Alle 5 del mattino del 15 luglio il lungo braccio di ferro era concluso. Entro il 27 luglio il Governo – dopo quattro lettere della concessionaria Aspi per trovare una mediazione – ha approvato l’accordo per il ritorno graduale di Autostrade per l’Italia in mano pubblica. Non ci sarà la revoca della concessione se l’intesa verrà rispettata, ma l’ingresso dello Stato nella Società attraverso Cassa Depositi e Prestiti e l’uscita della famiglia Benetton dal Consiglio di Amministrazione (resterà con una quota del 10%).
Sono ancora da mettere a punto i particolari della transazione, alcuni dei quali non secondari: i tempi dell’entrata in vigore del nuovo assetto (6/12 mesi); la quota di indennizzo per le vittime del Ponte Morandi (pochi per il Governo 3,5 miliardi); la riduzione dei pedaggi autostradali.
La svolta che ha sbloccato la trattativa: lo scorporo di Autostrade per l’Italia da Atlantia, l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti in Aspi e la successiva quotazione in Borsa.
Tutto questo oggi è in primissimo piano.