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Calcio, stadi e investimenti delle società sportive

di
Ludovico Semerari*

Stadi e società sportive: le tendenze a livello internazionale

Gli stadi hanno ormai cambiato funzione: non sono più solamente il luogo in cui assistere settimanalmente all’evento principe per cui sono stati concepiti. Essi sono diventati dei luoghi capaci di produrre rilevanti flussi di cassa sulla base delle strutture e dei servizi che riescono a offrire come, ad esempio, musei dedicati alla squadra, business centers, palestre, piscine, ristoranti, alberghi, vendita dei diritti collegati al nome dello stadio, sky boxes e organizzazione di eventi. Da qui la necessità per il sistema italiano di investire per ammodernare o ricostruire stadi che sono stati concepiti con una concezione completamente diversa.

Il riconoscimento di questa nuova realtà ha comportato, a livello mondiale, ad un vero e proprio boom nella costruzione di nuovi stadi. Secondo un’analisi condotta da Deloitte, nel 2025, a livello globale, sono in corso progetti per la costruzione o l’ammodernamento di oltre 300 stadi sportivi.

Anche se non tutti questi progetti riguardano squadre di calcio, essi riflettono una tendenza in corso da decenni nel settore, che sta accelerando ulteriormente negli ultimi anni, volta alla creazione di flussi di entrate stabili e diversificati. In questo contesto, gli stadi sono concepiti con l’obiettivo di offrire esperienze d’intrattenimento sempre migliori e diversificate all’intera comunità per tutto l’anno.

Investimenti in infrastrutture: calcio e stadi

Specificatamente al calcio europeo, nella stagione 2023/2024 gli investimenti in infrastrutture sportive hanno portato ad un aumento della capacità degli stadi, dei prezzi dei biglietti e delle offerte premium per le partite: tutto questo ha permesso ai club di aumentare i ricavi derivanti dallo stadio dell’11% rispetto all’anno precedente. I ricavi derivanti dalle partite hanno rappresentato la voce di bilancio in più rapida crescita per i 30 club europei più ricchi, arrivando a superare i 2 miliardi di euro, pari a circa il 18% dei ricavi totali[1].

Un caso emblematico degli effetti che un nuovo stadio può avere sui bilanci di un club è quello del Real Madrid. Il completamento dei lavori di ristrutturazione dello stadio Bernabéu (divenuto forse lo stadio più futuristico presente in Europa) ha generato ricavi, derivanti dalle attività legate allo stadio, che hanno raggiunto i 248 milioni di euro nel 2023/24 (equivalenti a circa il 23% dei ricavi totali), con un aumento del 103% rispetto all’anno precedente. L’aumento è stato realizzato principalmente grazie alla commercializzazione delle licenze per posti a sedere personalizzati, che hanno comportato un incremento di circa 76 milioni di euro.

Calcio, stadi e ricavi: il ritardo italiano

Dall’analisi sui ricavi dei club di Serie A emerge come il nostro campionato sia ancora indietro rispetto ai principali campionati europei ‒ per non parlare degli Stati Uniti. Se la percentuale media dei ricavi derivanti dallo stadio per le trenta società europee più importanti si attesta al 18%, in Italia i tre principali club (Inter, Milan, e Juventus) ottengono dallo stadio rispettivamente il 14,8%, il 15,1% e il 14,6% dei loro ricavi totali e questa percentuale si abbassa notevolmente quando si vanno ad osservare le altre società che hanno giocato in serie A nel campionato 2023/2024, dato che solamente altre tre squadre (Roma, Lazio e Salernitana) hanno ottenuto dallo stadio più del 10% dei loro ricavi totali. Il dato più problematico riguarda la media dei ricavi generati dagli stadi per l’intera Serie A che nel 2023/24 si era fermato all’8,36% dei ricavi totali. Ben lontano dall’oltre 40% fatto registrare da alcune leghe americane come la MLB (Major League Baseball) o l’NHL (National Hockey Association).

Ricavi derivanti dallo stadio per i club di Serie A nella stagione 2023/2024

Club Ricavi 23/24 in milioni di euro Ricavi stadio 23/24 in milioni di euro % ricavi stadio su ricavi totali
Inter 473,2 70,8 14,80
Milan 456,9 69,3 15,17
Juventus 394.6 57,7 14,62
Napoli 328.2 27,3 8,23
Roma 301.7 55,4 18,27
Atalanta 243.7 14,6 5,76
Lazio 236.4 27,6 11,44
Fiorentina 199.9 14,2 7,04
Sassuolo 140.2 4,0 2,86
Bologna 127.8 8,5 6,3
Udinese 120.9 8,1 6,67
Genoa 116.9 6,0 5,17
Verona 115.3 5,2 4,35
Torino 101.1 6,1 5,94
Lecce 85.3 8,0 9,41
Cagliari 78.6 5,6 6,41
Empoli 72.8 3,2 4,17
Monza 68.3 5,7 7,35
Frosinone 65.2 5,6 7,69
Salernitana 63.1 7,1 11,08

Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Deloitte e Calcio e Finanza.

 

L’intervento del legislatore, la legge sugli stadi del 2014 e la riforma del 2017

Nel 2014, vista la situazione completamente bloccata in termini di costruzione di impianti e lo scoraggiante confronto con l’estero, il Governo di allora varò una norma conosciuta come “legge sugli stadi” che, in estrema sintesi, prevedeva una serie di norme volte a favorire la costruzione o l’ammodernamento di impianti sportivi. In particolare, venivano stabilite nuove forme di remunerazione del capitale e nuove procedure amministrative semplificate di approvazione dell’intervento.

Nel 2017 il legislatore ha scelto di mettere nuovamente mano alla materia con la legge del 21 giugno 2017, n.96, inserendo all’art. 62 una serie di interventi normativi finalizzati a riformare la disciplina della costruzione di impianti sportivi. In particolare, sono stati stabiliti:

  • I contenuti e le modalità di predisposizione dello studio di fattibilità e i possibili interventi edilizi sugli impianti sportivi esistenti come: la demolizione dell’impianto da dismettere; la sua demolizione e ricostruzione, prevedendo che questa possa avvenire anche con diverse volumetria e sagoma; la sua riconversione o riutilizzazione a fini sportivi.
  • Il riconoscimento di una “esclusiva”, per le attività commerciali svolte nei pressi dell’impianto sportivo, in favore della società sportiva utilizzatrice dell’impianto medesimo.
  • La disciplina degli spazi interni all’impianto destinati a ristorazione e vendita di articoli sportivi.

Stadi, infrastrutture strategiche nazionali

Pur riguardando gli impianti sportivi tout court e lo sport in generale, gran parte delle società che hanno usufruito della legge sugli stadi per tentare di costruirne di nuovi o di ammodernare quelli esistenti, sono società calcistiche con impianti di grandi dimensioni. Attualmente, nel nostro Paese è prevista la costruzione di quattro nuovi stadi il cui progetto dovrebbe essere definitivo e che dovrebbero vedere la luce nei prossimi anni: il già citato stadio della Roma a Pietralata, il nuovo stadio del Cagliari e gli stadi di Taranto e Venezia. I primi due saranno di proprietà dei club che li hanno costruiti mentre gli altri due resteranno di proprietà pubblica. Oltre alla costruzione di nuovi impianti nei prossimi anni, dovrebbero essere assicurati l’ammodernamento ed in alcuni casi il rifacimento di stadi esistenti. I due progetti più importanti sono quelli dello stadio Dall’Ara di Bologna e dell’Artemio Franchi di Firenze. Mentre il Napoli e la Lazio hanno iniziato l’iter con i rispettivi Comuni per il rifacimento dello stadio Maradona e dello stadio Flaminio.

L’attuale Governo sembra impegnato in un’ulteriore modifica delle norme che regolano la costruzione di nuovi stadi. In primo luogo, si sta pensando alla nomina di un Commissario straordinario che avrà il compito di accelerare i progetti di modernizzazione e costruzione degli stadi, in stretta collaborazione con i sindaci delle città coinvolte, che agiranno come sub-commissari. Il secondo aspetto riguarda la creazione di un fondo equity destinato a investire nelle nuove infrastrutture sportive al fine di accelerare la costruzione o l’ammodernamento degli impianti. La terza modifica su cui si sta lavorando ‒ forse quella più importante ‒ riguarda il riconoscimento degli stadi come “infrastrutture strategiche nazionali”.

Questo dovrebbe servire a facilitare l’iter burocratico, permettendo di avviare le opere necessarie con maggiore rapidità e minori ostacoli amministrativi, oltre ad attrarre, potenziali, nuovi investitori. Infine, il Senato ha inviato all’Esecutivo una richiesta per l’individuazione di procedure volte a favorire la cessione degli impianti pubblici nei casi in cui le Amministrazioni locali non siano in grado di effettuare interventi di manutenzione, ammodernamento e valorizzazione delle strutture.  

Il futuro degli stadi di calcio in Italia

Si può affermare che il principale problema per la costruzione di impianti sportivi nel nostro Paese sia legato alle più generali difficoltà a realizzare investimenti in infrastrutture. Si può, inoltre, affermare che una legge creata ad hoc per incentivare la realizzazione di nuovi stadi può essere uno strumento utile, ma certamente non risolve i problemi più generali che il nostro Paese sperimenta, da decenni, nella realizzazione di grandi opere. I problemi principali risiedono da un lato, nei lunghissimi tempi burocratici per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie e, dall’altro, nell’incertezza legata ai tempi, ai costi e alla volontà politica dei Comuni. Anche in questo caso si può prendere ad esempio lo stadio della Roma, con la società che ha dovuto ripetutamente modificare i progetti del nuovo impianto per venire incontro, non solo alle richieste della Sovrintendenza o dei Comitati di quartieri, ma anche alle differenti posizioni assunte dalle Giunte comunali che si sono succedute alla guida del Comune negli ultimi dodici anni.

Per quanto riguarda i club coinvolti, il loro principale interesse risiede nell’aumento dei ricavi che la gestione dei servizi interni allo stadio offre controllando, per quanto possibile, tutte le attività commerciali e di marketing legate alla struttura. Sotto questo punto di vista va evidenziato come non sia necessario che lo stadio sia di proprietà del club quanto che questo possa investire sullo stesso traendo profitto dalle attività che verrebbero implementate (come riconosciuto dalla “legge sugli stadi”). D’altronde, oggi ci troviamo in una situazione in cui le municipalità danno in affitto il bene, quasi dimenticandosene, e i club che lo prendono in gestione ordinaria non sono incentivati a creare servizi specifici all’interno dello stadio, dato che li percepiscono come investimenti a fondo perduto. Per cui o si permette ai club di costruire nuovi stadi di proprietà o si dovranno concedere licenze per la gestione dei servizi offerti all’interno dello stadio.

Alcune brevi conclusioni

A conclusione di quanto detto si può tentare di trarre alcuni punti fermi in relazione al tema degli stadi:

  • in Italia nei prossimi anni sarà necessario investire nella costruzione o nell’ammodernamento degli impianti sportivi;
  • i problemi riscontrati negli ultimi anni (e l’impietoso confronto con il resto dell’Europa) dipendono principalmente dalle ben note difficoltà italiane nella realizzazione di opere infrastrutturali;
  • gli stadi devono diventare strutture multifunzionali, non più legate al singolo evento sportivo diventando, potenzialmente, punti di aggregazione aperti tutto l’anno;
  • gli stadi privati andrebbero finanziati, per quanto possibile, con risorse private dei club;
  • le società, al fine di diventare economicamente sostenibili aumentando i ricavi, devono poter gestire le attività collegate allo stadio che, ad oggi, negli stadi italiani, sono quasi completamente assenti.

*Ludovico Semerari, ricercatore dell’Eurispes.

[1] Deloitte, Deloitte Football Money League 2025, 23 gennaio 2025. https://www.deloitte.com/uk/en/services/financial-advisory/analysis/deloitte-football-money-league.html

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