La crisi della modernità ed il gigantesco rimescolamento di carte che ha prodotto ci offrono possibilità sinora sconosciute. Liberati dai vincoli delle ideologie possiamo ricominciare da capo, senza condizionamenti, nella ricerca del senso della nostra esistenza, alla riscoperta di quei valori di base che la ragione e “l’elementarmente umano” garantiscono e attorno ai quali è possibile costruire il futuro. Che cosa ci aspetta allora dopo la postmodernità? Forse l’antico. O, meglio, l’impegno a costruire il nuovo attraverso un lavoro continuo di ripristino e di adattamento dei valori antichi alle nuove realtà. Fortunatamente il crollo dei miti non ha travolto quel tanto di utopia che sopravvive in ogni uomo e che potrà essere utilizzato per la definizione di un nuovo sistema di valori. Vista così, allora, la postmodernità è una grande chance. Una via aperta verso un nuovo Umanesimo ancora tutto da inventare, attraverso un approccio originale ed interdisciplinare che sappia cogliere e valorizzare a pieno le possibilità che la lettura antropologica della società ci offre. In questo quadro, un grande ruolo sarà affidato ai mezzi di comunicazione di massa che dovranno riuscire a valorizzare contemporaneamente le diverse etiche della comunicazione e la comunicazione di etica in un processo di elaborazione continua di senso. «La perdita dell’antica etica – condividendo il pensiero di Theodor Adorno – ha minacciato ma non ucciso il soggetto. Nella misura in cui esso è ancora capace di lutto – quindi di riflessione, autoriferimento e linguaggio – l’etica defunta potrebbe rinascere in una forma trasfigurata. Tutto dipende dalla scoperta di nuove vie con cui raggiungere la vecchia idea, ossia la facoltà dell’uomo di riferirsi al bene e all’assoluto, realizzandosi in una retta vita».
Dal libro di Gian Maria Fara “La Repubblica delle Api”, ispirato al racconto di B. Mandeville. Brevi appunti sull’Italia come era, com’è e come vorremmo che fosse