Il Dna segreto di Amazon, Apple, Facebook e Google. “The Four”

Amazon, Apple, Facebook e Google, i “quattro cavalieri” del Potere, alla base della profonda rivoluzione della digital transformation. Qual è la loro missione e dove stiamo andando? Scott Galloway ne parla nel suo libro The Four I Padroni.

Scott Galloway è uno di quei personaggi, tipici di questa epoca tecno-globale, che vale davvero la pena conoscere. È un tipico frutto della cultura statunitense: un self-made man, orgoglioso figlio di immigrati, divenuto ricco nel XXI secolo facendo l’imprenditore seriale e ora impegnato, fra l’altro, come docente presso una importante scuola di business, la Stern di New York.
È un omaccione americano senza capelli, alto, ben piazzato fisicamente, che porta bene i suoi 54 anni. Scott è un grande frequentatore della Rete, che conosce bene, anche se dichiara di non amarla particolarmente: è facile trovarne qualche Ted Talk (le conferenze digitali che da oltre dieci anni popolano Internet di idee, visioni, ispirazioni, tutte rigorosamente libere, tutte rigorosamente gratuite), o altri video.

Basterebbe questo breve profilo curriculare perché chi diffida e non ama la digitalizzazione possa liquidarlo con disinteresse. Grave errore. Scott Galloway nel 2012 fu inserito dal World Economic Forum – che non è esattamente una bocciofila di periferia – nella lista dei cento quarantenni più influenti a livello globale. Fondare e vendere imprese di successo, ne hanno fatto un uomo ricco, non solo di dollari – cosa considerata piuttosto importante Oltreoceano – ma anche di capacità di visione e di un raro spirito critico (raro perché ben informato dei fatti).

Nel 2017 Galloway ha dato alle stampe un agile e interessante libro, dal titolo seducente: The Four I Padroni – e dal sottotitolo furbacchione: Il DNA segreto di Amazon, Apple, Facebook e Google. È un libro che parla di digitalizzazione, dando per assodato tutto quello che ne è derivato finora e cioè la progressiva modifica degli assetti e delle dinamiche dell’economia e della società.

Mettiamo a fuoco il quadro: la digital transformation promette (o minaccia) di modificare il paradigma stesso del capitalismo.
Per inciso, giova qui ricordare che il capitalismo, quale ne sia la versione considerata, è oggi l’unico sistema rimasto in piedi per dare anima all’agire economico degli uomini. Quello che accade al capitalismo, quindi, accade alle società umane e, quindi, alle vite delle persone: l’evoluzione del capitalismo non è, insomma, una questione cui guardare con olimpico distacco ma un tema attuale, vivo e presente nell’esistenza di ciascuno.
Parlando di questo segmento di storia umana che stiamo vivendo, Scott dice cose che a noi suonano molto “american-style” ma che non sono affatto campate per aria, come: «Non c’è mai stata un’epoca migliore di questa per essere eccezionali e non ce n’è mai stata una peggiore per essere nella media». Oppure: «Non è mai stato così facile diventare miliardari e così difficile diventare milionari», gli americani sono fatti così.
Andiamo al punto. La rivoluzione digitale negli ultimi venti anni ha messo in discussione alcuni pilastri dell’economia: per esempio, ha lanciato l’idea della gratuità che ha maciullato il valore dell’editoria; ne ha inventati di nuovi – come, ad esempio, la centralità dei dati relativi agli individui e alle loro azioni e intenzioni (tali “individui” siamo ciascuno di noi, è noto); ha modificato assetti classici dell’organizzazione socio-economica – per esempio, l’intermediazione commerciale, il cui valore percepito, sempre più esile, sgonfia di senso interi comparti economici, si pensi alle agenzie di viaggi.

In solo venti anni, un flusso di innovazioni estremamente sexy, nella forma e nella promessa, ha ridisegnato non solo le nostre azioni ma anche i nostri pensieri. Alla base, ci sono state, in particolare, quattro aziende: the Four.

Scott Galloway la vede in termini di psicologia evolutiva, sostenendo che: «Tutte le aziende di successo fanno appello a una delle seguenti aree del corpo: cervello, cuore, genitali». I Quattro cavalieri – è così che chiama le quattro grandi dot.com del libro – non fanno eccezione alla regola, anzi, la confermano ed esprimono ai massimi livelli: Google «parla al cervello e lo arricchisce (…) centro nevralgico del nostro cervello protesico condiviso»; Amazon «è un legame fra il cervello e le nostre dita arraffatrici, dato il nostro istinto di cacciatori-raccoglitori che ci spinge ad accumulare sempre più roba»; Facebook «fa appello al cuore e ci mette in contatto con amici e parenti»; Apple «è partita dalla testa (think different) ma successivamente è partita giù lungo il torace (…). Il suo brand di lusso serve ad esprimere la nostra personalità e fa appello al nostro bisogno di sex appeal».
Tutte, però: «Eludono il fisco, violano la privacy e distruggono posti di lavoro per incrementare i profitti».

E sentite un po’ cosa si chiede Scott Galloway, americano, imprenditore seriale, milionario fatto da sé, prestigioso docente da cinquantamila dollari a relazione, impiegato in una delle principali scuole di business del più capitalista paese del pianeta: «Dove conduce tutto questo? La più grande concentrazione di capitale umano e finanziario mai assemblata? Qual è la loro missione? Trovare la cura per il cancro? Eliminare la povertà? Esplorare l’universo? No, il loro obiettivo è venderci un’altra maledetta Nissan». Già. Tanta tecnologia, tanta innovazione, tanto pensiero, per fare i “vu cumprà 4.0”!

Bella l’America. Sempre capace di trovare, perfino fra gli esegeti dell’american dream, i suoi analisti critici più lucidi, i suoi anticorpi genetici più forti. Grazie al suo essere profondamente americano, Scott Galloway scrive questo libro senza cadere nella trappola del moralismo, del giudizio di valore, dell’emozione da film western. Non punta il dito, indica la Luna. E la Luna è un capitolo, il decimo, che ogni ragazzo intelligente dovrebbe leggere (e rileggere) negli anni della propria formazione al futuro: Le Quattro e voi s’intitola. Parla di un mondo, quello disegnato dalla tecno-globalizzazione modellato dalle Quattro, in cui qualità personali antiche – come la grinta, l’eccellenza, l’empatia, la maturità emotiva, la curiosità e l’autocontrollo – permetteranno all’individuo di avere soddisfazione nella vita.

«Viviamo in una epoca nella quale Eraclito si sarebbe trovato molto bene», dice Scott, e ha ragione. È l’epoca del cambiamento ed è la nostra.

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