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Due millennials a tutta birra. Achille e Licia campioni artigiani del luppolo

di
redazione

La vittoria è arrivata sabato, decretata dalla giuria internazionale del Beerattraction Rimini Fiera, il concorso più importante d’Italia. La miglior birra dell’anno, fra quelle italiane artigianali di ispirazione belga, è la loro. Achille e Licia, 32 anni a testa, papà e mamma di due maschietti, sono rimasti inebetiti dall’emozione. “Certo, pensavamo che fosse buona, è la nostra prima creatura e le vogliamo un gran bene – esclama Achille Lombardo Pijola, il birraio di casa, mentre la moglie, Licia Altilia, è la mente, e si occupa di tutti gli aspetti economici e burocratici – Ma non avremmo mai creduto che fosse la migliore d’Italia”.

Si chiama “A killer Beer” il prodotto che ha conquistato lo scettro. A, come Achille. “La A è stata aggiunta dopo, perché ci hanno detto che già un’altra birra portava quel nome. Siamo degli appassionati di musica – racconta Achille – e pensavamo a Freddy Mercury, ai Queen e alla famosa “A Killer Queen”. Del resto, una birra di loro produzione, “Bocca di Rosa” fa il verso a De Andrè, un’altra l’hanno battezzata “Romagna in fiore” e un’altra ancora “Wonderwall, pensando agli Oasis. Divertente anche il nome della loro azienda: Malti e Bassi Brew Family.

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Ma come è iniziata questa avventura, che li porta oggi a produrre già 11 mila litri l’anno, tra fusti e bottiglie, nella Romagna di Predappio? La loro storia d’amore ha favorito senz’ombra di dubbio il business. Achille è barese, dopo il liceo classico Orazio Flacco, si iscrive a Scienze Politiche, ma non ha voglia di continuare e allora si trasferisce a Torino, dove trova un posto da cassiere in un’enoteca di Eataly. Oltre a lavorare alla cassa fa manovalanza, sposta bottiglie, di vino e di birra negli scaffali. E qui inizia la sua passione per il “brew”, la fermentazione. Rimane letteralmente folgorato dalla birra artigianale. Studia, gira, partecipa a seminari, in Belgio, in Inghilterra, in Germania, e conduce un’importante esperienza formativa a Borgorose, tra Lazio e Abruzzo, presso la Birra del Borgo, un totem del luppolo artigianale, che il fondatore, Leonardo Di Vincenzo, recentemente ha ceduto a una multinazionale.

A Eataly, intanto, conosce Licia, romagnola con un robusto curriculum di studi. Si è laureata in Scienze gastronomiche a Pollenzo, in provincia di Cuneo, e poi ha “doppiato” con una laurea in Economia a Bologna. E’ appassionata di nutrizione, cucina etnica e alternativa,erbe officinali e presso Eataly si occupa di organizzazione di eventi. L’incontro risale a sei anni fa, l’amore nasce subito e, assieme al matrimonio, la voglia di realizzare un’impresa insieme. I due si stabiliscono nel paese di lei, Predappio, e “Malti e Bassi” nasce all’inizio del 2017.

Quanto è l’investimento iniziale? Trentamila euro. Non possono comprare certo gli impianti di fabbricazione, con questa cifra: e perciò li prendono in affitto. Attualmente il loro “noleggiatore” è a Civitella di Romagna. Altri soldi se ne vanno per l’acquisto dei materiali, il malto, il luppolo, le bottiglie, l’affitto dei gazebo, degli stend a tutte le fiere e i festival che meticolosamente continuano a battere. Il resto, lo fa la “genialità birraia” di Achille, che continua ad aggiornarsi e a sperimentare.

Due esempi felici di millenials, come chiamiamo quanti sono nati tra l’inizio degli anni ’80 e il 2000. Con, sui sedili posteriori, due esponenti della generazione Z: Cesare di due anni e mezzo ed Enrico di 6 mesi. Ne arriverà magari un terzo? “No, no: ci fermiamo qui”. E, tornando alla birra, quale sarà il prossimo investimento? “Nel digitale – risponde Achille – stiamo curando un importante progetto di comunicazione online, che per noi è vitale”. Intanto, chi volesse provare la “Killer” o le altre loro birre, può andare sulla loro pagina Facebook “Malti e Bassi BrewFamily” e ordinarle: le riceverà a casa in pochi giorni.

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