Trasporti, Fs primo investitore in Italia. Moraci: “In arrivo 600 treni regionali. 42 mld per infrastrutture”

Lo scorso 10 maggio è stato presentato dall’Amministratore Delegato, Gianfranco Battisti, il Piano Industriale 2019-2023 del Gruppo FS Italiane.
58 miliardi di euro gli investimenti previsti, che confermano il Gruppo come primo investitore in Italia, capace di creare un indotto per 120mila posti di lavoro all’anno, 15mila assunzioni dirette in cinque anni e un contributo annuo all’aumento del Pil fra lo 0,7 e lo 0,9%.
L’obiettivo è quello di trasformare la mobilità collettiva in Italia. La crescita stimata all’anno è di 90 milioni di passeggeri; aumento che dovrebbe portare ad una diminuzione delle auto sulle strade di 400mila unità e ad un abbattimento di 600 milioni di chilogrammi di Co2 nell’ambiente.
Ne parliamo con la professoressa Francesca Moraci, componente del Consiglio di Amministrazione di Ferrovie dello Stato Italiane, Ordinario di Urbanistica presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria e membro dell’Osservatorio su Infrastrutture, Logistica e Trasporti dell’Eurispes.

Professoressa Moraci, lo scorso 14 giugno sono stati inaugurati in Emilia Romagna i nuovi treni regionali, Rock e Pop: secondo lei, questo farà da apripista ad una migliore qualità del viaggiare anche per i pendolari delle altre Regioni?
Nel Piano Industriale 2019-2023, sono previsti 600 nuovi treni regionali: un investimento ben preciso che testimonia la nostra attenzione nei confronti dei pendolari. Questo è uno degli elementi cardine del Piano.

Quali sono i numeri degli investimenti del Piano Industriale?
Principalmente, gli investimenti sono dedicati alle infrastrutture: parliamo di 42 mld di euro, di cui 28 mld saranno destinati alle opere sulla rete ferroviaria gestita da Rfi e 14 mld alle strade Anas. Inoltre, sono stanziati 12 mld, in gran parte autofinanziati, per treni e bus, 2 mld per metropolitane, 2 mld per l’Information Technology, e di oltre 6 mld di euro per tecnologie e digitalizzazione, aspetti trasversali a tutti i settori.

Quando parliamo di investimenti in infrastrutture, sono comprese anche le opere per la manutenzione di quelle già esistenti?
Esiste da sempre un importante piano di manutenzione sia stradale che ferroviario, per mettere al centro la sicurezza dei passeggeri e di chi percorre strade o ferrovie.
È prevista dal nuovo Piano una forte accelerazione che comprende 1.600 cantieri sia di Rfi che di Anas, con particolare attenzione ai processi di manutenzione per tutte le società di trasporto e le infrastrutture del Gruppo, inclusi gli investimenti per il trasporto merci.

Nelle aree del Sud Italia, considerate aree deboli del nostro Paese, quali investimenti sono previsti?
Considero fondamentali gli avanzamenti dei progetti ferroviari Napoli-Bari e Palermo-Catania-Messina. Per le infrastrutture sono destinati 16 mld di euro, una somma importante, in particolare sui progetti stradali che riguardano l’Autostrada del Mediterraneo (A12), la Strada Statale Jonica e la Palermo-Catania (A19).

Quindi si può parlare di mobilità integrata per migliorare il trasporto dei passeggeri e delle merci?
La mobilità integrata è uno dei principali obiettivi per Rfi: si consideri che le stazioni diventeranno nodi di mobilità estremamente importanti; l’intento è quello di facilitare lo spostamento “door to door”, dalla partenza alla destinazione, con il solo utilizzo di sistemi di trasporto collettivi, cioè sviluppando sistemi di mobilità integrata con treni, metropolitane e trasporto pubblico su gomma, ma non solo; sarà, infatti, anche inserito il mondo sharing (car, bike, scooter).
Negli ultimi anni sono state lanciate una serie di iniziative orientate alla mobilità integrata per il trasporto passeggeri, merci e per l’assistenza ai viaggiatori del trasporto regionale; un esempio è l’esperimento che Ferrovie ha fatto con M5 Spa a Milano, evidentemente molto importante.
È fondamentale investire in questo campo per reggere la competitività con gli altri paesi a livello mondiale.

Ferrovie come si sta sviluppando all’estero?
Consideri che Ferrovie ha 7.000 dipendenti all’estero, e, addirittura, una società che si chiama FS International, che propone soluzioni di mobilità integrata in aree strategiche a livello internazionale, esportando il proprio know-how tecnologico, non solo in Europa ma anche nei paesi extra europei; lo fa attraverso lo sviluppo, la gestione e la manutenzione di linee ferroviarie convenzionali e ad Alta Velocità, di sistemi metropolitani di mobilità integrata, di infrastrutture stradali, merci; ma anche attraverso la logistica, la consulenza specialistica e la formazione del personale.

A proposito del personale, parliamo di assunzioni e di una maggiore attenzione al cliente. È più importante la qualità o la quantità?
Entrambe direi, in un Piano industriale ci vogliono competenze professionali che ne assicurano la buona riuscita. Sono previste delle assunzioni, come riporta anche l’Amministratore Delegato, con particolare attenzione ai giovani. Fsi è una azienda simbolo per il nostro Paese, verso la quale i giovani tendono, trovando un parco di opportunità in cui esprimere competenze che vanno dalla progettazione alla gestione, all’amministrazione. Il Piano si sta confrontando con esigenze di sostenibilità e abbassamento di emissioni Co2: questi sono obiettivi fondamentali e su questi settori si orientano anche le ambizioni di molti giovani. Io penso che, con molta probabilità, a parte i settori canonici dell’ingegneria, ci sarà una forte domanda di lavoro sull’Information Technology (IT) e sul digitale. A questo proposito, abbiamo creato una nuova società, che si chiama appunto FS Technology, cuore pulsante dell’innovazione e dell’organizzazione sistemica.
Vorrei sottolineare, infine, una forte spinta verso l’assistenza clienti, la cosiddetta costumer care, che insieme alla security, rappresenterà un bacino per 800 nuovi addetti.

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