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Tre pensieri su troppi soldi

di
Alberto Mattiacci*

L’idea che siamo nel Vortice dell’Illusione ci induce a osservare la comunicazione e dunque a guardare al panorama del digitale. E questo sposta lo sguardo dalla nostra piccola, poco significativa, per nulla impattante Italia – non è qui che accadono le cose che cambiano il mondo, ricordiamocelo – agli Stati Uniti (o, meglio, alla California), con una piccola deviazione in Cina – ma lì fa buio pesto, non si vede nulla. Osservare oggi la comunicazione, dunque, significa anche accettare l’idea di dover prendere in considerazione i comportamenti e i pensieri di tre persone in particolare: Elon Musk, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg. Metti questi tre assieme – come ha fatto Trump alla sua incoronazione qualche mese fa – e hai ammucchiato una quantità di denaro con cui superi il Pil di gran parte delle 193 nazioni Onu. Se osserviamo la fotografia di quella cerimonia, vengono tre pensieri.

Pensiero numero 1: un potere costruito sulla tecnologia

Il motore generativo di queste fortune è fondato, in misura rilevante, sebbene variabile a seconda dei casi, sulla comunicazione: nel caso di Zuckerberg al 100%; nel caso di Bezos meno e nel caso di Musk ancor meno – ma mai zero. In tutti e tre i casi, infatti, proprio il fatto di dominare la tecnologia che abilita scambi e relazioni è il fondamento degli enormi flussi di denaro che li concernono. Suona familiare? Certo che sì: tornare ai tempi in cui la televisione dominava il panorama mediatico italiano, ricordare chi la cambiò per sempre e che cosa costui fece, poi nell’ultima parte della sua vita, è un attimo.

Pensiero numero 2: la concentrazione di denaro

 La concentrazione di una massa di denaro molto ingente nelle disponibilità di una persona sola non è nuova – Crasso, ai tempi di Cesare, era ricchissimo – né appannaggio solo di questi tre signori (per inciso: tutti uomini, bianchi, anglosassoni, manifestamente eterosessuali). È ormai invalso l’uso di fare classifiche su ogni cosa, e quella dei 10 più ricchi del mondo vede molti colleghi dei tre – da Bill Gates a Sergej Brin e Larry Page, ai meno noti Larry Ellison e Steve Ballmer. Ma i pochi frequentatori del Club dei Miliardari non devono occultare il fatto che la pattuglia dei ricchi è cresciuta ed è numerosissima: in Italia si stima che quasi mezzo milione di persone abbia almeno un milione di euro investiti (soldi liquidi, azioni, ecc..), il che fa del Belpaese il 10° al mondo per ricchezza. Insomma, la concentrazione di denaro è un fatto naturale e diffuso nelle società di oggi come in quelle di ieri e la platea di coloro i quali possiedono mezzi più che necessari per poter provare a condizionare il gioco democratico è ampia, ben più numerosa di quei soli tre signori -ai cui guadagni tutti, chi più chi meno, volontariamente contribuiamo; 

Pensiero numero 3: potere politico e potere economico 

Questi ricchi e super ricchi non rischiano di diventare pericolosi per la democrazia? Un’eccessiva concentrazione di potere economico non può trasformarsi in potere politico, e concentrarlo a sua volta? Le forme possibili sarebbero teoricamente più d’una: dal corrompere gli eletti al condizionarne le scelte attraverso pressioni comunicative, fino a catturare direttamente il potere tramite l’acquisto del consenso. Un fil rouge le attraversa tutte queste forme ed è la comunicazione. È anche vero, però, il contrario. Un potere politico forte è più agevolato nel controllare quello economico laddove esso sia concentrato più che distribuito: può più facilmente imporre la propria agenda a un numero ristretto di attori che a uno ampio.

Insomma, a nostro avviso c’è spazio per formulare l’ipotesi che il combinato disposto fra la concentrazione di grandi disponibilità finanziarie in poche mani e la distribuzione capillare del potere di comunicare, configurino uno stato di realtà le cui possibilità di evolvere siano elevate e inedite. Se le incrociamo, infatti, con i cambiamenti che interessano alcuni fondamentali, alcuni scenari non appaiono più affatto improbabili.

*Alberto Mattiacci, Presidente del Comitato Scientifico dell’Eurispes. 

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