Europa e Asia, infrastrutture e grandi opere. La proposta degli “smart corridors”

Nel corso della visita effettuata di recente a Shangai per partecipare alla seconda edizione della China International Import Expo (CIIE) il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha ribadito l’obiettivo dell’Italia di voler essere ”ponte tra Occidente e Oriente” e ha affermato:«Guardiamo alla Cina come un Paese che deve essere sempre più partner dell’Italia, per lo sviluppo. L’adesione alla Via della Seta ha segnato un rafforzamento delle nostre relazioni. Andiamo verso il 2020, quando celebreremo il 50esimo anniversario delle nostre relazioni».
Il nostro Paese è stato tra i primi stati europei ad aderire all’iniziativa della Via della Seta e a partecipare al capitale della AIIB-Asian Infrastructure Investment Bank, che ha come missione di favorire la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali tra cui quelle di connettività tra Europa e Asia. Anche se in questa occasione i dossier relativi all’iniziativa non sono stati specificatamente affrontati, i progetti e gli investimenti cinesi nei porti e nella logistica italiani proseguono attivamente.
Nel panorama internazionale, la costruzione dei grandi corridoi infrastrutturali è comunemente intesa come un elemento strategico di grande valore geo-economico e geo-politico per lo sviluppo dei sistemi economici e il consolidamento dei rapporti tra gli stati e le diverse aree regionali. Tra loro, ovviamente, hanno un grande rilievo quelli relativi alla connettività terrestre Eurasiatica, che interessano vastissimi territori lungo diversi tracciati previsti tra Europa ed Asia ‒ tra Ue e Cina in particolare.
Numerose iniziative simili sono in corso anche in altri continenti ed aree geografiche, promosse sia da organismi di coordinamento sovranazionale ‒ come ad esempio Mercosur in America Latina, Unione Africana, Unione Economica Euroasiatica, BRICS ‒ sia dagli stati, sia infine da primari enti ed agenzie di sviluppo, a cominciare dalle Banche Multilaterali di Sviluppo.
La progettazione e realizzazione di queste opere strategiche presenta grandi pregi (il valore dei programmi e delle opere) e vantaggi (il contributo alla crescita economica e sociale), ma anche dei limiti significativi. Uno dei limiti principali è legato alla scarsa attenzione riservata alla necessità di cogliere la grande opportunità della costruzione dei corridoi infrastrutturali per promuovere una forte azione di riequilibrio territoriale ed urbano, con la costruzione di nuovi insediamenti e connessioni lungo i corridoi stessi, allo scopo di invertire la negativa tendenza alla concentrazione urbana, denunciata anche dalle Nazioni Unite nell’ultimo Rapporto 2019 sul Global Sustainable Development.
Autorevoli riflessioni e proposte avanzate in tal senso da centri di ricerca, università ed esperti qualificati ‒ come ad esempio in occasione della elaborazione nel progetto russo del corridoio euroasiatico TEBR- Trans Eurasian Belt Razvitie ‒ sono rimaste, di fatto, senza alcun esito concreto, nè se ne trova accenno nelle dichiarazioni e documenti elaborati anche di recente da istituzioni come l’Unione Europea.
Un confronto con l’esperienza maturata dall’Unione Europea in materia di corridoi infrastrutturali, come la rete europea Trans European Network – Transport (TEN-T), in particolare con riferimento alle metodologie seguite nella programmazione e realizzazione delle opere, può dare un positivo contributo alla correzione di alcuni limiti che si registrano nelle iniziative promosse, anche dai BRICS, nei vari continenti al di fuori del contesto europeo. Il richiamo ad una specifica esperienza promossa in Italia con i “Patti territoriali” può fornire elementi interessanti per l’obbiettivo prioritario che, a nostro avviso, dovrebbe affermarsi a livello internazionale: i corridoi infrastrutturali a servizio del riequilibrio urbano e territoriale nelle diverse aree del mondo.
Dall’Italia, il Laboratorio sui BRICS dell’Eurispes pone la seguente domanda: quale sarà l’impatto dei nuovi corridoi infrastrutturali sui territori attraversati? Allo stato attuale dei progetti e dei relativi investimenti, esiste il rischio reale che i corridoi infrastrutturali diventino delle ulteriori vie di fuga della popolazione dalle aree periferiche verso le megalopoli, causando nuovi flussi migratori, e non, come dovrebbe essere, strumenti per uno sviluppo territoriale equilibrato ed omogeneo in grado di creare le condizioni per la permanenza degli abitanti nei luoghi di origine. È la proposta italiana degli “Smart Corridors”.
Sempre da parte dell’Eurispes si è recentemente proposta, relativamente ai programmi di connettività tra Unione Europea ed Asia, una iniziativa di confronto e verifica sul tema della interrelazione tra insediamenti e reti infrastruttrali, per sviluppare una programmazione integrata tra i previsti corridoi di trasporto e connettività ed insediamenti urbani, allo scopo di promuovere un duraturo sviluppo socio-economico dei territori attraversati e la valorizzazione delle risorse ambientali esistenti.

Paolo Motta è un membro del Laboratorio sui BRICS dell’Eurispes

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