La città del quarto d’ora, come tante promesse elettorali, poteva rimanere in un cassetto, ma la Sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, vuole che finisca almeno sui libri di architettura.
Il modello della città attuale, messo a nudo dalla pandemia, non può permettersi tempi dilatati da passare sul metrò per andare in ufficio, al supermercato o in palestra. Tutto ciò di cui si ha bisogno dovrà essere a 15 minuti da casa.
La rivoluzione urbana pensata a Parigi punta sull’innovazione tecnologica: un cocktail di ingredienti con un po’ di lavoro da casa, ma anche uffici di coworking di quartiere, ambulatori dove si usa la telemedicina, e negozi di prodotti ad alta qualità. E ancora: servizi alla persona h24, trasporti pubblici prenotati con le app che leggono affollamento e puntualità.
In piena pandemia le città sembrano vuote, ma vuote sono solo le piazze, il loro simbolo. Piene, anzi strapiene, le case, i centri commerciali, gli ospedali.
In attesa di tornare alla vita di sempre, ad abitare lo spazio pubblico in maniera diversa. Pensiamo al tempo presente. Siamo tornati a respirare un ambiente più pulito e riflettiamo su ciò che potremmo perdere tornando indietro.
Contiamo le cose che ci mancano, ma non consideriamo il tempo – quello utile e quello sprecato – tolto alla qualità della vita. La città del quarto d’ora, dove tutto è più piccolo e umano, potrebbe essere una soluzione. Un po’ come diceva Giorgio Gaber: «respirare Shakespeare, senza andare a teatro».
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