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Latte, Fara: “Strangolare legalmente un pastore in Sardegna è come costringere a pagare il pizzo alla mafia a Palermo”

di
Gian Maria Fara

È braccio di ferro tra i pastori sardi e i produttori di pecorino per definire il prezzo del latte ovino. Mentre il Ministro dell’Interno, Matteo Salvini ci mette la faccia, promettendo di risolvere la quesione, il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, in occasione della presentazione del 6° Rapporto Agromafie sui crimini agroalimentari in Italia, spende parole durissime.

Quello che sta accadendo in Sardegna in queste settimane è la cartina di tornasole di una situazione che rischia di provocare esiti incontrollabili. Siamo di fronte ad una evidente condizione di sfruttamento e a giuste reazioni che mettono a rischio la tenuta stessa dell’ordine pubblico. Un litro di latte viene venduto nei supermercati a 2 euro al litro ma viene pagato ai produttori meno di 60 centesimi. Mi chiedo quale differenza ci sia tra strangolare legalmente un pastore in Sardegna e costringere un imprenditore a pagare il pizzo alla mafia a Palermo. Per me, sempre di mafia si tratta. Senza dimenticare che proprio le difficoltà che opprimono chi produce incoraggiano e facilitano l’ingresso e il rilevamento di aziende e marchi da parte di “operatori” con forti disponibilità finanziarie, ma – per usare un eufemismo ‒ di scarso appeal etico. La filiera agricola, in conclusione, è uno dei settori più esposti alla aggressione dei sodalizi criminali da un lato e dall’altro di organizzazioni ed interessi che, con modalità più subdole ma per questo persino più pericolose, tentano di occupare sempre nuovi spazi piegando la naturale logica imprenditoriale e di mercato. Quindi, è nell’interesse delle organizzazioni di categoria (a partire da Coldiretti), contrastare una deriva che rischia di mandare fuori controllo un intero sistema, con grave danno per i produttori e i consumatori e per l’intero Paese.

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