Porto di Palermo, anche gli arabi si “innamorano” del progetto

Non c’é pace per i detrattori, più o meno interessati, del progetto sul porto hub di Palermo che l’Eurispes ha elaborato e presentato nel luglio del 2018. Ora, dopo il fondo di investimento di Shangai, anche un importante gruppo di Dubai mostra grande interesse nei confronti di un’opera che rivoluzionerebbe il traffico delle merci e il ruolo stesso della Sicilia, restituendole la sua centralità commerciale nel Mediterraneo.
Nella giornata di martedì, infatti, due rappresentanti della Mohammad Omar Bin Haider (Mobh), holding di Dubai con 5mila dipendenti e 60 filiali nel mondo, hanno incontrato a Palermo l’Eurispes per prendere visione del progetto da 5 miliardi di euro per la realizzazione di una piattaforma commerciale capace di movimentare fino a 16 milioni di container. I colloqui si sono tenuti a Villa Zito.
In rappresentanza dell’Eurispes erano presenti Saverio Romano, responsabile del Dipartimento Mezzogiorno dell’Eurispes e l’ingegnere Giovanni Battista Rubino, membro del Comitato Scientifico; la holding di Dubai, era rappresentata dal ceo di Mobh, Zahed Albattarni e da Tom Nauwelaerts.
L’argomento usato da chi, in modo strumentale se non miope, scoraggia l’investimento è quello della difficoltà realizzativa ma, a quanto pare, esistono forti interessi economici favorevoli all’opera che ha, invece, carattere strategico per l’intero Paese.
La recente visita del Presidente della Repubblica popolare cinese, Xi Jinping, in Sicilia, aveva indotto i pessimisti e gli oppositori del progetto a ritenere che l’interesse del gruppo di Shangai – ricevuto da esponenti di Eurispes il 27 febbraio nel capoluogo siciliano per apprendere i particolari del progetto – fosse legato a questa visita ma, evidentemente, la forza del progetto sta proprio nel progetto, nei suoi numeri e nella sua lungimiranza strategica.

La posizione geografica di Palermo e del suo porto commerciale, la via della Seta promossa dalla Cina, la necessità di raggiungere i mercati del Nord Europa e delle Americhe: sono tutti elementi che “remano” – è proprio il caso di dirlo – a favore. Questi i numeri e i dettagli del progetto: l’area portuale è rappresentata da una piattaforma collegata con la costa all’altezza della Bandita e che forma con essa una baia larga circa 300 metri e lunga tre chilometri, destinata agli sport acquatici e con 200 posti per le imbarcazioni da diporto in transito. Lungo la baia si prevede di realizzare una grande spiaggia, in parte libera e in parte attrezzata e, a monte di essa, impianti sportivi all’aperto per 10 ettari, un parco urbano sul mare ed ampi spazi per il tempo libero con punti ristoro e negozi. Nello spazio compreso tra quest’area e la statale 113, il progetto prevede una strada panoramica che parte con un nuovo ponte sull’Oreto per giungere sino alla Bandita. A valle della strada, una pista ciclabile ed una per il running lunghe tre chilometri che, attraverso un ponte ciclopedonale, arrivano al porto turistico.
Il porto, così come è stato pensato, ha 9 chilometri di banchine e un piazzale di circa 200 ettari, è un porto-canale con ingresso a Nord-Ovest e uscita a Sud-Est ed è direttamente collegato ad un retroporto di 100 ettari. Ha una profondità che va da 18,5 a 27 metri ed è dotato di tutti i servizi. Nell’area del retroporto sono stati previsti un hotel, un residence, un parcheggio multipiano e 8mila metri quadrati destinati ad uffici. L’opera, che avrebbe un costo di 5 mld di euro e che a regime darebbe lavoro a oltre 435 mila persone, potrebbe essere finanziata prevalentemente con capitali privati; e l’interesse dei due gruppi, quello di Shangai e quello di Dubai, confermerebbe la bontà dell’idea.

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