La città del futuro? Facciamo pagare le tasse ai robot

Città “sensibili” e non solo “smart”, tecnologicamente intelligenti ma a misura di cittadino. È la sfida di chi crede in una innovazione “etica” che metta al centro l’uomo e consenta di “sostituire un lavoro meno piacevole con altro più creativo e a maggior valore aggiunto”.

Carlo Ratti, docente presso il Mit di Boston, dove dirige il Senseable City Laboratory, special advisor presso la Commissione Europea su Digitale e Smart Cities, architetto e ingegnere, è tra i protagonisti del dibattito che, a livello mondiale, riguarda l’influenza delle nuove tecnologie in campo urbano, ed innovatore lo è fino al midollo. Molti suoi lavori sono stati esposti da istituzioni culturali tra cui la Biennale di Venezia, il Design Museum di Barcellona, lo Science Museum di Londra e il MoMA di New York. Nel saggio la “Città di domani”, scritto con Matthew Claudel, ricercatore del Senseable City Lab, lo studioso si spinge un “passo oltre” l’incrocio tra tecnologia, progettazione e visione del futuro.

Professor Ratti, i centri urbani, oggi, sono tecnologizzati, ma anche fragili, come ha dimostrato la tragedia di Genova. La città di domani che profilo assumerà?
Sono convinto che la “forma urbis”, il profilo della città, non sarà sottoposto a stravolgimenti eccessivi. I “Fundamentals” descritti da Rem Koolhaas alla Biennale di Venezia del 2014 sono destinati a restare tali, se non altro in rapporto a precisi limiti fisici e funzionali che rimangono insormontabili. A cambiare, insomma, non sarà tanto l’aspetto, quanto le modalità di relazione all’interno dello spazio: come ci spostiamo, ci incontriamo, discutiamo, lavoriamo, o facciamo acquisti.

Per Senseable city dobbiamo intendere uno stadio più avanzato, rispetto a Smart city, definizione che comincia ad essere criticata da molti studiosi?   
Non mi piace il nome Smart City per le sue assonanze tecnocratiche, a cui non mi sento vicino. Senseable city, invece, è una città capace di sentire, ma anche sensibile, con la sua vocazione a integrare aspetti umanistici nella sua analisi digitale. Quando abbiamo aperto il laboratorio presso il Mit, nel 2004, erano ancora in pochi a parlare di Smart City: non esisteva l’iPhone, e a malapena si sapeva cosa fosse Facebook. Non saprei, quindi, se si tratta di un superamento: però mi fa piacere che gli aspetti per i quali si criticano le città intelligenti, oggi, sono quelli che avevamo già individuato quindici anni fa.

Intanto le città continuano ad essere dei “magneti umani”. La popolazione urbana cresce, infatti, al ritmo di 250mila abitanti al giorno. Quali sono le conseguenze di tutto questo?
La crescita demografica urbana va in scena da tempo, attenzione però, perché si tratta di una cifra deformata da quello che sta succedendo nei Paesi emergenti: in Europa e in Nord America la maggior parte delle città non sta crescendo. Inoltre, occorre tener presente che le nuove migrazioni urbane non si concentrano solo nelle megalopoli.

In contesti abitativi dominati da Reti, sensori, IoT, quali scenari si aprono sul fronte della privacy e della possibile sottrazione di dati sensibili?
Di fatto abbiamo già perso la nostra privacy, anche se non ce ne siamo accorti. L’osservazione tocca tutti gli aspetti delle nostre vite, non solo le città. Dobbiamo ora evitare che la situazione degeneri: penso in particolare alla enorme asimmetria che esiste – quando si parla di accesso e possesso dei dati – tra pochi giganti informatici e tutti gli altri attori sociali. Per fortuna negli ultimi anni, soprattutto in Europa, è emersa una maggiore sensibilità rispetto a questi temi. Pensiamo al recente provvedimento GDPR-General Data Protection Regulation, che potrebbe cambiare le regole del gioco mondiali.

Pensa che sia possibile mettere al centro dell’innovazione tecnologica il cittadino che, come si sta vedendo nei più diversi contesti, appare sempre più escluso dai processi di decisione politica?
Credo che sia fondamentale: la “smart city” non si costruisce solo dall’alto. Intendiamoci, il pubblico ha di certo un suo ruolo da giocare. Ad esempio, il sostegno alla ricerca accademica, o l’intervento in àmbiti che possono apparire meno “attraenti” al capitale di rischio – come lo smaltimento dei rifiuti o la gestione delle acque. In generale, però, credo che i governi dovrebbero soprattutto impiegare i loro fondi per promuovere una cittadinanza attiva e per sviluppare un ecosistema di innovazione organica rivolto alla città, simile a quello che sta crescendo naturalmente nella Silicon Valley. Si tratta, come si vede, più di un approccio dal basso, che di schemi dall’alto verso il basso.

Le élites globali, possiedono i requisiti di preparazione, sensibilità etica e professionale necessari a indirizzare il prepotente sviluppo scientifico e tecnologico verso scopi coerenti con il progresso dell’uomo?
Quando parlo di ‘Transizione’ intendo capacità di saper gestire gli sconvolgimenti tecnologici odierni senza esserne travolti. Per aiutare chi ha perso un lavoro oggi a trovarne un altro domani – e per educare le nuove generazioni alle professioni del futuro. ‘Ridistribuzione’ vuol dire invece chiedersi a chi andranno i vantaggi di questo nuovo mondo. A chi ha investito capitali? O a chi è rimasto disoccupato?

Provi a rispondere lei a questi interrogativi…
Un’idea sarebbe quella di far pagare le tasse ai robot o alle nuove intelligenze artificiali. Vuol dire semplicemente tassare il capitale e trasferire reddito a chi magari ha perso il proprio posto di lavoro. Una proposta sfortunatamente bocciata dal Parlamento Europeo qualche mese fa, ma che ha trovato un sostenitore inatteso in Bill Gates. Se sapremo gestire transizione e redistribuzione, il futuro potrebbe offrirci molte opportunità. Come scriveva il grande storico americano Lewis Mumford nel secolo scorso, «il beneficio maggiore della meccanizzazione non è l’eliminazione del lavoro», bensì la sostituzione di un lavoro meno piacevole con altro più creativo e a maggior valore aggiunto.

Credevamo, sulla scorta dell’insegnamento di antropologi come Marc Augé, che l’unica realtà era quella dei “non-luoghi”. Lei ci ricorda che i bit non hanno cancellato la distanza e hanno ridato significato ai luoghi. Come si spiega questo cambio di rotta?
È vero, negli anni Novanta si credeva anche che Internet avrebbe cancellato lo spazio fisico. Non è stato affatto così. Il diritto alla città, così come proposto da Lefebvre, è una chiara ispirazione, ma sarebbe semplicistico negare che come progettisti agiamo in un contesto socio-economico del tutto diverso e molto più complesso rispetto ad allora.

Ultime notizie
nessuno escluso
Giustizia

“Nessuno escluso “, la Costituzione all’interno delle carceri

Grazie al progetto “Nessuno escluso “ la Costituzione arriva all’interno delle carceri. I detenuti potranno avere accesso a testi specifici su argomenti normativi e costituzionali. Lo scopo è rendere i detenuti partecipi del proprio percorso attraverso una una maggiore comprensione del sistema giudiziario italiano.
di Angela Fiore
nessuno escluso
turismo
Turismo

Il turismo italiano in mani straniere, il Fisco ci rimette 2 miliardi di euro ogni anno

Il turismo italiano è in gran parte in mani straniere: i primi gruppi italiani Th Resorts e Gruppo Una si posizionano solo al 7° e 8° posto. Ciò determina una perdita per il Fisco di 2 miliardi ogni anno, e non solo: come cittadini perdiamo gran parte dei benefici del turismo, assumendone al 100% le ricadute negative.
di Osservatorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes
turismo
informazione
Informazione

È davvero finita l’era della carta stampata? L’informazione tra Social media e IA

Un paio di decenni fa ci si chiedeva come la Rete avrebbe cambiato l’informazione; oggi, la stessa domanda si pone nei confronti dell’IA. Ma il dato più evidente, tra tutti, è il cambiamento nella fruizione di notizie: calano le vendite dei quotidiani cartacei, cresce la percentuale di chi legge notizie online, o addirittura attraverso i Social Network.
di Roberta Rega*
informazione
scuola
Istruzione

″Ricostruire il ruolo sociale degli insegnanti”, intervista al Presidente Luciano Violante su scuola e istruzione

Il Presidente Luciano Violente dialoga su scuola e istruzione nel dibattito intrapreso dall’Osservatorio dell’Eurispes sulle Politiche educative. Tra le priorità individuate c’è la ricostruzione del ruolo sociale degli insegnanti, con una retribuzione più alta e valutazioni periodiche sul loro operato.
di Massimiliano Cannata
scuola
matrimoni misti
Società

Immigrazione: in crescita i matrimoni misti in Italia

I matrimoni misti testimoniano una società italiana sempre più multietnica. Nel 2022 sono il 15,6% dei matrimoni totali, 3 su 4 sono tra italiani e spose straniere, provenienti soprattutto dall’Unione europea e dall’Europa centro-orientale. Le unioni miste sono diffuse soprattutto al Nord e al Centro, meno al Sud.
di Raffaella Saso*
matrimoni misti
quoziente familiare
Fisco

Quoziente familiare e incentivi alla natalità

Il quoziente familiare potrebbe figurare nella prossima legge di Bilancio, al fine dichiarato di dare più risorse a chi ha figli. L’evoluzione della giurisprudenza e della società dimostra infatti che l’attuale modello impositivo non è in grado di tutelare una società in cui i figli sono ormai merce sempre più rara.
di Giovambattista Palumbo*
quoziente familiare
furti
Criminalità e contrasto

Furti e borseggi su autobus, treni e metro, un trend in crescita dal 2021

Furti in metropolitana, autobus e treni: il Report del Servizio Analisi Criminale documenta nel tempo e nella geografia tali reati che affliggono i mezzi pubblici. Roma è prima per furti in metropolitana, seguita da Milano, mentre i furti in treno avvengono soprattutto nelle province di Milano, Roma e Firenze.
di redazione
furti
overtourism
Turismo

Overtourism, serve un piano nazionale a lungo termine

L’overtourism è una realtà che sta modificando piccole e grandi città in Italia e nel mondo. La soluzione ai flussi eccessivi di turisti non sta nelle delibere amministrative dei singoli Enti locali, ma va cercata in un piano strutturale a lungo termine, di respiro nazionale, contro la svendita dei nostri centri storici al turismo “mordi e fuggi”.
di Osservatorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes
overtourism
Europa

Immaginare un’Europa a due velocità

Il 6° incontro del Laboratorio Europa dell’Eurispes, coordinato dal Prof. Umberto Triulzi, si è svolto a Roma lo scorso luglio Tra i...
di redazione
turismo
Turismo

L’industria del turismo non va combattuta ma difesa dalle degenerazioni

Il nostro Paese è tra i più visitati, con un’offerta che va dal turismo culturale, a quello balneare, montano, e finanche religioso ed eno-gastronomico. Una risorsa che va guidata e difesa dalle degenerazioni, per un settore che ha fatto registrare 851 milioni di presenze nel 2023, con un impatto economico di oltre 84 miliardi di euro.
di Osservatorio sulle Politiche fiscali dell’Eurispes
turismo