La “percezione” dell’opinione pubblica non è sufficiente per stabilire il livello di corruzione di un paese; Stati con bassi livelli di percezione non sono immuni dal fenomeno, quindi «tutti i paesi devono adottare misure concrete per prevenire e combattere la corruzione».
Lo sostiene il GRECO, l’organismo anticorruzione del Consiglio d’Europa che, nel suo Rapporto annuale, ha avvertito che la percezione, da parte del pubblico, di bassi livelli di corruzione in alcuni paesi può portare a sottovalutare la necessità di adottare misure per combattere le pratiche corruttive. Il GRECO ha anche espresso preoccupazione per i lenti progressi generali nell’attuazione delle sue raccomandazioni e ha invitato gli Stati ad affrontarle senza indugio.
L’Eurispes aveva sostenuto la stessa tesi, all’esito di una ricerca approfondita dedicata al tema, curata da Giovanni Tartaglia Polcini e intitolata “La corruzione tra realtà e rappresentazione. Ovvero: come si può alterare la reputazione di un Paese”.
L’Istituto aveva sottolineato che la costruzione di indicatori validi ed efficaci a rappresentare i molteplici aspetti relativi al fenomeno “corruzione” rappresenta il primo ed essenziale passo verso il controllo, la prevenzione e il contrasto; senza misure accurate e affidabili non solo diventa difficile cogliere l’estensione e l’ordine di grandezza del fenomeno, ma anche indirizzare strategie di intervento istituzionale e politico di contrasto e repressione.
Ora, le affermazioni del Consiglio d’Europa, segnando una pagina storica, ci danno pienamente ragione, nel riconoscere ufficialmente la serietà della questione: non si tratta quindi solo di una riflessione a tutela dell’interesse nazionale, di questo o quel paese, bensì dell’“endorsement” di un tema di interesse per lo sviluppo della rule of law globale.
Se si riflette sul fatto che l’Indice di percezione della corruzione è assurto a livello internazionale a parametro di riferimento sulla affidabilità dei paesi e dei loro sistemi giuridici ed economici, si può ben comprendere come il benché minimo errore nell’uso di certe misurazioni possa gravemente falsare la comparazione e la competizione tra le Nazioni. Sul piano più concreto, dipingere un paese come corrotto o anche più corrotto di quanto realmente non sia, può avere – come in effetti ha – conseguenze indirette sull’economia. Attribuire un rating superiore ad ordinamenti che non dispongono di istituti giuridici ritenuti modello di riferimento globale, costituisce operazione quantomeno illogica se non criticabile in sé. Andrebbe difatti spiegato, ad esempio, il perché sistemi ritenuti a minor tasso di corruzione importino istituti giuridici e sistemi organizzativi ritenuti più avanzati in subjecta materia proprio da paesi, come l’Italia, che li seguono di decine di posizioni nel citato rating CPI (Corruption Perception Index).
Si legge nel comunicato del GRECO: «Affidarsi alle percezioni e sottovalutare la forza delle misure preventive lascia la porta aperta a comportamenti che possono trasformarsi presto in corruzione». In particolare, il Presidente, Marin Mrčela, ha affermato: «Nessun paese è immune alla corruzione; tutti i paesi, indipendentemente dalla loro posizione negli Indici di percezione, devono adottare misure concrete per prevenire e combattere la corruzione».
Dal Rapporto emerge che alcuni paesi, classificati da Transparency International, come ai primi posti del CPI, non risultano invece essere in linea con le raccomandazioni impartite dal meccanismo di revisione tra pari per verificare l’implementazione della Convenzione penale sulla lotta alla corruzione adottata dallo stesso CoE. In particolare, il GRECO ha invitato Andorra, Danimarca, Germania, Islanda, Irlanda, Liechtenstein, Lussemburgo, Monaco, Portogallo, Russia, San Marino, Svizzera, Regno Unito e Usa, a ratificare la Convenzione di diritto civile sulla corruzione.
Il che equivale a dire che gli Indici di percezione, oltre che non affidabili, non sono idonei a disegnare l’esatto livello di enforcement che un paese ha raggiunto nella prevenzione e repressione della corruzione.
L’Eurispes sottolinea, con soddisfazione, di avere spinto pionieristicamente nella giusta direzione il dibattito internazionale su questo argomento, che sembra destinato a registrare ulteriori avanzamenti.
È da notare, poi, che la stessa Transparency Internationl ha voluto sottolineare apertamente l’impegno italiano nel pubblicare il rapporto Exporting Corruption – Assessing enforcement of the OECD Anti-Bribery Convention (https://transparency.ie/resources/exporting-corruption) a settembre del 2018. «Gli sforzi normativi degli ultimi anni e la crescente efficacia di procedure e le Forze dell’ordine nel perseguire i reati di corruzione hanno portato l’Italia nel gruppo dei migliori» per le attività di contrasto attive verso le società che corrompono all’estero. L’Italia è stata classificata nella categoria “attiva”, livello massimo, circa l’attuazione dei princìpi contenuti nella Convenzione Ocse contro la corruzione internazionale.
In occasione della presentazione del ricerca “La corruzione tra realtà e rappresentazione. Ovvero: come si può alterare la reputazione di un Paese”, il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, aveva duramente criticato la costruzione delle classifiche di corruzione nei diversi paesi, basate esclusivamente sugli Indici percettivi: «Ovviamente, non intendiamo sostenere che l’Italia sia immune dalla corruzione o che la corruzione stessa non ne abbia caratterizzato la storia antica e recente. Ciò che vogliamo, invece, fortemente affermare è che il nostro Paese è anche meno corrotto degli altri, che reagisce alla corruzione più degli altri, che non la tollera e che combatte il malaffare ed oggi lo previene anche meglio degli altri. L’Italia, nonostante la collocazione in classifica, è uno dei paesi più attivi nella repressione della corruzione, grazie al lavoro delle Forze dell’ordine e della Magistratura. Il fenomeno appare maggiore che in altri paesi perché la normativa impone e consente di combatterlo duramente ed efficacemente».
Quello che l’Eurispes auspica è la costruzione di una batteria di indicatori condivisi, di carattere oggettivo, attraverso i quali poter descrivere un quadro credibile. Vi sono ampi margini di miglioramento per le tecniche di misurazione della corruzione, seriamente in grado di riscrivere le graduatorie più diffuse sul piano globale. È perciò doveroso contribuire all’evoluzione del relativo dibattito scientifico, per favorire una fotografia comparativa della realtà globalizzata più rispondente a dati storici e reali.