RItalia 2020. Inizia il viaggio verso il 32° Rapporto Italia

Il Rapporto Italia è, da oltre trent’anni, una delle più efficaci narrative del Paese.

 

È un ragionamento complesso, che ogni anno assume la forma di un poderoso volume cartaceo – proprio cartaceo – e si presenta all’attenzione di quanti, cittadini comuni e classe dirigente, hanno interesse a farsi un’idea dei tempi che attraversiamo.

Il Rapporto Italia è anche il frutto e la sintesi della ricerca Eurispes sull’evoluzione sociale, economica e politica del Paese.
Una sintesi con una precisa struttura teoretica, fondata su tre pilastri: sei dicotomie, sessanta schede fenomeniche e una lettura trasversale e universale del tutto.

Le dicotomie offrono, in forma di mini saggi monografici, spunti di riflessione intorno ad alcuni temi critici, letti in una duplice prospettiva: quella temporale e quella dialettica.
Dal primo punto di vista, si ragiona sull’anno che è stato, sulla storia del Paese e del tempo futuro che abbiamo dinnanzi. Dal secondo si lega questo ragionamento a due estremi opposti, antitetiche forme della realtà: pubblico e privato, sicurezza e insicurezza, mondialismo e sovranismo, sono tre esempi delle oltre cento dicotomie con le quali, nei suoi trent’anni di vita, il Rapporto Italia ha riflettuto sul Paese.

Le sessanta schede descrivono fenomeni qualificanti la realtà economica, politica e sociale del Paese. Hanno lo scopo di fotografare, da molti punti di osservazione diversi, l’Italia che agisce, crea, pensa, viaggia, eccetera. Le schede hanno descritto, in questi anni, le cento facce della politica – fiducia nelle istituzioni, devolution, destra e sinistra, riforme, classe dirigente eccetera; dell’economia – consumi, competitività, eccellenze, liberalizzazioni, eccetera; della società – famiglia, genere, sicurezza, costume e via dicendo.

Last but not least, le Considerazioni generali: la lettura, sintetica e proiettiva, con la quale il Presidente dell’Istituto, tira le fila del Rapporto e lancia quel (o quei) messaggio fondamentale al Paese. Per stare solo agli ultimi anni, la Relazione del Presidente ha denunciato la qualipatia (paura della qualità e del merito) italiana, la Sindrome del Palio (preferenza per la sconfitta dell’avversario al successo proprio) che affligge il Paese, il difficile gioco fra potenza e atto, che lascia inespresse ancora troppe forze italiane e via dicendo.

Il film che esce dalla lettura longitudinale delle 31 edizioni del Rapporto Italia è quello di un Paese dinamico ma anche molto timoroso dei cambiamenti; capace di grandi salti interpretativi ma attento alla sostanziale continuità della propria vicenda storica; un passo sempre avanti ma senza perdere di vista ciò che si ha alle spalle. Un Paese, insomma, fermo ma dinamico: un motore immobile che è una solo apparente contraddizione.

Ora, in questo strano anno, l’ennesimo della lunga transizione italiana ed europea verso l’assetto nuovo che il mondo globalizzato e digitalizzato richiede, il Rapporto Italia potrà contare su una squadra intellettuale rinnovata e potenziata; un think tank come si usa dire oggi, composto da donne e uomini appartenenti al mondo della scienza e della cultura, della medicina e dell’economia, della politica e dell’accademica, che di mestiere vivono e studiano la realtà.
Lo scopo è sempre lo stesso: capire, concettualizzare ed esprimere il Paese e al Paese porre le domande rilevanti, senza avere la presunzione di avere una risposta buona per ogni occasione. Perché crediamo che Heidegger fosse nel giusto dicendo che «l’essenza dell’Uomo ha forma di domanda».

Il Rapporto Italia con il rinnovato Comitato Scientifico dell’Eurispes incomincia il proprio cammino il 4 luglio, una data simbolica per molti: inizia a maturare il nuovo Rapporto Italia, quello che presenteremo al Paese a fine gennaio prossimo.

Una riflessione che troverà su L’Eurispes, il nostro magazine online, uno spazio fisso, nel quale proporre tesi, lanciare idee, definire problemi. Lo spazio è questo: RItalia 2020 che diverrà RItalia 2021 e così via. Un nuovo orizzonte, un nuovo cammino con la stessa, solita, ambizione: essere l’Istituto di ricerca degli italiani.

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