Il Mediterraneo riveste un ruolo chiave negli scambi commerciali globali. Negli ultimi venti anni è cresciuto del 500% il traffico di container nel Mare Nostrum, con i primi 30 porti dell’area che hanno quasi raggiunto i 50 milioni di teu.
Per il nostro Paese cresce la componente internazionale del trasporto marittimo: il 38% degli scambi commerciali italiani calcolati in valore, avviene via mare, percentuale che oltrepassa il 70% se consideriamo gli scambi in quantità.
L’Italia, inoltre, si riconferma leader europeo nel Mediterraneo per il trasporto a corto raggio, con 218 milioni di tonnellate di merci trasportate (36% della quota mercato).
Sono dati che danno la misura di quanto sia strategico investire nella logistica marittima per dare slancio all’industria italiana.
Ci soffermiamo sulla situazione di Taranto, il cui rilancio può dipendere anche dalla diversificazione delle attività del suo porto, non solo industriale e commerciale, ma anche turistico e cantieristico, previo efficientamento del collegamento tra il porto e la città. Ne parliamo con l’avvocato Sergio Prete, Presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mar Ionio e Commissario Straordinario del Porto di Taranto.
Presidente, quali sono i numeri del porto di Taranto, come si posiziona nel panorama portuale nazionale?
L’anno scorso sono state movimentate circa 20 milioni di tonnellate, ripartite tra rinfuse solide, rinfuse liquide e merci varie.
Dato sicuramente basso per il porto di Taranto, che nel 2018 dovrebbe aver attraversato l’ultimo anno di una fase di criticità dovuta contestualmente alle problematiche delle vicende legate allo stabilimento siderurgico dell’Ilva di Taranto e alla chiusura e ai lavori di ammodernamento del terminal contenitori.
A partire dal novembre 2018, la nuova gestione dello stabilimento siderurgico ha registrato una ripresa dei traffici industriali, potenziati dal maggio successivo dal rilascio della concessione del terminal contenitori alla società turca Ylport, con prevedibile generazione di ulteriore traffico.
La questione Ilva ha avuto, quindi, un impatto negativo sulle attività del porto, ma quale conseguenze potrà avere sui nuovi progetti del porto di Taranto?
La situazione dell’Ilva ha avuto un impatto negativo sui traffici, ma a partire dalla fine dello scorso anno stiamo registrando una progressiva crescita.
I nuovi progetti del porto di Taranto, in realtà, saranno tutti dedicati ai settori della logistica o commerciale e al settore turistico, mentre per quanto riguarda la parte industriale sono le stesse società che stanno progettando ulteriori interventi soprattutto in termini di sostenibilità ambientale e di miglioramento dell’efficienza.
Qual è la situazione attuale della rete inter-portuale per il collegamento ferro o gomma? E quali sono i progetti della Regione Puglia sul fronte infrastrutturale?
Per quanto riguarda il trasporto su gomma, il porto di Tarando ha già un buon collegamento per raggiungere sia l’autostrada adriatica che la Super Strada verso la Calabria, senza presentare colli di bottiglia, dato che il porto si sviluppa al di fuori del centro urbano.
Invece, per quanto riguarda il trasporto ferroviario, sono in corso di realizzazione due interventi di potenziamento dei collegamenti del porto da parte di RFI. Il primo riguarda le stazioni ferroviarie adiacenti il porto, il secondo la creazione del raccordo ferroviario della piattaforma logistica portuale.
In particolare, il primo intervento consentirà di comporre, in linea con lo standard europeo, convogli di almeno 750 mt; questi lavori saranno completati entro novembre 2020. Quindi già oggi, ma a maggior ragione con il completamento di questi interventi, il porto di Taranto sarà dotato di collegamenti intermodali particolarmente importanti.
Come si inserisce il porto di Taranto nell’ambito del progetto EUSAIR? La Regione Puglia rientra nel pilastro del Turismo sostenibile?
La Puglia fa parte del progetto della macro-regione Adriatico-ionica, entrando con tutti i suoi porti nel sistema delle aree e dei territori che si trovano su questo versante.
Il porto di Taranto ha un ruolo importante, perché di fatto è il primo hub portuale che si incontra provenendo dal Canale di Suez, consentendo il collegamento di questa macro-regione, in particolare con il Middle East e il Far East.
Inoltre, a seguito dell’istituzione della nuova zona economica speciale (ZES) che lega insieme le regioni Puglia e Basilicata, il porto di Taranto avrà un ruolo determinante sia nello sviluppo dell’import-export, sia nell’attrarre nuovi investimenti che andranno ad insediarsi nell’area pugliese e lucana.
Ecco, a questo proposito, quale effetto potrà avere, sul volume delle attività portuali, l’istituzione della nuova ZES?
L’istituzione della ZES sarà utile per cercare di colmare una delle criticità dei porti meridionali e, in particolare, la carenza di un significativo mercato di produzione e consumo. Le navi, come tutti i mezzi di trasporto, viaggiano per trasportare merci o persone, per cui occorre far crescere il mercato captive grazie alla crescita dell’import-export delle imprese già presenti o all’insediamento di nuove. In questo modo aumenteranno anche i traffici portuali.
Dal punto di vista della transizione energetica, quale impatto potrà avere il nuovo insediamento eolico sul porto di Taranto? Si concilierà con la rinnovata attività della raffineria ENI tramite l’oleodotto dalla Basilicata?
Il parco eolico rappresenta il primo insediamento di tale natura nel Mediterraneo e certamente avrà una ricaduta positiva anche sul porto che si accinge ad approvare il suo documento di sviluppo energetico ambientale ed avviare un graduale percorso di produzione, approvvigionamento e fornitura di energia verde, oltre che di monitoraggio ambientale. Tale finalità si concilia con una sempre maggiore attenzione e ricerca di sostenibilità ambientale che la raffineria sta perseguendo. Inoltre, gran parte del petrolio estratto in Basilicata non sarà destinata alla raffineria di Taranto ma ad un mero transito dal porto.
Il porto di Taranto potrà beneficiare del notevole aumento dell’attività crocieristica che si sta registrando nel Mediterraneo? Ha fondali, banchine, infrastrutture necessarie per tale attività?
Certamente. Da pochi anni abbiamo iniziato ad investire e promuovere anche il traffico crocieristico. Stanno arrivando i primi risultati e lo scalo si sta affermando tra le nuove destinazioni. Una rinnovata e determinata azione di marketing territoriale sicuramente produrrà ulteriori benefici. Oltre ad adeguate infrastrutture e servizi portuali, l’area jonica offre, infatti, una vasta gamma di interessanti escursioni con grande valenza paesaggistica, storica, culturale ed eno-gastronomica.
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