HomeDirittoContenzioso costituzionale Stato-Regioni: un futuro in discesa?

Contenzioso costituzionale Stato-Regioni: un futuro in discesa?

di
Francesco Giulio Cuttaia

Autonomia differenziata: diminuirà il contenzioso costituzionale tra lo Stato e le Regioni?

Nel XXXVII° Rapporto Italia, pubblicato dall’Eurispes lo scorso maggio, con riferimento alle prospettive che possono derivare dall’attuazione dell’autonomia regionale differenziata, è stato posto l’accento sulla possibilità che diminuisca il contenzioso costituzionale tra lo Stato e le Regioni.

Tale contenzioso è determinato dal frequente ricorso di Regioni e Stato alla Corte Costituzionale per vedere dichiarata l’illegittimità, rispettivamente, di leggi statali e regionali o per definire con esattezza le competenze amministrative, ritenute di volta in volta sconfinare i propri ambiti di attribuzione.

In 22 anni il contenzioso costituzionale ha causato l’emissione di 2.361 pronunce da parte della Corte Costituzionale

Dati alla mano, emerge che nel corso dei ventidue anni successivi alla modifica del Titolo V della Costituzione (comportante un’ampia estensione della potestà legislativa regionale), e cioè fino al 2023, il contenzioso di cui trattasi ha causato complessivamente l’emissione di ben 2.361 pronunce da parte della Corte Costituzionale.

Il tentativo di deflazionare il contenzioso costituzionale da parte della Presidenza del Consiglio dei ministri 

Proprio il dato relativo al 2023 e cioè l’ultimo disponibile al momento della redazione del XXXVII° Rapporto Italia, ha messo in risalto la tendenza ad un rallentamento del contenzioso medesimo.

Su questa evenienza si è innestata una iniziativa adottata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri (con la direttiva del 23 ottobre 2023) volta a deflazionare il contenzioso attraverso un costante e ampio confronto tra le amministrazioni dello Stato (cioè i Ministeri) e le Regioni.

Gli ulteriori elementi ricavabili dalla relazione del Presidente della Corte Costituzionale per l’anno 2024, resi pubblici qualche settimana fa, sembrano confortare il positivo andamento di tale tendenza.

Nel 2024 il dato del contenzioso costituzionale è sceso ad una sola pronuncia

Infatti per quanto riguarda i conflitti di attribuzione tra Stato, Regioni e Province Autonome, si è avuta una sola pronuncia. Ciò, come ha sottolineato l’Ufficio studi della Corte Costituzionale, rappresenta il valore percentuale (pari allo 0,5%) “più basso negli ultimi quindici anni” (la punta massima si era registrata nel 2016 con il 5,1% del totale delle pronunce della Corte).

Tale dato va poi rapportato alla diminuita incidenza dei giudizi di legittimità costituzionale sollevati in via principale (vicendevolmente) dallo Stato e dalle Regioni (nonché dalle Province autonome), passati dal 30,6% del 2023, già in diminuzione rispetto agli anni precedenti, al 27,7% del 2024, segnando così un progressivo decremento del contenzioso.

Un passo in avanti verso il ridimensionamento del contenzioso costituzionale legato all’attuazione dell’autonomia differenziata

È ancora presto per dire che sia stata tracciata una linea di tendenza strutturale verso la deflazione del contenzioso stesso, ma i dati oggettivi sembrano orientati in tale direzione.

Fondamentale sarà il contenuto della rideterminazione normativa della legge quadro di attuazione dell’autonomia differenziata prevista dal terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, sulla base delle chiare indicazioni formulate dalla Corte Costituzionale nella sentenza n. 192 del 3 dicembre 2024.

La riduzione delle controversie costituzionali tra Stato e Regioni, non potrà che contribuire ad una maggiore chiarezza dell’interpretazione e dell’applicazione delle leggi, siano esse statali che regionali.

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