate – 22,3%). Per quanto riguarda i rifiuti da costruzione e demolizione, il Nord produce 44,5 milioni di tonnellate, con la Lombardia che da sola ne genera 16,3 milioni (36,7%), al Centro, il Lazio produce 5,6 milioni di tonnellate e la Toscana 4,9 milioni (complessivamente queste due regioni generano il 72,3% di questa categoria di rifiuti nella macroarea), mentre al Sud la Campania contribuisce con 6,4 milioni di tonnellate (28,5% del totale della macroarea), la Sicilia con 6 milioni di tonnellate (26,5%) e la Puglia con quasi 4,5 milioni di tonnellate (20%).
Gestione nazionale: un sistema sempre più orientato all’economia circolare
Nel 2023, i quantitativi di rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia si attestano a 178,9 milioni di tonnellate, rappresentando un sistema di notevole complessità e dimensioni che ha registrato rispetto al 2022 un aumento dell’1,3% (+2,3 milioni di tonnellate), confermando la correlazione con l’andamento della produzione dei rifiuti speciali che, nello stesso periodo è aumentata dell’1,9%. La ripartizione tipologica evidenzia una netta prevalenza dei rifiuti non pericolosi con 169,6 milioni di tonnellate (94,8% del totale gestito), mentre i rifiuti pericolosi ammontano a 9,3 milioni di tonnellate (5,2% del totale). Il sistema di gestione si avvale di una rete di 10.806 impianti distribuiti sul territorio nazionale: 5.905 al Nord, 1.952 al Centro e 2.949 al Sud. L’analisi delle modalità di gestione rivela una netta predominanza delle operazioni di recupero, che interessano 151,3 milioni di tonnellate, pari all’84,5% del totale gestito, mentre le operazioni di smaltimento coinvolgono 27,7 milioni di tonnellate (15,5% del totale gestito). L’evoluzione rispetto al 2022 evidenzia dinamiche positive: le quantità avviate a operazioni di recupero aumentano del 2,1% (+3,1 milioni di tonnellate), mentre quelle avviate a smaltimento diminuiscono del 2,7%(-773 mila tonnellate), una tendenza che conferma il progressivo orientamento del sistema verso modelli di economia circolare.
I dati confermano l’efficacia delle politiche di riduzione dell’utilizzo della discarica come forma di smaltimento
In particolare, l’operazione R5 (riciclo/recupero di sostanze inorganiche) si conferma la forma di gestione predominante con 78,8 milioni di tonnellate, rappresentando il 52,1% del totale recuperato e il 44% del totale gestito. Questa operazione interessa prevalentemente i rifiuti provenienti da attività di costruzione e demolizione (69,9 milioni di tonnellate), generalmente utilizzati in rilevati e sottofondi stradali. La seconda forma di recupero per importanza, è rappresentata dall’operazione R4 (riciclo/recupero dei metalli e dei composti metallici) che costituisce il 13,7% del totale recuperando, pur con una flessione del -1,8% rispetto al 2022. Anche il riciclo/recupero delle sostanze organiche (R3) ha subito una lieve diminuzione (-0,4%), mentre Il trattamento in ambiente terrestre a beneficio dell’agricoltura e dell’ecologia (R10) ha registrato un incremento di 183 mila tonnellate (+3,4%). Lo smaltimento in discarica (D1) costituisce il 4,4% del totale gestito con 7,9 milioni di tonnellate, registrando una significativa riduzione di 997 mila tonnellate (-11,2%) rispetto al 2022, dato che conferma l’efficacia delle politiche di riduzione dell’utilizzo della discarica come forma di smaltimento.
Il Nord Italia, Lombardia in testa, si conferma leader anche nella gestione dei rifiuti speciali con 110,7 milioni di tonnellate corrispondenti al 61,9% del totale nazionale, il Sud ha gestito 40 milioni di tonnellate (22,4%) e il Centro si attesta a 28,3 milioni di tonnellate (15,8%), risultati in linea con quelli di produzione. Nel complesso sei regioni (Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Puglia) gestiscono il 65% del totale nazionale, recuperando il 54,8% e smaltendo il 10,2% del totale gestito in Italia.
L’analisi degli obiettivi di prevenzione dei rifiuti speciali rappresenta uno degli aspetti più problematici del sistema italiano
Nonostante le ottime performance nella gestione di rifiuti speciali, l’analisi degli obiettivi di prevenzione rappresenta uno degli aspetti più problematici del sistema italiano, evidenziando uno scostamento delle politiche preventive delineate nel Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti adottato nel 2013. Il quadro normativo di riferimento, in attesa dell’adozione del nuovo Piano di Prevenzione previsto dall’articolo 180 del d.lgs. 152/2006 come modificato dal d.lgs. n. 116/2020, mantiene in vigore gli obiettivi stabiliti dal Ministero dell’Ambiente con decreto direttoriale del 7 ottobre 2013, che prevedevano la riduzione del 10% della produzione dei rifiuti speciali pericolosi per unità di Pil e del 5% di quelli non pericolosi entro il 2020 rispetto ai valori del 2010. I dati del 2023 rivelano un quadro di sostanziale disallineamento rispetto agli obiettivi prefissati, con la variazione del rapporto tra produzione di rifiuti speciali non pericolosi per unità di Pil che risulta positiva e in progressivo allontanamento dai target preventivi. Nel 2023, tale variazione raggiunge il +22,17% rispetto al 2010, in peggioramento rispetto al +20,78% del 2022, evidenziando non solo il mancato raggiungimento dell’obiettivo di riduzione del 5%, ma un trend di crescita che si muove in direzione opposta. Questa dinamica assume caratteri ancora più preoccupanti se si considera che il Pil nel 2023 aumenta del 5,5% rispetto al 2010, mentre la produzione dei rifiuti non pericolosi cresce del 28,8%, determinando un disaccoppiamento negativo tra crescita economica e pressione ambientale.
Il dato di produzione dei rifiuti speciali può essere influenzato dagli interventi normativi che determinano variazioni nelle definizioni e nelle tipologie di materiali
La situazione appare altrettanto critica per i rifiuti speciali pericolosi, dove la variazione della produzione per unità di Pil rispetto al 2010 si attesta al +15,80% nel 2023, lontanissima dall’obiettivo di riduzione del 10%. In questo caso, l’aumento del Pil del 5,5% si accompagna a una crescita della produzione di rifiuti pericolosi del 22,1%, mostrando un’intensificazione della pressione ambientale per unità di ricchezza prodotta in contraddizione con i principi dell’economia circolare e dello sviluppo sostenibile. Tuttavia, come sottolinea il Rapporto, il dato di produzione dei rifiuti speciali può essere influenzato dagli interventi normativi che determinano variazioni dei quantitativi prodotti a seguito di modifiche delle definizioni e delle tipologie di materiali che rientrano nella disciplina dei rifiuti. La disciplina dei sottoprodotti, le procedure End of Waste e altre modifiche normative possono alterare la contabilizzazione senza necessariamente riflettere variazioni reali della pressione ambientale, rendendo difficile una chiara comparazione delle performance negli anni.
I dati Ispra confermano l’efficacia del sistema italiano di gestione dei rifiuti speciali, con volumi in crescita accompagnati da performance positive nel recupero
Nel complesso, i dati del Rapporto Ispra 2025 confermano l’efficacia del sistema italiano di gestione dei rifiuti speciali, caratterizzato da volumi in crescita accompagnati da performance positive nel recupero di materia: la predominanza delle operazioni di recupero (84,5% del totale gestito) e la progressiva riduzione dello smaltimento in discarica (-11,2%) consolidano l’orientamento verso modelli virtuosi di economia circolare. La concentrazione geografica della produzione e gestione nel Nord Italia riflette la struttura industriale nazionale, mentre l’importanza del settore delle costruzioni evidenzia il ruolo strategico del recupero dei materiali inerti per la sostenibilità del sistema. La diversificazione delle forme di recupero e l’efficacia delle politiche di riduzione dello smaltimento in discarica rappresentano elementi positivi che richiedono consolidamento e ulteriore sviluppo per l’ottimizzazione complessiva del sistema.
*Mariarosaria Zamboi, ricercatrice dell’Eurispes.

