È in libreria Nient’altro che la verità, edito da Piemme, libro intenso e coinvolgente che racconta la storia – professionale e umana – di uno dei più noti magistrati italiani, l’ex capo della Procura di Palermo Gian Carlo Caselli.
Gian Carlo Caselli rievoca le tappe fondamentali, i valori, gli amici e i nemici che hanno segnato la sua avventura di vita, la storia vera di un “uomo di legge” che ha dedicato la propria esistenza alla giustizia, pur consapevole dei limiti che le leggi stesse spesso impongono.
Un libro autobiografico che è anche romanzo, in cui Caselli racconta senza reticenze i misteri, le calunnie, i colpi bassi e i depistaggi della storia politica e giudiziaria dell’Italia degli ultimi cinquant’anni.
In un gustoso passaggio Caselli narra di quando andava nelle scuole a parlare di legalità: estraeva dalla sua ventiquattr’ore un pacco di pasta e lo brandiva verso attoniti studenti. Spiegava loro che quella pasta era prodotta da Libera sulle terre confiscate ai mafiosi. Era quindi una pasta speciale, che conteneva una vitamina sconosciuta ai più, la vitamina L, la vitamina della legalità.
Forse non è stato un caso, come scrive di sua penna Caselli, che, lasciata la toga per andare in pensione, nella primavera del 2014, è diventato presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare, promosso da Coldiretti e autore, insieme ad Eurispes, di un rapporto annuale sulle agromafie. Era nel suo destino, scrive Caselli, e ci racconta di questo mondo tanto affascinante quanto inquietante, attraverso la cui lettura si comprende come la legalità sia sinonimo di qualità della vita.
Il viaggio nei ricordi diventa occasione per una riflessione sferzante sull’attualità del nostro Paese, sugli intrecci fra mafia, economia e politica, con particolari inediti sulle recenti e scottanti inchieste svolte sulla ’Ndrangheta nel Nord d’Italia.
Un libro che è un viaggio, dalle radici familiari e culturali alla fede religiosa e la laicità sempre coltivate, insieme a quella passione per il senso ultimo della legge che non può che essere la difesa del più debole.